no - i giorni dell'arcobaleno regia di Pablo Larraín Cile, Francia, Usa 2012
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no - i giorni dell'arcobaleno (2012)

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locandina del film NO - I GIORNI DELL'ARCOBALENO

Titolo Originale: NO

RegiaPablo Larraín

InterpretiGael García Bernal, Alfredo Castro, Antonia Zegers, Marcial Tagle, Luis Gnecco, Diego Muñoz, Néstor Cantillana, Alejandro Goic, Jaime Vadell, Manuela Oyarzún

Durata: h 1.58
NazionalitàCile, Francia, Usa 2012
Generedrammatico
Al cinema nel Maggio 2013

•  Altri film di Pablo Larraín

Trama del film No - i giorni dell'arcobaleno

Focus sul pubblicitario che ideò la campagna pubblicitaria per sostenere le ragioni del no al referendum del 1988 indetto dal dittatore cileno Augusto Pinochet per prolungare il suo mandato al governo di altri otto anni.

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Voto Visitatori:   7,59 / 10 (28 voti)7,59Grafico
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Voti e commenti su No - i giorni dell'arcobaleno, 28 opinioni inserite

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benzo24  @  06/06/2020 18:54:21
   7½ / 10
La sceneggiatura del film è tratta dalla pièce teatrale El plebiscito di Antonio Skármeta.
Nel testo si raccontano le vicende della costruzione di quella incredibile campagna referendaria. Il protagonista è il pubblicitario che la organizzò, René Saavedra: cinquantenne, idealista, felicemente sposato, impegnato politicamente etc. Ma Larraín e il suo sceneggiatore decidono di scompaginare le carte. Si inventano un protagonista di tutt'altro tipo (interpretato da Gael García Bernal): giovane, carrierista, lavoratore entusiasta di una multinazionale, non impegnato politicamente, in crisi di coppia.
Il René di Larraín ha come unico obiettivo il raggiungimento della massima efficacia della campagna e per fare questo è deciso ad importare il linguaggio della disimpegnatissima pubblicità americana degli anni Ottanta. La sua campagna è un jingle commerciale a metà tra "meno male che Silvio c'è" e una pubblicità del Mulino Bianco.

All'inizio i partiti di sinistra sono inorriditi: vorrebbero utilizzare gli spazi elettorali per denunciare i crimini del regime, ma si sa che col piagnisteo e la controinformazione non si va da nessuna parte.
La campagna del No sarà così la costruzione di un'idea di felicità, spensieratezza, ottimismo, proprio come le pubblicità degli anni Ottanta.
Nessuno scontro col nemico, nessun conteggio delle migliaia di vittima delle torture e degli omicidi di stato (se ne calcolano 30mila nei 17 anni di dittatura militare). La strategia funziona e la vittoria sarà insperata. Il Cile si getterà alle spalle il periodo più buio della sua storia.

Nel finale il protagonista e il suo capo si ritrovano a lavorare a una pubblicità di sconfortante vacuità, gli occhi di uno straordinario Gael García Bernal fissano sconcertati l'immagine che ha di fronte a sé.
Si tratta di un fotogramma simbolico che racchiude nella sua grande potenza evocativa il vero succo politico dell'intera operazione diretta da Larraín: abbattuta la dittatura di chi aveva trasformato un intero popolo in un immenso gregge di pecore terrorizzate dalla brutalità del bastone, inizia adesso il viaggio nei meandri di un'altra dittatura, molto meno violenta e repressiva ma ben più subdola e difficile da combattere perché abilissima nel convertire le sue vittime in creature lobotomizzate incapaci di vedere la verità aldilà della spazzatura dell'immagine. Benvenuti cioè nel paradiso del consumismo.

Thorondir  @  28/07/2018 22:37:37
   7½ / 10
Film-documentario decisamente ben fatto: Larrain è bravo nel non prendere acriticamente le parti di una delle due fazioni, ma da buon filmkaer, da un taglio decisamente giornalistico e poco spettacolare alla sua opera, che quindi risulta essere imparziale il giusto nel delineare i cruciali momenti in cui il Cile tornò alla democrazia.

