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PATTY HEARST è un vero gioiello di messinscena ed una delle migliori espressioni dell'estetica di quegli anni: a partire dalla fotografia anni 80 fatta di sagome d'ombre e luce, molto alla moda, ne esce fuori un'estetica incredibilmente minimalista, quasi surrealista, che "danza" magnificamente con la dimensione rivoluzionaria del film. Il problema, o ciò che vanifica quanto detto, è però tutto il resto, perché Paul Schrader tende sostanzialmente a stare dalla parte dei terroristi di cui parla e, aldilà dei non pochi problemi etici che si porta dietro, ciò cancella le sfumature e le sfaccettature necessarie ad un film così controverso. Elementi importanti, su tutti l'ipocrisia o la pazzia della protagonista, vengono trattati molto male.
Nel racconto vicino al cronachismo di Schrader della vicenda di Patricia Hearst, non viene proposto nulla che non si conoscesse già, anzi sembra che lo stesso regista e sceneggiatore tenga proprio a mantenere quel velo di ambiguità che ha caratterizzato tutta la storia. Effettivamente la prima parte è efficace proprio nel suo palese schematismo, quell'ossessivo apri e chiudi dello sgabuzzino, quella continua e ripetuta sfilza di slogan ai limiti del sopportabile. il dubbio che si pone è: aperta convinzione agli ideali del gruppo, plagio dovuto all'indottrinamento forzato o necessità di sopravvivere e mimetizzarsi adottando lo stesso modus operandi? La prima parte del film è stupenda per questo motivo, solo che nella seconda si mantiene appunto nel cronachismo puro e toglie mordente ad una pellicola che poteva offrire molto di più.
Un altro eccellente film targato Schrader, con atmosfere sublimi ed ottimi interpreti (spicca una grandissima Richardson).
Eccezionali musiche di Scott Johnson, che straniano ed emozionano ancora di più, riguardo una vicenda che, magari anche giustamente, il retro del dvd deifnisce come vagamente divertente (anche se non manca l'angoscia pura, come la ragazza imprigionata al buio).
Mi ha letteralmente incollato allo schermo per quasi 1 ora e 50; memorabile tutto, dai dialoghi al doppiaggio, passando per attori (c'è pure il Rhames di Pulp fiction), luci, script. Sapevo di aspettarmi qualcosa di bello, ma la visione ha superato ogni aspettativa.
Altro cult; magari anche involontariamente, si riflette sull'impossibilità di potersi fare un'opinione riguardo alle vicende (a causa di media, mentalità, gli stessi protagonisti).
Cronache di Patty Hearst, figlia del ricco imprenditore George Hearst, che nel '74 venne rapita dall'Esercito di Liberazione Simbionese (SLA) come prigioniera di guerra; all'inizio spaventata e torturata, rimarrà poi affascinata dalle ideologie dei suoi rapitori e in seguito convinta (con il lavaggio del cervello) ad unirsi al loro gruppo gettando nella disperazione l'opinione pubblica; questo fino al suo arresto avvenuto il 18 settembre 1975.
Il film di Schrader (in realtà uno dei suoi minori) funge da semplice e superficiale documentario su ciò che avvenne in quel periodo, e si limita a riportare gli eventi tramite gli stati d'animo della protagonista (un'ottima Natasha Richardson) che qui viene dipinta praticamente come una vittima e basta (non a caso il film è tratto dalla sua stessa biografia). Fermo restando che sull'accaduto ognuno è libero di pensarla come vuole (io per primo non credo che la Hearst si fosse "convertita" alla guerriglia solo per paura o sottomissione, anzi, credo che abbia usato questo espediente proprio per salvarsi il cùlo dopo l'arresto) sul "biopic" di Schrader c'è da dire che funziona bene solo nella prima mezz'ora concentrata sul rapimento e le pene fisiche/mentali patite dalla protagonista. Dopo il "passaggio", il tutto, sebbene non manchi di tensione e di un pizzico di curiosità, diventa piuttosto approssimativo e didascalico; a questo punto l'interesse dello spettatore cala inevitabilmente perchè si ritrova davanti a fatti ed avvenimenti che o succedono troppo in fretta o vengono totalmente omessi. E' un bel film per carità, e gli attori svolgono un lavoro veramente egregio (da citare Ving Rhames nella parte del capo del gruppo); solo non rimane impresso a lungo, sì perchè alcune cose vengono spiegate, ma altre rimangono campate per aria o sviluppate in maniera troppo sbrigativa (in particolare tutta la seconda parte).
Non male, ma se si è interessati al caso, "Patty" di Schrader andrebbe tenuto buono solo come ultima spiaggia.
questo film mi ha sorpreso in positivo!la cosa che mi ha piu colpito è stata la regia (soprattutto nella prima parte) cosi asciutta e cruda che racconta il disagio della ragazza e la sua metamorfosi interiore!non annoia mai e riesce benissimo a caretterizzare i personaggi! i colpi di scena si sprecano e il primo (geniale) lo troviamo quando per la prima volta toglie la benda dagli occhi! e dico tutto questo non condividendo affatto quello che dicono o che fanno i protagonisti ma quando il film è bello è bello non c'è nulla da fare!!! il finale è quanto di piu sconcertante e reale che si possa desiderare...mi pare strano che io sia il primo a commentarlo(e a richiederlo)...lo consiglio a tutti!