my son, my son, what have ye done regia di Werner Herzog USA, Germania 2009
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my son, my son, what have ye done (2009)

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locandina del film MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE

Titolo Originale: MY SON, MY SON, WHAT HAVE YE DONE

RegiaWerner Herzog

InterpretiWillem Dafoe, Chloë Sevigny, Brad Dourif, Udo Kier, Michael Peña, Michael Shannon, Irma P. Hall, Grace Zabriskie, James C. Burns, Noel Arthur, Braden Lynch, Candice Coke, Jenn Liu, Julius Morck, Stefan Cap

Durata: h 1.33
NazionalitàUSA, Germania 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Settembre 2010

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Trama del film My son, my son, what have ye done

Il detective Havenhurst viene chiamato sulla scena di un crimine. Una donna anziana è stata infilzata con una spada orientale in una casa vicina alla sua abitazione. I sospetti non possono che cadere sul figlio di lei, Brad, che, armato di fucile, afferma di avere con sé due ostaggi. Attraverso le ricostruzioni della fidanzata e di un regista teatrale emerge progressivamente la psicologia del giovane.

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Voto Visitatori:   6,23 / 10 (65 voti)6,23Grafico
Voto Recensore:   8,00 / 10  8,00
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Voti e commenti su My son, my son, what have ye done, 65 opinioni inserite

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lupin 3  @  16/04/2012 13:42:37
   6½ / 10
Questo film è uno scherzo...non scherzo!

1 risposta al commento
Ultima risposta 16/04/2012 15.20.45
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  19/10/2010 15:34:01
   7 / 10
Ispirato a una storia vera l'attesissimo connubio tra fuoriclasse di razza,Herzog (regia) e Lynch (produzione),entusiasma solo a tratti.
La trama è impostata su una duplice alternanza narrativa,quella cardine, per nulla contorta,con un folle omicida asserragliato in casa dopo aver ammazzato la madre e quella più ermetica in flashback, con informazioni riguardanti il passato dei protagonisti,combinata a squarci onirici,dialoghi farneticanti e sequenze in apparente disarmonia con il nucleo sostanziale.
Gli attributi distintivi dei due registi si colgono e affascinano con discontinuità,scambiandosi in un gioco stravagante in grado di turbare ma anche di inaridirsi rapidamente.
Michael Shannon regna in scena ,la sua follia sembra tangibile,rigurgitata da un caos interiore che fa a pugni con la peritura meticolosità di un mondo dove tutto sembra essere perfetto.Herzog scandaglia l'intricata natura della mente umana incoraggiando molteplici chiavi di lettura come cause sobillanti.Le più inconfutabili si annidano nel rapporto con una madre asfissiante,nel dolore della perdita di alcuni amici e in esaltati convincimenti religiosi ;supponibili influenze di un disagio che prorompe aggravato da una rappresentazione teatrale che istiga il matricida all'immedesimazione.
Molto insistita e sofisticata la colonna sonora,come consuetudine pezzo forte di entrambi i registi,in questo caso più riconducibile all'operato di Herzog.
Oltre a quello di Shannon sono numerosi i volti inquietanti presenti.Dafoe ,Kier e Sevigny (c'è anche Grace Zabriskie) per un cast importante,anche se a spiccare tra le seconde linee è il solo Brad Dourif, nei panni di un retrogrado allevatore di volatili.Purtroppo i personaggi sono un contorno poco graffiante all'interno di un film curioso ma non così sbalorditivo,spesso impelagato tra le maglie di una storia riuscita nella drammatica ricostruzione dell'omicidio ma anche prigioniera di un autocitazionismo più obbligato che necessario.

3 risposte al commento
Ultima risposta 24/10/2010 01.41.50
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jason13  @  15/10/2010 07:04:26
   1 / 10
Se potessi darei 0.
Vergognoso che David Lynch presenti questa ignobilita'.

7 risposte al commento
Ultima risposta 08/04/2012 19.21.27
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  22/09/2010 14:32:04
   5 / 10
Mi spiace andare in controtendenza e bocciare questo potenziale capolavoro in cui Herzog a tratti scimmiotta Lynch in modo imbarazzante.
Non c'è innesto tra due poetiche non poi così incompatibili.
C'è un personaggio "malato", la cui interiorità è, alla maniera di tanti personaggi di Herzog, "più grande della realtà". E c'è l'innesto di questo personaggio su di uno squallido sobborgo middle-up-class di San Diego, e soprattutto la figura di una madre (interpretata da un'attrice feticcio di Lynch, molto brava come caratterista) che è la cosa migliore del film.
Ci sono excursus in Perù che fanno rimpiangere terribilmente Aguirre.
C'è, sporattutto, una indagine a ritroso, in cui si capisce quanto c'era da capire dopo mezz'ora di film, e per il resto l'indagine è iperbolica, ma priva di pathos e di climax.
Invece, Herzog accumula excursus che qualcuno ha trovato strepitosi, e che invece risultano, ben che vada, stanca maniera di un autore (le stranezze sempre più bizzarre che vediamo accumularsi), e, nel peggiore dei casi, imbarazzanti prestiti da Lynch (senza giustificazione la scena del nano nella neve con Cucurrucucù Paloma interpretata da Caetano Veloso). Non aprono squarci di meraviglia sull'universo (anche di desolazione): appaiono soltanto posticci e persino incongrui.

Herzog lo amo molto, ma non nego la discontinuità dei suoi risultati (che non è iniziata ieri). A volte è magnifico, altre volte irritante.