Ben fatto, interessante, importante per ciò che racconta.

Overfilm  @  03/01/2018 00:55:56
   8 / 10
Sono i giorni precedenti la scelta referendaria che avrebbe deciso il destino di un paese (per alcuni anni).
Con questo film si sono voluti raccontare quei giorni.
E soprattutto documentare come quella "guerra" sul futuro di un intero Paese, sia stata vinta vincendo la fondamentale "battaglia" della comunicazione.
Gia' allora si poneva un interrogativo divenuto sempre piu' importante (anche, anzi, soprattutto in Italia): quanto il "come comunicare" diventi addirittura piu' importante del "cosa comunicare".
Le prime sequenze del film sono relative ad uno spot di una bibita.
Poi gli spot riguardano quel referendum.
La sequenza finale e' invece relativa ad uno spot di un prodotto cinematografico.
Questo gia' dice molto.
Interessante verificare comunque come gia' allora (nel film stesso) certi lancinanti interrogativi fossero ben chiari; si arrivo ' persino a valutare QUANTO fosse conveniente fare degli spot per ricordare il dramma dei desaparecidos e le torture di quella dittatura: quasi come cancellare un po' il proprio passato (solo) per (pur importantissimi) fini elettoralistici...
lo sguardo assai dubbioso (e poco festante) di Garcia Bernal (regista di quegli spot) DOPO aver vinto quella pur fondamentale battaglia (che lui voleva vincere non solo perche' aveva accettato quell'incarico professionale, ma anche perche' figlio di una "vittima" di quella dittatura), suggeriva gia' allora un futuro non ottimistico:
quella battaglia era stata vinta, ma quante in futuro sarebbero state perse esclusivamente per il "come"?
E' forse positivo che "il come si comunica" possa essere cosi' determinante sulle scelte che determinano il nostro futuro?
Che l'etichetta di una marmellata determini il successo di quel prodotto puo' anche essere accettabile.
Ma se un'etichetta determina scelte democratiche che riguardano milioni di vite forse la cosa diventa preoccupante...

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  14/02/2017 18:54:30
   7½ / 10
Buon film che si concentra sul ruolo dei media nel periodo della campagna elettorale che ha segnato la fine della dittatura cilena.
Stile documentaristico e fotografia sbiadita fanno sì che il girato si integri perfettamente con le svariate sequenze televisive dell'epoca che vengono inserite qui e là. Bello.

gemellino86  @  23/10/2015 13:39:49
   8 / 10
Per me non è un film che parla di politica ma una riflessione sulla vita. La metafora dell'arcobaleno è una splendida cornice a uno sfondo di allegria. Bravissimo Bernal. Da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  01/02/2015 10:54:34
   7 / 10
Non certo la perfezione dell'estetica, questo film ha però il pregio di raccontare in maniera semplice un preciso quanto importante contesto storico. Gradevole l'idea di riproporre un filtro pellicola in stile anni '80.
Una visione per gli amanti della storia, capace in questo senso di dare soddisfazione.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  02/07/2014 12:34:51
   7½ / 10
Sono bastati 15 minuti al giorno per cambiare la storia del Cile? Magari ci sono stati altri fattori importanti che hanno influito ma quello di aprire una finestra di luce nelle case dei cittadini Cileni è una cosa ovviamente essenziale.
Il film mostra la lotta tra alcuni pubblicitari su cosa includere in quei pochi minuti a disposizione. Ed è la visione di questi spot la cosa migliore di un ottimo film.
Il regista utilizza, giustamente, una fotografia d'altri tempi per riportarci, anche visivamente, negli anni '80.
Dai frutti di quel referendum adesso troviamo un Cile in crescita economica.
Da vedere.

