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Siamo negli anni della grande depressione, e in America, lo spettacolo più in voga è una spietata ed allucinante maratona di ballo. 100 coppie maledette prendono parte all'evento: c'è chi lo fa per sfida, chi per bisogno, chi per caso, chi per notorietà, chi per disperazione. Premio in palio: 1500 dollari. Regole della gara: ballare ininterrottamente fino a quando non rimarrà una sola coppia in piedi.
Un capolavoro insuperato, ancora oggi potente come un macigno, che mostra senza mezzi termini quanti dolori, torture ed umiliazioni sia disposto a patire l'essere umano se preso dalla disperazione. E tutto questo, sotto gli occhi di un sadico pubblico che applaude ed incita per vedere di più. Un gioco al massacro senza eguali, scioccante, disturbante, tragico, deprimente, e che oggi, in un'epoca di reality show dove le disgrazie e le sofferenze altrui diventano spettacolo di massa nonchè pretesto per sentirsi migliori degli altri, risulta più attuale e sconvolgente che mai.
Cast divino (dalla tenace Jane Fonda al sensibile Michael Sarazin, dall'impassibile Gig Young allo spavaldo Red Buttons, dal duro Bruce Dern alla tenera Bonnie Bedelia, senza tralasciare la bellissima Susannah York), regia splendida e spietatissima, e una dozzina di sequenze da infarto secco.
40 anni e sembra scritto ieri. Eccellente.
Nota: curiosissime similitudini (nelle premesse) con l'agghiacciante capolavoro letterario di Richard Bachman (alias Stephen King) "La Lunga Marcia", scritto (a quanto pare) prima del film di Pollack ma pubblicato dieci anni dopo.