Allevato alla corte del faraone Ramses II, per sfuggire alla persecuzione sugli ebrei trasferitisi in Egitto, Mosè scopre di essere ebreo, commette un delitto per difendere uno schiavo ebreo e fugge nel deserto per scampare alla pena prevista per gli omicidi. Qui sposa la madianita Sefora e ha con lei due figli; ma un giorno, mentre è al pascolo con il gregge, Dio gli appare e gli chiede di tornare in Egitto per liberare il suo popolo, gli Ebrei, e condurli nella terra promessa. Quando il nuovo faraone Memefta si rifiuta di lasciare libero il popolo ebraico e raddoppia il loro lavoro in schiavitù, Mosè, su indicazione di Dio, scatena sull'Egitto le dieci piaghe: l'acqua del Nilo trasformata in sangue, le rane, le zanzare, i mosconi, le ulcere, la grandine, la moria del bestiame, le cavallette, le tenebre per tre giorni e la morte dei figli primogeniti degli egiziani. Quest'ultima piaga, che colpirà anche il figlio del faraone, costringerà il sovrano a cambiare idea. Una volta libero dalle catene della schiavitù, il popolo ebraico dà vita alla neonata religione ebraica, che indice quel giorno come Pasqua ebraica di liberazione, attraversa il mar Rosso, eludendo gli egiziani, che hanno ricambiato idea ma falliscono nell'ucciderli, e giunge dopo 50 giorni al monte Sinai, dove Mosè, indicendo quel giorno come Pentecoste ebraica, riceve da Dio le tavole della legge, la torah con dieci comandamenti, che li guideranno di nuovo a Canan, in Palestina.
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