Ch.Chaplin  @  06/01/2014 14:03:06
   9 / 10
Una grandissima pellicola. Da notare l'uso espressivo della camera in stile super8 e alcune formidabili inquadrature sul tema uomo/media. E' un film sul futuro e sul mondo che si va a costruire piuttosto che sulla dittatura. Per me è un capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  24/12/2013 12:00:38
   9 / 10
Difficile disconoscere l'importanza di "No – i giorni dell'arcobaleno", di uno dei maggiori talenti emergenti della cinematografia mondiale, il cileno Pablo Larraín. Conclude una trilogia con la quale non tanto ri-pensa al passato, e al regime di Pinochet, quanto ci costringe a fare i conti con il presente, e con verità scomodissime. Quanto sono contigui male e bene, quanto scivolano l'uno nell'altro, facendosi indistinguibili. Quanto è misera la libertà della democrazia, e quanto è subdolo il potere. La pubblicità, i suoi canoni, messi a nudo come strumento di stordimento e rin********mento. E' dunque questa la libertà per cui tanti sono morti? Un film che penetra sotto pelle, per non lasciarti più.

marcodinamo  @  15/12/2013 11:55:39
   7½ / 10
ottima pellicola

rospo10  @  06/12/2013 21:57:55
   10 / 10
filmone, stupendo , emozionante , girato in una maniera tanto originale quanto impeccabile , ben recitato , peccato che non abbia avuto il rilievo che meritava in italia

shep  @  21/10/2013 21:46:15
   7 / 10
Pellicola interessante, Garcia Bernal è un bravo attore . Bello vedere l'evoluzione del linguaggio pubblicitario in un decennio in cui la pubblicità ha avuto il suo boom, i vari spot utilizzati per pubblicizzare il " NO " sono in certi casi molto ficcanti. Complessivamente il film funziona, ma a tratti può risultare leggermente noioso.Ponderando il tutto la piena promozione è meritata

franzcesco  @  30/09/2013 11:24:00
   7½ / 10
Film consigliato a tutti soprattutto in questo periodo in Italia! Da far vedere più agli adulti che ai ragazzi (come è scritto sulla locandina). Insegna a guardare in avanti più che "affossarsi" nel passato!

Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  27/09/2013 02:24:31
   6 / 10
Film poco apprezzabile dove il regista spazza via ogni tematica individuale e documenta con una cinepresa la campagna pubblicitaria che precedette il referendum indetto da Pinochet. Operazione fredda e corale dove non ci sono storie e non ci sono protagonisti. Interessante per una ricerca storica, ma non bello.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  12/07/2013 12:38:15
   8 / 10
La grande conclusione della trilogia di Larraìn sulla dittatura cilena. Se in "Tony Manero" questa rimaneva sullo sfondo di un delirio, erompendo con violenza sullo sfondo della scena dentro la vita del protagonista quasi per caso (la polizia che perseguita, un Cile devastato dalla povertà); e se in Post Mortem la dittatura era nascente, aveva un ruolo ancora più considerevole ma dalla parte di chi permise di farla nascere, in "No" è la sua fine che interessa a Larraìn.
Il talentuoso e a questo punto grande regista cileno realizza con questa pellicola anche il suo lavoro ad oggi più smaccatamente politico ed esplicito sulla dittatura.
Non solo: è anche il più fruibile e coinvolgente dei 3, laddove Post Mortem pur essendo un altro gran film era pesante concedendo poco o nulla.
"No" sembra apparentemente adagiarsi sui classici standard di un racconto classico, non sfida lo spettatore ma lo coinvolge sempre di più, i dialoghi sono moltissimi. Ma non è in ogni caso un film facile.
Perché Larraìn ricostruisce un evento storico fondamentale del suo paese facendo emergere si gli ultimi rigurgiti di una dittatura avviata allo sfascio, però resta una domanda inquietante: a quale prezzo?
Il protagonista è un pubblicitario, la sua campagna vista con gli occhi di oggi (e di uno spettatore straniero distaccato dalle vicende che accaddero all'epoca) appare tranquillamente tanta fuffa anche ridicola per larga parte. Lui vende un prodotto, di conseguenza vende con i sostenitori del NO la nascente democrazia basata su immagini allegre di gente che non avrebbe nulla da ridere.
Perché è vero: la morte fa paura, la verità fa spavento. L'allegria forzata in lustrini e balli con il jingle pubblicitario sulla gioia che sta per arrivare è un immagine tanto falsa quanto rassicurante, positiva.
Gael Garcia Bernal (ottimo) vende non i suoi ideali, ma una pubblicità o almeno cosi sembrerebbe in quanto resta un'enigma fino alla fine. In questo senso si affianca ai protagonisti dei due precedenti lavori del regista cileno, enigmatici e "collaboratori" loro malgrado di eventi storici che li riguardano da vicino nonostante tutto. Certo, egli però non è un personaggio dissoluto moralmente, un assassino, un pazzo. Ma la sua etica sembra perdersi di fronte al ricatto morale di esportare una democrazia con una pubblicità alla coca cola. Egli è dissociato dal mondo politico che lo circonda, ragioni in termini puramente pubblicitari (cosi pare), quando la storia farà il suo corso incredulo se ne andrà via da solo senza neanche festeggiare. Non fa parte del mondo vero/finto che ha contribuito a costruire e a far vincere?