5 risposte al commento
Ultima risposta 22/09/2010 15.44.17
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Invia una mail all'autore del commento logical  @  14/09/2010 23:50:37
   6 / 10
Herzog finge di essere Lynch, trova una trama morbosina ma la persegue senza impegno, è banale per l'America figuriamoci per noi, ci aggiunge un po' di tragedia greca stile High School e prova a saturare nei toni del rosa, dai bicchieri alla veranda, dai fenicotteri ai cuscini, una trama che non lo convince.
Ma perchè vorrà fare l'americano? per soldi? spero di sì, non vorrei che volesse dimostrare di potere anche essere 'normale', visto che per fortuna proprio non ne è capace.
I momenti in cui può finalmente staccare dalla 'storia' sono, come sempre, i migliori.
L'allevamento degli struzzi, i racconti della supergallina, il nano e il minicavallo, il mercato mongolo, la scultura per portare in terra il paradiso sono il motivo per sopportare un telefilm recitato con reverenza da tre big sprecati in un furgone "senza nemmeno offrirgli un caffè".
Herzog, come tutte le primedonne, si fa aspettare e poi aspettare e poi aspettare...

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Ultima risposta 22/10/2010 00.15.24
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Rask  @  14/09/2010 13:13:17
   7 / 10
La vera storia di Mark Yavorsky, colpevole di matricidio, dichiarato insano di mente, che Herzog incontrò personalmente e definì "evidentemente un uomo pazzo e pericoloso". Nelle intenzioni non c'è quindi nessuna apologia estetica della follia, come sostiene qualcuno, ma solo una sua rappresentazione angosciosa. Nelle parole di Herzog, My Son sarebbe "a horror film without the blood, chainsaws and gore, but with a strange, anonymous fear creeping up in you".
Effettivamente l'anonymous fear creeping in me c'è stata, causa una struttura alienante, che invece di immergersi completamente nella mente psicotica del protagonista, illude con una via narrativa classica, lineare con flashback, e la destabilizza con allucinazioni lynchane e sequenze metafilmiche. La fusione di cervelli Lynch-Herzog è potente e si sente soprattutto sulle singole sequenze, alcune altamente suggestive.
Quello che mortifica vagamente l'esperimento è una sensazione di deja-vù per i lynchofili, che riconosceranno troppi stilemi collaudati; si potrebbe avvertire una specie di perdita di fascino per iterazione. Dalla signora-incubo di INLAND EMPIRE, ai soliti nani, alla musica etnica pervasiva. Sembrano elementi stilistici di importazione, più che tratti unici di un'opera singola. Questo, più una certa vaga percezione di inconsistenza nel tutto, come se mancasse una chiave di volta, o un senso compiuto che non sia autoreferenziale e puramente edonista, da trip usa e getta. Persino in INLAND EMPIRE, forse il punto 0 dell'arte cinematografica (o almeno il suo momento di massima astrazione), c'era la sensazione di consistenza strutturale di un viaggio in una gerarchia di livelli e meta-livelli. Qui manca l'elemento di fondazione.
Rimane un'esperienza disturbante, forse più debole del previsto, ma consigliata.

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Ultima risposta 14/09/2010 15.42.38
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bulldog  @  10/07/2010 00:37:44
   9 / 10
Bellissimo.
Una intricata, complessissima e variegata contaminazione tra il cinema di Werner Herzog e quello di David Lynch.
Un connubio spettacolare, non mi sento di aggiungere altro.

Michael Shannon è un fenomeno, i miei inchini a costui.

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Ultima risposta 11/09/2010 16.07.02
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Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  07/09/2009 21:26:25
   8½ / 10
Herzog + Lynch = grande cinema. Herzog di diverte a fare Lynch, a scovare dentro la mente malata del suo personaggio, a inquadrarlo in primi piani inquietanti, a spiare il fascino di culture a noi estranee. Ma è anche Lynch che produce Herzog, quella cittadina all'apparenza felice e colorata, quei fantastici paesaggi nascosti in mezzo alla foresta, gli animali selvaggi nel loro habitat naturale.
C'è veramente tutto dei due registi in un film che ha la stessa struttura narrativa di "Quarto potere" di Welles.

Brad uccide la madre e si barrica in casa con due ostaggi. La polizia si precipita sul posto e attraverso le testimonianze di diversi personaggi a lui vicini si ripercorre l'esperienza malata del ragazzo, dal suo viaggio misterioso in Perù sino a pochi momenti prima del fattaccio.
Con flashback più o meno brevi riusciamo dunque a farci un'idea di quello che è accaduto al magnifico Shannon, accompagnati da una colonna sonora etnica e molto suggestiva e scene girate magistralmente (la camminata sulle scale mobili, il rafting, la pièce teatrale).
Se nel "Cattivo tenente" mancava la componente religiosa, qui invece la fa quasi da padrona, insieme alla tragedia greca (l'Orestea per la precisione) e la mitologia.
Herzog si addentra in una storia che gli appartiene poco ma riesce comunque a darle la sua impronta inconfondibile. Peccato poi che a tratti si tralascino le motivazioni di Brad e della sua pazzia per dedicarsi maggiormente a scene di grande impatto visivo e recitativo ma non troppo funzionali.

Da segnalare la presenza di Grace Zabriskie nel ruolo della madre, inquietante come nell'incubo INLAND EMPIRE, un controllato Dafoe e una strepitosa Sevigny.
Non mancano anche tante scene oniriche: su tutte quella con protagonista un nano (avrà cominciato da piccolo o sarà il famoso inquilino della stanza rossa?).

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Ultima risposta 16/09/2009 08.58.06
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