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Il campeggio estivo e le allusioni sessuali ci riconducono immediatamente a "Venerdì 13" e ai passatempi sanguinari di Jason Voorhees.In effetti i punti di contatto non mancano in quanto "Sleepaway camp" è uno slasher-clone convenzionale e sicuramente ispirato al famoso predecessore.La trama è molto elementare, corredata da una successione di omicidi per un discreto body count totale.Le vittime sono individui che hanno avuto a che fare con Angela,timidissima ragazzina traumatizzata da uno sventurato incidente che ne ha funestato l'infanzia. A difenderla il prode cuginetto Riky,uno che non ha problemi ad affrontare giovanotti di gran lunga più forzuti pur di aiutare la stramba parente. Il regista si diletta nel fornire qualche indizio riguardo l'identità dell'assassino,cosa che tutto sommato gli riesce pur rischiando di tradirsi a causa di alcune sequenze che potrebbero indurre più di qualche congettura.Il consiglio è quello di non soffermarsi troppo,anche perché con il senno di poi i punti deboli saltano fuori nonostante la rispettabilità dello script. Se piace il genere il lavoro di Robert Hiltzik potrebbe regalare qualche bel sussulto:sicuramente degno di lode è il finale,in aggiunta alla scoperta dell'omicida c'è un colpo di scena tutt'altro che malvagio a chiudere il cerchio,almeno in maniera momentanea considerati i due sequel. Proprio al finale più elaborato rispetto la media si deve la rilevante considerazione che ne ha sancito,secondo me a ragione, la status di cult tra molti fans dell'horror.