Ciò scritto, che ritengo sia un punto focale inestricabile oltre che di enorme valore per la riuscita del film, registicamente sembra mantenersi nei canoni ma Larraìn è raffinato e soprattutto arriva "tardi": come un dolore traumatico che si risveglia giorni dopo, e nonostante "NO" sia a suo modo un'opera diretta come un gancio, le sue soluzioni nel ritmo del racconto e di regia sono incastonate alla perfezione solo che colpiscono dopo. Inoltre colpisce che, seppure racconti la storia additando le ferocie disgustose del regime di Pinochet, non sia cosi schierato come si potrebbe pensare ma abbia un certo distacco dalle vicende che racconta, una freddezza che mantiene inalterata in tutta la trilogia. Il fatto che "NO" sia un lavoro più canonico non tragga in errore, Larraìn resta un chirurgo che disseziona a suo piacimento senza pietà.
Dall'inizio le sempre crescenti minacce del regime divengono via via più subdole e violente man mano che sente avvicinarsi la fine. Ti incollano allo schermo, reso vecchio dalle tecniche usate tanto che sembra di guardare un film anni '80. E questa lo è, una grande ricostruzione storica.

Ottimo finale, ambiguo e maligno quanto basta: la pubblicità del James Bond cileno si affianca a quelle della campagna dell'arcobaleno. Prodotti ad uso e consumo di una democrazia nata finalmente, si, ma su che cosa e con quali mezzi? Angosciante. Non si scappa dall'orrore di Larraìn, anche quando la storia dà un finale positivo stile pubblicità della coca-cola.

TheLegend  @  19/06/2013 15:40:21
   6 / 10
Un film importante che risulta però troppo piatto e poco coinvolgente.
A tratti assume i toni del documentario e questo non lo aiuto a prendere ritmo.

Kitiara31  @  19/06/2013 14:23:49
   5 / 10
Ho trovato questo film mediocre, non riuscito a pieno. A tratti lento e noioso, manca di energia, soprattutto nella parte in cui si racconta della campagna e si fanno vedere gli spot. Non mi è piaciuto nemmeno lo stile documentario, con dei fastidiosi controluce e le odiose riprese da dietro le spalle del protagonista.
Bravo Gael Garcia Bernal e in generale anche gli attori, secondo me una storia bella e delicata come la fine dell'orrenda dittatura cilena avrebbe meritato un po' di grinta in più.

gianni1969  @  11/06/2013 17:38:23
   8½ / 10
tony manero mi era piaciuto,ma questo lo supera adirittura. storia narrata molto bene,un po complessa, da seguire attentamente,con degli ottimi risvolti e una regia superba,anche il cast molto buono. sicuramente da vedere

