Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
L'immagine introduttiva del feto, avvolto nella placenta come in un velo funebre, dentro una bolla che è una bara immersa nel nulla, tra i vapori, e lo stacco al lampione tra le fronde squassate dal maltempo, è la sequenza forse più inquietante del film; che non tanto disturberà per le torture, quanto per i pensieri del protagonista, e di più forse per il sospetto del piacere sottile che il regista prova e invita a provare; nel dolore, carnale e psicologico, egli trova il suo eden, nella frusta il suo scettro, nel buio la sua illuminazione, nel mai-nato la sua ossessione di vita, nell'odio verso la donna feconda il suo amore. Ma non c'è qui quel gioco divertito della sofferenza che si troverà, per esempio, a mio parere in registi come Miike; qui c'è il riso isterico dell'angoscia, che i riflessi della pioggia proiettano sulle pareti spoglie, in un mondo sofferente e consapevole di essere sfocato. Una stanza buia, è tutto ciò che rimane dell'universo. Ma quando viene la luce, dalla memoria, investendo tutto l'orrendo presente, penetra l'animo in un luogo ancora più terrificante, e insostenibile all'occhio della mente.