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L'alcolismo e la povertà visti dall'interno di una famiglia è sicuramente qualcosa che stuzzica la sensibilità dello spettatore, specialmente di allora. A parte questi temi, però c'è poco clamore e c'è molta convenzionalità in A TREE GROWS IN BROOKLYN, anche da un punto di vista formale, con una preponderanza di scene girate "in casa", con set teatrale a tre pareti. D'altro canto il film punta tutto su interpretazioni e dialoghi. E nonostante la sceneggiatura possa essere ben costruita, l'impostazione è poi quella del cinema conservatore, ancora in parte legato alla post-Depressione, e anche le battute sono recitate in maniera poco realistica, peculiarità anch'essa di una fase non eccezionale del cinema americano. Elia Kazan mette comunque tanto cuore dentro i suoi personaggi e questo si sente. Inoltre gli eccessivi melodrammi vengono messi da parte.
Il debutto cinematografico di Elia Kazan è folgorante, impossibile non intravedere un grande futuro dopo aver visto un film come questo. Un dramma intenso dove viene dipinto in maniera incomiabile il rapporto tra un Padre alcolizzato e una figlia tanto innamorata del suo Papa' quanto preoccupata per il futuro dell'intera famiglia. Nel contesto abbiamo anche una madre depressa che non nutre ottimismo e un fratello gemello poco caratterizzato. Bellissimo, struggente, come i vecchi film di un tempo, con una morale forte e convincente. Strepitosa l'attrice ancora bambina Peggy Ann Garner.
Vale la pena di commentarlo, perchè dubito che in molti abbiano visto questo film. E, visto che l'ho visto in tv in un'era imprecisata della mia infanzia, e ne conservo solo pochi ricordi, questo commento è un "imbroglio". E' strano, ma non sono piu' riuscito a vederlo, neanche quando avevo capito di cosa si trattava, dell'opera che ha sconvolto le mie emozioni infantili, e per cui ho provato un sentimento fortissimo di empatia. Tranquilli, si tratta dell'esordio del grande Elia Kazan. Che qui è già immenso (nonostante l'evidente referente teatrale), sia nella ricostruzione dei ghetti degli operai, sia nello script. Dunque, si racconta di un padre tanto amato quanto disperatamente attaccato alla bottiglia. Si racconta - con un'esasperazione lirica che solo il nostro De Sica ha saputo fare - delle umiliazioni e delle peripezie dei figli per ripescarlo dalla strada, proteggerlo dalla comunità, accudirlo. Non so se sia una storia autobiografica, ma se non è un esordio epocale poco ci manca, sicuramente uno dei piu' commossi tributi alla figura di un Padre della storia del cinema