non si sevizia un paperino regia di Lucio Fulci Italia 1972
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non si sevizia un paperino (1972)

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locandina del film NON SI SEVIZIA UN PAPERINO

Titolo Originale: NON SI SEVIZIA UN PAPERINO

RegiaLucio Fulci

InterpretiTomas Milian, Irene Papas, George Wilson, Florinda Bolkan, Barbara Bouchet

Durata: h 1.50
NazionalitàItalia 1972
Generethriller
Al cinema nel Settembre 1972

•  Altri film di Lucio Fulci

Trama del film Non si sevizia un paperino

Selvaggia e ispida fattucchiera viene accusata dell'assassinio di tre ragazzini in un paese della Lucania. Lei confessa, ma non è colpevole.

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Voto Visitatori:   7,59 / 10 (115 voti)7,59Grafico
Voto Recensore:   8,50 / 10  8,50
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Voti e commenti su Non si sevizia un paperino, 115 opinioni inserite

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Gruppo REDAZIONE amterme63  @  04/01/2011 00:01:55
   8 / 10
Di questo film mi ha colpito soprattutto la grande maestria registica di Fulci. L'immagine che ci offre la mdp è di una potenza visiva ed espressiva di prim'ordine. Il lavoro tecnico-registico è il vero protagonista del film, in quanto tutta la suspense, il coinvolgimento dello spettatore nella storia è guidato da quello che Fulci ci fa e non ci fa vedere. Un'enorme importanza la riveste anche il montaggio, poiché certi passaggi da una scena all'altra tendono a suggerire connessioni, complicità e legami diretti che lì per lì prendiamo per buoni. Alcuni finiranno per rivelarsi fittizi o fatti apposta per portare lo spettatore fuori strada (vedi la scena della telefonata al bambino, montata in successione con Barbara Buchet che riattacca il telefono).
L'immagine e il modo con cui viene proposta è anche la chiave ideologica di tutto il film (il contrasto fra il moderno/razionale e il primitivo/selvaggio e fra chiusura e apertura mentale). Grande maestria si riscontra anche nell'uso del punto di vista della mdp che svaria di continuo da oggettivo a soggettivo, immedesimandosi di volta in volta in quasi tutti i personaggi del film (il tenente, la Maciara, il bambino della governante, il giornalista, l'assassino, ecc…). Ne deriva completezza, varietà, azione, suggestione e una perfetta riproduzione emotiva di ogni singola scena. Un ruolo importante lo svolgono anche le bellissime musiche di Ritz Ortolani che fanno da degno sottofondo alle splendide immagini.
Il grande pregio del film finisce paradassolmente per esserne anche il principale difetto. In altre parole tutta la storia sembra a volte congegnata per far funzionare i meccanismi dello sviamento, della continua illusione e del dubbio, per poi portare improvvisamente alla soluzione finale. Tanto che alcuni passaggi appaiono piuttosto forzati (come il particolare che permette la scoperta del vero maniaco). Il concatenarsi della storia in sé ha non pochi difetti; questi comunque scalfiscono appena l'impressione molto forte che emana dalle immagini e dal loro succedersi.
Come detto, il film non è solo suspence e tensione. C'è una precisa posizione ideologica tipica del periodo a cavallo fra anni '60 e '70, anni in cui dominati culturalmente da una specie di "illuminismo", dalla fiducia nella tecnologia moderna, nei nuovi stili di vita laici, civili e liberi che avrebbero spazzato via il vecchio vivere rurale, isolato, dominato da ignoranza, superstizione, vizio e ipocrisia. E' il moderno che penetra in queste terre lucane dove pure Cristo si era fermato e che viene simboleggiato dal grande cavalcavia che taglia la desolata campagna, come ci mostra lo splendido inizio. Il film ci mostra che a due passi dal cavalcavia si svolgono ancora vecchi riti, vecchie credenze, e il sesso è visto come tabù e morbosità (la visita delle due prostitute, la censura del prete). Un paese molto tradizionale (mostrato da splendidi campi lunghi e panoramiche) dove ci si scaglia contro capri espiatori (i più deboli, i più diversi come la Maciara). Il commissario lo dice chiaramente: "abbiamo portato la tecnologia ma non siamo riusciti a sradicare l'ignoranza e la superstizione".
E' il periodo in cui l'orribile e il pauroso veniva visto soprattutto nel sopravvivere ostinato del primitivo, dell'incivile e del rozzo (vedi "Un tranquillo weekend di paura", "Non aprite quella porta").
Comunque Fulci non si fa illusioni. Anche il moderno porta la sua dose di "inciviltà". La Maciara morente viene vista ma ignorata da frotte di gente in viaggio verso i divertimenti. E' un'immagine premonitrice dei tempi attuali.
L'etica libertaria e progressista di Fulci la si nota anche nel ruolo tutto sommato positivo attribuito al personaggio disinvolto interpretato da Barbara Buchet (anche se tutte le sue ambiguità non verranno mai risolte o svelate) e soprattutto nel trattamento negativo riservato a chi si attacca a una purezza innaturale e paradossale, un fanatismo di natura religiosa che si converte nel suo opposto, cioè in qualcosa di diabolico. Il finale di questo film assomiglia alla conclusione di certi romanzi gotici del 700, in cui ci si accaniva con atroci punizioni contro l'ipocrita e il perbenista che si rivelava diabolico e malvagio.
Questo film lo ricorderò però soprattutto come quello con la scena più erotica che abbia mai visto. Come si fa a non immedesimarsi, a non provare le stesse intense conturbanti sensazioni di un ragazzino vergognoso e inesperto (ma tanto desideroso di sesso), che si trova davanti improvvisamente Barbara Buchet completamente nuda (!!!), la quale lo invita a guardare, ad avvicinarsi, lo stuzzica con le parole e gli sguardi. E' una fantasia che fa venire la pelle d'oca a tutti gli uomini amanti dell'altro sesso e non solo.

2 risposte al commento
Ultima risposta 06/01/2011 19.05.03
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