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Se Roger and me era la fotografia del disfacimento del tessuto economico di Flint, Big One allarga il discorso all'America centrando quel cortocircuito mentale delle corporation: si fanno enormi profitti, ma per poterne ottenere di più si delocalizzano le fabbriche in altri paesi con paghe da fame per poterne fare di più. E' oltre l'avidità, è follia pura quando un lavoratore di un'azienda deve aver paura anche quando le cose vanno bene. In queste condizioni paradossalmente si rischia il licenzamento e non oso pensare se le cose vanno male, mi viene da pensare ad impiccagioni di massa per i lavoratori. Il guaio è che il documentario di Moore tende ad eesere troppo frammentario e a divagare troppo, anche se la storia dei contributi elettorali all'inizio del film è da applausi. Se avesse avuto maggior linearità sarebbe stato certamente migliore.