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Chiaramente il paragone con "Heat" è inevitabile, ma quasi improponibile, dato che uno è un prodotto per la TV di 90 minuti e l'altro per il cinema di 3 ore. I budget sono totalmente diversi, comunque "Sei solo, agente Vincent" si difende bene ed è interessante per capire le basi del capolavoro del 1995 e le analogie tra le due pellicole. Discreta la messa in scena, buone le interpretazioni, godibile nella sua breve durata, il film vale la visione.
Prodotto televisivo il cui unico motivo di interesse è di esser la versione primordiale di quel capolavoro che è Heat. Poco avvincente e decisamente piatto.
Originale ideazione del futuro capolavoro di Mann, MADE IN L.A. (o L.A. TAKETOWN), oltre ad assumersi i meriti di aver elaborato le fondamenta del suo stupendo remake, gode di una discreta qualità, relazionata al fine ed al carattere televisivo, rintracciabile nei toni, visibile nel ritmo ed evidente nella scarna utilizzazione dei mezzi tecnici. Nonostante la caparbia destrezza del regista di Chicago, la chiara limitatezza dei mezzi non può che influire nettamente sulla resa visiva della pellicola, che, insieme alla freddezza recitativa, annulla il tentativo di sollecitare la tensione e incrementare il pathos emotivo nei momenti opportuni, mancando una decisiva e necessaria incisività. Pur dimostrandosi un buon poliziesco, la pellicola non riesce ad avere sbocchi di interesse narrativo o a fornire un'adatta visione dei personaggi, rimanendo ferma ad una sabbiosa consistenza puramente estrinseca, succo di una trama intrigante ma mai approfondita degnamente, e che vive nella mera sufficienza.
È la copia carbone di 'Heat', che giunge antecedente al capolavoro di Mann, dalla regia televisiva, e da un cast che imbarazza al solo accostarlo a quel che avrebbe preso corpo 6 anni più tardi, remake che ha avuto ragion d'essere. Si scorge una prima parte pressoché inalterata, anche l'incontro con Eady, e il medesimo cambio sequenza sul balcone davanti al panorama losangelino, anticamera del copulamento che in Mann è come sempre esente di tasso erotico. L'epilogo è immutato, in 'Heat' viene aggiunta la scena dell'inseguimento Pacino-De Niro al terminal, che incrementa il climax tensivo, qui viene bruscamente recisa nell'albergo, tutto molto raffazzonato.
Avvincente poliziesco diretto per la tv da Michael Mann. Signore e signori, il film in questione altro non è che la versione prototipo del futuro capolavoro dello stesso regista, "Heat - La Sfida" con Pacino e De Niro. Cambio di finale, durata dimezzata e sceneggiatura conseguentemente approsimativa (mancano svariati personaggi - e relative rifiniture - come la moglie di Chris, il banchiere Van Zant, o la figliastra di Vincent), ma per il resto, la storia è praticamente uguale identica al film del '95: stessi sviluppi, stesse inquadrature, e stessi dialoghi (come quello nella tavola calda). Chiaro che in quanto a mezzi, spettacolarità e recitazione non regge il paragone col suo remake; ma tolto questo, rimane indubbiamente un poliziesco cupo, travolgente e molto accattivante. Un prodotto di ottima fattura, decisamente da recuperare; se non altro per vedere come questo straordinario regista (da sempre tra i migliori narratori di crime stories) avesse già all'epoca le idee ben chiare e precise sul progetto (William Petersen stesso, in un documentario su "Manhunter", conferma quanto detto... cioè che durante la lavorazione del film, il regista non pensava ad altro che a "Heat" e a come realizzarlo). Se "Heat - La Sfida" non fosse mai esistito (ma grazie a Dìo, esiste eccome!) a questo "L.A. Takedown" avrei sicuramente messo qualcosina in più.