Piergiovi  @  02/06/2013 07:52:26
   7½ / 10
Buon film, girato in modo particolare, quasi in presa diretta, come se fosse un documentario. La cosa che mi sembra interessante è che il regista, nonostante cerchi di usare uno stile il più possibile 'oggettivo', in realtà ha un taglio molto personale sulla vicenda e riesce ad esprimere situazioni emotive complesse in modo efficace e non urlato. Altra cosa interessante: il film si sviluppa, quando possibile, mostrando gli spot veramente utilizzati per la campagna contro Pinochet. Il film inquadra bene anche temi attualissimi oggi, come: il ruolo dei partiti, il tema della persuasione delle masse, la funzione della democrazia, il conflitto tra libertà e autorità: nodi che ci portiamo dentro anche nel nostro paese.
Un film da vedere, anche per capire meglio dove siamo oggi

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  31/05/2013 00:27:11
   7 / 10
I brevi flash sulla vita privata di René e l' intrinseca attrattiva di una campagna elettorale fondata sull' allegria, sentimento universale, non riescono a disormeggiare il racconto da un' ottica troppo locale. Larraìn pone in effetti, involontariamente, una questione metacinematografica, un po' alla Brecht. In quale misura andare al cinema è un atto di partecipazione? Per me che, confesso, tengo di più al cuore che alla testa, le storie proiettate dovrebbero sempre "riguardarmi", nel senso letterale del termine: ricambiare il mio sguardo. Ho l'impressione che "No" sia un film difficile da esportare, con ogni probabilità imprescindibile o incomodo per gli spettatori cileni, avvincente e gradevole per (quasi) tutti gli altri.

Clint Eastwood  @  27/05/2013 22:16:49
   6½ / 10
Pregevole la scelta registica, di stile, quella di girare l'intero film come un reportage del periodo in cui si svolge ovvero il 1988 e il referendum in Cile; purtroppo la vicenda raccontata è statica e prevedibile nonostante un Gracia Bernal bravo e coinvolto. 6.5/7

marimito  @  23/05/2013 23:16:52
   7½ / 10
Un gran bel film documentario sul Cile di Pinochet, che ci mostra un popolo stremato ma in lotta.. uno spaccato di storia cilena che fa tornare la speranza della luce in fondo al tunnel.. anche se quella luce è continuamente offuscata. Molto bravo Bernal, ma in generale ottima interpretazione di tutti.

Federico  @  20/05/2013 16:13:55
   7 / 10
vale la pena vedere questo film anche se la sensazione è che si sarebbe potuto fare anche di meglio... insomma va bene il taglio documentaristico però mi sembra che lo spettatore venga poco coinvolto... opinione personale, naturalmente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  12/05/2013 15:39:22
   7 / 10
Mi trovo nella difficoltà di parlare brevemente di No e ribadire che penso che Tony Manero in particolare fosse un film assolutamente fantastico (lo era, lo è). E' certo che No come manifesto funziona a meraviglia, ma ciò non toglie che l'abbia trovato tanto interessante quanto eccessivamente demagogico e autoreferenziale. Sono problemi miei, perché il film di Larrain incrocia momenti di altissimo cinema (gli spot elettorali sono esilaranti e deprimenti quanto i provini del Commitments di Alan Parker), che a volte non so per quale astrusa ragione mi hanno ricordato il Nashville di Robert Altman. E' facile ribadire che il film riesca a contraddire il pensiero comune con rara abilità (cfr. per difendere e ritrovare la democrazia è necessario mettere da parte la rabbia, o quantomeno non assecondarla?!) ed è proprio questo il punto. D'accordo per un'esperienza meno emotiva e più ricercata, ma rischia di appartenere troppo a chi l'ha vissuta, anche se le ragioni per condividerla, anche negli aspetti meno coercitivi, appartengono al mondo intero

dagon  @  11/05/2013 14:43:35
   7½ / 10
Interessante girato con taglio semidocumentaristico con un look televisivo da teelcamera anni '80 (che non mi ha convinto del tutto). Pellicola che comunque spinge a riflettere su molte cose, sia storiche che sociologiche, indi quantomeno utile.

