Il film sul processo del 1957 sull'oscenità, nato per la pubblicazione del poema in tre parti scritto da Allen Ginsberg, che parla dell'uso di droga e di sesso etero e non.
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Più che un film sul processo, rappresentato effettivamente in maniera un po' troppo semplicistica, Howl mi sembra diretto più ad un pubblico che, come il sottoscritto, non conosce a fondo la corrente artistica in questione. Attraverso un montaggio che personalmente ho assai apprezzato, infatti, "Howl" alterna la lettura dei versi del poema, così come si svolgeva allora, a spezzoni di interviste allo stesso Ginsberg (interpretato da James Franco), passando per parentesi animante particolarmente suggestive, perché in grado, per ovvi motivi, di trasformare in immagini i salti semantico/terminologici tipici del genere e che a loro volta individuano quello spirito libero, critico, confusionario e provocatorio che la beat generation cavalca e racconta.
Tuttavia, va detto, non c'è poi tantissimo in questa sorta di documentario. Inquadra il genere, ne inquadra bene lo spirito attraverso alcune parentesi, ma non si va molto oltre, a causa, a mio avviso, e di una superficialità di fondo e del fatto che molto spazio viene dedicato alla recitazione dei versi e alla ripetizione degli stessi e che, quindi, regia e sceneggiatura non ci abbiano messo molto del loro.