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Mi aspettavo qualcosa di molto banale, invece mi è piaciuto. Spaccato generazionale che affronta il tema della droga in modo complesso e responsabile, si cala perfettamente in un gruppo di sbandati che vivono perdendo il tempo e ad un certo punto capiscono che il mondo sta cambiando intorno a loro. Film che racconta la droga come davvero la sente chi se la inietta e che fa vedere l'aspetto esilarante di essa ("1000 volte meglio di un'orgasmo"), ma anche le conseguenze future: le allucinazioni, la dipendenza, l’overdose, la morte. Il film, comunque, riesce ad ammorbidire la cruda tematica con qualche buona battuta (quella sulla scozzesità è irresistibile), un'autoironia pungente e qualche tocco surreale. Trainspotting è un'opera estremamente realista, che scorre attraverso gli occhi di un ragazzo dalla psiche stravolta che cerca di ritagliarsi un posto nel mondo. Unico neo, forse, il messaggio finale: il film resta in sospeso, non riesce a prendere una vera posizione: non condanna e non assolve l'uso degli stupefacenti, non ne mostra positive vie d'uscita ma d'altro canto analizza perfettamente l'elemento autodistruttivo delle droghe. Buona (e furba) la musica techno e pop mandata a manetta (Iggy Pop, Elastica, Lou Reed), ed eccellente la prova di Ewan McGregor, che ci fa capire profondamente com'è la realtà degli eroinomani. In poche parole, un grande film culto degli anni novanta.