Urasawa  @  10/05/2013 14:49:31
   9 / 10
Film che sa far riflettere sulle dittature senza esagerare con la violenza, consigliatissimo!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  01/05/2013 00:19:10
   9 / 10
No è un film che provoca sensazioni contrastanti. C'è l'urgenza di sfruttare il pochissimo tempo concesso dal regime (appena 15 minuti) per poter condurre a livello televisivo la campagna plebiscitaria a favore del No, cioè contro la conferma di Pinochet, con messaggi chiari e diretti che possano ribaltare un esito che sembra scontato: la soluzione è la pubblicità
La pellicola di Llarrain è venire a patti con il mostro del marketing pubblicitario, mettendo da parte l'idealismo di denuncia dei 15 anni di dittatura militare e sposare il pragmatismo di una campagna pubblicitaria a base di concetti "positivi" e "allegri" che non guardano al passato ma prospettano un futuro. Certamente lo scopo è lodevole ed in fondo positivo, ma viene risaltato la capacità manipolatrice di un mezzo che malgrado tutto, attraverso spot tipo Coca-cola o Mulino bianco, arriva allo scopo di risvegliare dal torpore psicologico di un popolo oppresso, già espresso sia in Tony Manero e Post mortem. Il fine è nobile, ma il mezzo lo è molto meno. La democrazia e la libertà vendute come prodotti qualsiasi, come i tarallucci o i tegolini del succitato Mulino bianco.
No non è soltanto la cronistoria di un periodo fondamentale per la storia cilena ma soprattutto la descrizione di come si è arrivati a quel 5 ottobre 1988, i mezzi per ottenere quel risultato, a cui Llarrain si adegua alla perfezione con una regia che ripropone con un'estetica tipicamente televisiva, documentario e fotografia desautorata grazie all'utilizzo di telecamere degli anni 80. Il risultato è notevolissimo perchè tra finzione ricostruita ed immagini di repertorio, la differenza a volte è quasi intellegibile. Un film diretto con tecniche e mezzi televisivi.
Ottimo anche il comparto attori: Garcia Bernal ha raggiunto una maturità professionale eccellente e quella lunga passeggiata pensierosa in mezzo alla folla festante per la vittoria del No, offre quella nota dissonante perfetta per lo spirito del film. Da non dimenticare Alfredo Castro, presente in tutte le pellicole di Llarrain, antagonista e datore di lavoro del personaggio di Bernal.
un film veramente favoloso di uno dei migliori cineasti, se non il migliore, del panorama sudamericano.

Febrisio  @  07/02/2013 21:30:11
   8 / 10
Pablo Larrain, dopo Post Mortem, torna a narrare un pezzo di storia a lui caro. Partendo dal simpatico e veritiero escomatoge di una battaglia d'immagine, "NO" descrive con dovizia una campagna politica, che a sua volta coinvolge lo spettatore in un contesto molto più ampio. Rinunciando a un piano prettamente retorico, permette una visuale sincera ed umile. Il protagonista fa da punta di diamante e apertura mentale sia dentro che fuori la narrazione; dentro in quanto la sua visione professionale, politicamente estranea, diventa il marchio e linguaggio vincente della propaganda, fuori aiutando la percezione e l'immedesimazione dello spettatore nel vivere e capire la situazione cilena.

Il lato registico è semplice e intoccabile, contraddistinto da una fotografia camaleontica nel fondere le immagini storiche. Da notare come spesso il sole partecipi attivamente nelle immagini, alle spalle dei protagonisti, abbagliando e creando un significato, non saprei.... forse un senso di alba o tramonto, forse di qualcosa che sta cambiando.

Dopo i vari tentativi di descrivere la storia in modo didattico, ecco che qui si riesce a scegliere un fatto storico curioso, per spiegare in modo interessante ciò che gli sta attorno.
Non ho visto Amour, ma "NO" è un meritevole e vincente candidato all'oscar. Adios Mr. Pin8!

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