La ventenne Jessica lascia la sua piccola cittadina in Svezia per raggiungere Los Angeles. Il suo obiettivo è quello di diventare la più grande pornostar del mondo ma riuscirci non è così semplice come immagina.
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Il principale problema di queste pellicole, che stanno proliferando parecchio negli ultimi anni, è che dopo pochi minuti lo spettatore un po' più navigato sa già cosa aspettarsi, un po' triste da dire, ma effettivamente questo è uno dei casi, "Pleasure" è la classica pellicola in cui si vuole mostrare l'altra faccia di un mondo relativamente celebrato, verso il quale la protagonista inizialmente ha una forte voglia di emergere e un grande entusiasmo, con la progressiva scoperta di tutto il marcio che ci sta sotto, è un topos già utilizzato ampiamente in questo tipo di pellicole, seppur in altri settori, basti pensare quelle a tematica sportiva, quella a tematica economico/finanziaria, quelle a tematica musicale, dello spettacolo e via dicendo, l'ingresso di questa nuova leva viene utilizzato come pretesto per mostrare allo spettatore le pressioni, le violenze, il nonnismo, le aspettative di un settore che può sembrare rose e fiori visto dall'esterno, tuttavia, il film ha il merito di portare questo punto di vista riguardo un argomento ancora un po' tabù come il mondo del porno.
In ogni caso, la realizzazione per quanto poco originale è di un discreto livello, mostrando il punto di vista di Bella, ragazza che vuole emergere a tutti i costi nell'industria pornografica e che verrà catapultata in questo mondo di squali, tra procuratori poco affidabili, perversioni molto forti e rivalità tra le attrici stesse, come mostrano i saltuari incontri con Ava, considerata una dea del settore verso la quale Bella e le sue colleghe provano una forte invidia, o ancora i rapporti controversi con gli attori uomini, come quello tra Joy e Caesar, ma l'approfondimento riguarda più che altro il cambiamento di Bella, inizialmente appare un povero angioletto intimorito da questi omaccioni perversi, che si prestano ad umiliarla e sodomizzarla nei video, anche con un po' di risentimento dei produttori quando Bella si tira indietro per il tempo che ha fatto perdere, fino ad arrivare ad una trasformazione ben più cinica e senza scrupoli, anche a costo di nascondere le violenze subite dalla sua amica pur di fare carriera, il settore ha divorato l'anima di Bella, che ne subirà le conseguenze soprattutto psicologicamente riversando anche il mal subito violentemente.
Con una messa in scena fondamentalmente basica, dalla narrazione dinamica, che cerca di censurarsi il meno possibile, mostrando anche diversi contenuti espliciti, un forte uso della fotografia al neon è un interessante punto di vista sia sull'industria del porno che sulla competitività del settore, specie nell'era dei social media in cui aumenta esponenzialmente l'ostentazione allo scopo di fare carriera.
Bella Cherry, nome d'arte di una diciannovenne svedese che approva a Los Angeles in cerca di notorietà nel mondo del porno, ha pelle diafana e viso d'angelo ma è anche disinvolta e determinata ad assere la prossima star. Cosa è disposta a fare Bella per farsi notare per essere la migliore? Ecco che accetta anche la violenza che si trasforma in stupro, il limite è valicato, lei è sopraffatta e vorrebbe tornare indietro azzerando tutto. Determinante sarà la voce al telefono della madre che la esorta a non mollare il "tirocinio" (fa sorridere a cosa allude, certamente non alla verità) perchè nel suo cammino troverà sempre persone che la tireranno giù in qualunque luogo lei sia. Il film racconta una realtà tutt'altro che piacevole , il piacere (pleasure) quasi mai si percepisce in questo lavoro fatto di molte sfaccettaure, molti compromessi, molta solitudine soprattutto quando si entra nel giro dei "migliori".
C'è una differenza più evidente nel contesto dell'industria del porno tuttavia determinate dinamiche non sono tanto differenti conn altri ambienti di lavoro. E' presente una disparità di genere palese in cui il sogno di diventare una pornostar di fama mondiale della protagonista si scontra con un ambiente dove le donne contano molto meno degli uomini, dove la visibilità sui social può essere un fattore determinante per emergere e farsi accettare, però a costo di compromessi dolorosi. Il porno è lo specchio di una progressiva spersonalizzazione di un individuo ridotto a puro prodotto di intrattenimento ed il costo per arrivare a quella tanto agognata cima o alla cerchia ristretta di eletti è molto alto. Lo sguardo della regista è freddo ed impietoso, ma al tempo stesso carico di vitalità. Non risparmia dettagli hard, ma per essere un film sull'industria del porno lo sguardo rimane freddo come il ghiaccio proprio nelle scene hard, scevre di dettagli, in cui la protagonista (bravissima la Kappel, peraltro esordiente) scoprirà il prezzo tra ciò che sognava e l'amara realtà.
Buon film che offre uno sguardo femminile sull'industria del porno. Attraverso lo sguardo della protagonista, la bella e brava Sofia Kappel, lo spettatore può scorgere il dietro le quinte dell'industria dell'hard e scoprire l'acqua calda: non è tutto oro ciò che luccica. Anche se abbastanza scontata, rimane comunque una pellicola interessante.
Uno sguardo piuttosto crudo, cinico e diretto (senza mai sfociare nel porno vero e proprio... ed era molto difficile) sul mondo degli attori hard. Rapporti complessi, tesi in un crescendo via via più estremo. Il distacco (apparente) con cui la protagonista vive inizialmente la cosa e le atmosfere e l'ambiente di Los Angeles, il fatto che il finale "appeso" lasci un po' spiazzati da' l'idea dello stile di B.E. Ellis versione postmoderna. Peccato che il film, al di là di qualche trovata interessante e qualche scena, che realmente colpisce, ma solo oltre la metà, non decolli mai.
E' già da un pò che si sta sdoganando la verità sull'industria dei film pornografici: non è tutto rosa e fiori dietro quel mondo patinato di donne apparentemente affamate di sesso, i rapporti tra gli attori sono molto meno amichevoli di quello che si crede, le ragazze sono spesso costrette e sfruttate fino all'osso, le scene di finto stupro sono troppo "realistiche" e tante di quelle cose negative che ci sarebbe da scrivere una tesi. Ninja Thyberg ci parla proprio di questo in una pellicola che riesce a non essere affatto troppo didascalica o documentaristica con una storia che scorre fluida e non stride; basti solo pensare che nonostante le scene di nudo non sfocia mai nell'hard...e data la situazione trattata non era affatto facile. Tutto si basa sull'ascesa di una ragazza che vuole sfondare (termine in questo caso poco appropriato) nel mondo dell'hard; l'idea è a dir poco affascinante e forniva spunto per situazioni drammatiche ed uno sviluppo "formativo" della protagonista...ma si sa che gli Svedesi sono molto criptici e si tengono tutto dentro. Quindi, a parte alcune trovate a dir poco poetiche ed alla buona idea di far vedere la telecamera come un simbolo fallico, la trama rimane troppo sul vago e sul poco approfondito. Non so se non l'ho capito io o se è proprio un'errore della regista...ma perchè la protagonista, che vuole diventare la più grande pornostar di tutti i tempi, ha l'entusiasmo ed il sex appeal di una suora che ha vissuto settant'anni di clausura? Il finale lascia troppo in sospeso. Comunque è ben fatto e ben recitato, per lo meno la sufficienza la merita.