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Utilizzando l'unica location della baita dove vive il solitario protagonista , McKee dirige un onesto thriller a sfondo psicologico dove i dialoghi dei due interpreti sono la base e l'essenza del film, un confronto tra due persone che scalda l'attesa per una ipotetica deviazione horror della vicenda. Stephen Lang è bravissimo nell'impersonare il vecchio uomo con abili cambi di comportamento che ci fanno intuire lo stato di smarrimento in cui si trova e regge la pellicola sostanzialmente da solo ed il co-protagonista Marc Senter si limita al ruolo di spalla accessoria. L'evolversi della trama crea una certa curiosità per come vada a finire, in alcuni punti soffre di un pò di ripetitività ma il twist finale intuibile in parte, scopre tutti gli altarini rendendo "Old Man" particolarmente interessante ma prevedibile e poco originale. La foresta descritta nei dialoghi può essere solo immaginata, la pena purgatoriale che è costretto a subire il protagonista è reale ed opprimente.
E dopo l'uomo nel buio 1 e 2, ecco l'uomo anziano. Stephen Lang "tira la carriola" per l'intera durata del film. Bravo lui, sicuramente, ma arrivati ad un certo punto è facilmente intuibile come stanno realmente le cose. Prevedibile a dir poco. L'incipit lasciava presagire a tutt'altro sviluppo, ma ci si rende conto presto delle intenzioni del regista. Non mi ha fatto impazzire.
Di solito film che presentano situazioni tipiche come questa, il punto di vista principale è della vittima che finisce più o meno casualmente nelle grinfie di un carnefice piuttosto pazzo e paranoico. In questo caso il punto di vista principale è il secondo, cioè quello di un vecchio eremita paranoico che vive in una baita sperduta in montagna dove giugne alla sua porta un giovane che si è smarrito, accogliendolo con doppietta puntata in viso e tempestandolo di domande al quale il giovane, in apparenza molto remissivo, risponde educatamente. Ci accorgiamo fin da subito che al vecchio mancano parecchie rotelle ed il film s'intuisce dove vada a parare. Rischio spoiler? Per me no. Forse un po' troppo lungo, ma questo thriller psicologico scava bene nei due personaggi che gradualmente si avvicinano. Lang è bravissimo, ma da non sottovalutare Senter, che pur dovendo recitare più sottotono, fornisce al vecchio di Lang un ottimo contraltare. Nella parte centrale il film gira un po' su stesso accumulando minuti inutili, a mio parere, ma la parte finale è buona nel descrivere l'ossesione ed il supplizio personale del personaggio di Lang. Un McKee meno estremo rispetto a May o The Woman. Più essenziale, dalla forte struttura teatrale, dovendo girare questo film in piena pandemia.
Tutto poggia sulle granitiche vecchie spalle di Stephen Lang... Un thriller psicologico con una prima parte misteriosa quanto basta che lascia spazio ad un atto finale scontato (avevo già intuito il succo del discorso dopo i primi minuti) quanto grottesco per non parlare degli assurdi, inutili e patetici titoli di coda. Nel complesso è un prodotto discreto in una sola e riuscita location che ha qualche freccia al suo arco.
Per come si snoda il racconto di questo OLD MAN, il finale sembra abbastanza intuibile anche se un po' allucinato. Per quasi tutto il tempo si assiste a una storia che appare perennemente in attesa di qualcosa che la faccia virare, in maniera brusca, verso sensazioni decise, come a voler descrivere nei dettagli la psicologia del protagonista, tra sensi di colpa e dolorosi ricordi. OLD MAN non è un brutto film: l'atmosfera che si respira è abbastanza tesa e con qualche mistero da scoprire, dettata da una sceneggiatura essenziale ma dotata di dialoghi discreti e interpretazioni convincenti. Il problema è la ripetitività e, cosa importante, la poca originalità nei temi trattati che non sempre riescono a tenere sulla corda lo spettatore. E' un thriller psicologico tutto sommato dignitoso, che non fa gridare al miracolo ma intrattiene senza grandi sforzi, nonostante i difetti riscontrabili.