Roma. Un serial killer che depreda le prostitute mette gli occhi su Diana. Mentre la insegue, provoca un incidente d'auto in cui perde la vista e causa la morte della famiglia di Chin, un bambino di 10 anni. Nonostante la sua cecità, Diane decide di accogliere il ragazzo. Ma l'assassino è ancora a piede libero...
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L'incipit di OCCHIALI NERI è una bellissima truffa che ti vende alla grande il suo prodotto, promettendoti un uso scenografico di Roma eccellente, un uso delle musiche talmente peculiare da essere moderno cinquant'anni fa come adesso, un'ottimo montaggio, una tensione alle stelle e una voglia cruenta di mettere in scena gli omicidi. Peccato che il film sia tutto qua. Con lo scorrere dei minuti il film si dissolve, evapora. Sparisce il giallo, l'horror e gli omicidi. Assistiamo ad una serie di autocitazioni che però non creano né uno spaghetti thriller all'antica né uno spaghetti thriller moderno. Dario Argento conferma, con il ritorno alla regia, solo i difetti che col tempo aveva acquisito, tra cui la defezione alla direzione degli attori, ma anche dei nuovi difetti, quelli della stanchezza, della vecchiaia e della poca brillantezza, che ci conducono lentamente verso la fine del film, privandoci persino dell'emozione nello smascherare l'assassino. Pur non esistendo più film di questo genere da decenni, quest'operazione cinematografica è quasi per nulla interessante. Semplicemente inaccettabile.