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Probabilmente l'apice dell'arte avanspettacolistica di Banfi e allo stesso tempo il triste canto del cigno della commedia popolare italiana. Il film di Salce è uno dei pochi a servire degnamente il grandissimo talento dell'attore pugliese che qui sfoggia una prova da David di Donatello e Nastro d' Argento messi assieme: tutto il film si regge su di lui dall'inizio alla fine malgrado la presenza di straordinari caratteristi di contorno cui il regista concede giustamente il loro brevissimo (per alcuni ultimo) momento di gloria : Dino Cassio (il prete manesco), i fantozziani Gigi Reder e Paolo Paoloni, Radames/Pietro Zardini fino all'immenso dottor Tomas ("La sua soddisfazione è il nostro miglior premio!"). Le trovate esilaranti poi si susseguono ininterrottamente (la canzon di Filomenia, il lavoro all'ufficio di collocamento, le scene col caffè) e trovano il loro apice nel finale tipico di un cinema di genere raffinato e volgare allo stesso tempo che di lì a poco sarebbe scomparso... Tra i film italiani da salvare perchè uno dei pochi in grado di far comprendere l'esilaranza dell'avanspettacolo.