zero in condotta regia di Jean Vigo Francia 1933
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zero in condotta (1933)

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locandina del film ZERO IN CONDOTTA

Titolo Originale: ZÉRO DE CONDUITE

RegiaJean Vigo

InterpretiJean Dasté, Louis Lefebvre, Gilbert Pruchon, Robert Le Flon

Durata: h 0.47
NazionalitàFrancia 1933
Generedrammatico
Al cinema nell'Ottobre 1933

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Trama del film Zero in condotta

Un gruppo di adolescenti, al termine delle vacanze, fa ritorno al collegio, ai suoi insegnanti e sorveglianti, alla sua rigida e mal sopportata disciplina. Tra trasgressioni, provocazioni e punizioni esemplari, la tensione cresce. Mentre un giovane sorvegliante passa al campo avverso, i ragazzi si coalizzano, capeggiati da un terzetto di ribelli, e arrivano a scatenare una vera e propria rivolta.

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Voto Visitatori:   8,19 / 10 (13 voti)8,19Grafico
Voto Recensore:   7,00 / 10  7,00
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Voti e commenti su Zero in condotta, 13 opinioni inserite

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  19/07/2019 11:58:48
   7 / 10
Film di difficile valutazione che meriterebbe un voto altissimo per il modo avanguardistico e fuori dagli schemi in cui viene raccontata la storia.
D'altro canto ancora oggi è difficilmente digeribile per la sua eccessiva vena grottesca che mi ha fatto storcere un po' il naso.
Sicuramente valido come manifesto contro la reclusione dell'individuo giovane o vecchio che sia, che in ogni modo cerca la propria liberta'. Un tema affrontato da molti registi del tempo.
Un film considerato addirittura anti-francese e censurato in patria fino al secondo dopoguerra. Evidentemente il film è piu' forte di quello che penso...

Invia una mail all'autore del commento Suskis  @  11/06/2012 23:37:55
   7 / 10
Film soprattutto anarchico ed autobiografico, inneggiante alla gioventù e alla sua libertà, critico verso il mondo degli adulti, capace solo di reprimere e deprimere. Alcune scene strappano davvero un sorriso (ma resta perloppiù un film bizzarro)

Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  16/12/2011 20:03:39
   10 / 10
Il più grande capolavoro di Jean Vigo si sviluppa in tutti i fronti: grande contenuto narrativo di metafora e denuncia, grande elaborazione tecnica e artistica.
Il padre, colui che inventò grazie a questo film l'inquadratura ad acquario, sperimentando il rallentamento in moviola, l'animazione e il montaggio fotografico, riprendendo l'avanguardismo di Bunel e Clair, lanciando un manifesto surrealista che raggiunge l'appice nel finale. Un VS tra le oppressive autorità istituzionali scolastiche e i giovani alunni dove viene mostrata la ribellione, la spensieratezza e il gioco tipica dei ragazzi. Una nuda provocazione fatta di antireligiosità, un naturale omoerotismo, ossessione per il corpo,..Anche se sono passati quasi 100 anni questo film non smette di farsi amare, anzi dovrebbe essere fonte di ispirazione per una nuova denuncia contro il degradante sistema scolastico diffuso in gran parte del mondo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  29/10/2011 13:04:18
   10 / 10
Immagino un borghese tronfio nel 1933 guardare questo film e scandalizzarsi.
Al di là della forma che pure meriterebbe considerazione, “Zero in condotta” è un’opera splendida perché necessaria. Una picconata così energica alle menti amnesiche degli adulti me la sono sognata tante volte io, bambina, sui banchi di scuola. Il coraggio di Vigo semplicemente mi commuove.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  22/03/2010 16:29:40
   7 / 10
Interessante mediometraggio.
Ispirò 'Se...' di L. Anderson e influenzò molti registi tra i quali Truffaut.
Questa pellicola, altro non è che un disperato inno alla libertà contro le istituzioni opprimenti, come appunto la scuola.

2 risposte al commento
Ultima risposta 22/03/2010 17.09.10
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pinhead88  @  07/06/2009 02:25:34
   5 / 10
mi sento un po' in difficoltà a commentare un'opera del genere.personalmente non mi ha lasciato nulla,forse un po' troppo surrealista per miei gusti.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  15/05/2009 23:44:37
   10 / 10
Uno dei più violenti attacchi alle istituzioni e uno degli inni alla libertà più belli e appassionati della storia del cinema. La vitalità della gioventù contrapposta ad una società becera e inumana. Un film che non mi stancherò mai di vedere e rivedere.

Gruppo COLLABORATORI bungle77  @  21/03/2009 22:47:57
   9 / 10
Modernissimo film di Vigo, l'ho preferito anche ad Atalante che in alcune parti era un po raffazzonato. Tra Surrealismo e Realismo gira un mediometraggio divertentissimo in cui mette alla berlina il potere istituito.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  15/09/2008 09:43:43
   9 / 10
Dopo questi pochi ma completissimi commenti che mi precedono, non mi resta che quotare questo straordinario esempio di poetica surrealista di un regista che per alcuni è stato -con Bunuel- il primo barocco della storia del Cinema. E' immediata sentire l' influenza che avrà su Truffaut.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  01/02/2008 22:47:55
   8 / 10
Per comprendere meglio il significato delle opere di questo straordinario poeta delle immagini e soprattutto del suo penultimo lavoro "Zero in condotta", è necessario un breve cenno biografico del regista francese; Jean Vigo nasce nel 1905, figlio di Eugéne noto anarchico, durante la prima guerra mondiale questi viene imprigionato con l'accusa di alto tradimento, chiuso in una cella viene trovato morto pochi giorni dopo; questa disgrazia apre le porte del collegio per Jean che ne assorbe l'atmosfera soffocante e ne plasma una natura nichilista e libertaria; costretto a crescere in segregazione, sotto regole imposte dalla caparbia autorità degli adulti, nell'animo del giovane iniziano a prendere forma quelle che costituiranno le fondamenta del suo cinema, la lirica e la grande potenza delle immagini.
Con una connotazione quindi palesemente autobiografica "zero in condotta" esce nel 1933 ma rimane confinato dalla censura fino al dopoguerra, nel film la descrizione dell'infanzia si presenta in modo tutt'altro che lineare e comprensibile, bensì sotto forma di immagini sconnesse, alterate, violente, è quello che il giovane Jean ha vissuto sulla propria pelle. Completamente privo di logica narrativa, il film si srotola attraverso un mosaico di immagini dove domina il senso di libertà infantile, che prevale, in modo insurrezionale, su quello autoritario degli adulti che sono rappresentati da personaggi con sembianze completamente diverse tra loro, quasi a voler, allegoricamente, simboleggiare esseri deformi come guardiani dell'infanzia. Abbiamo quindi un direttore nano con una barba spropositata, un sorvegliante alto e secco decisamente poco savio, un professore grasso che in una sequenza fa intravedere un cenno di avance nei confronti di uno dei bambini della classe (la mano del professore che accarezza un pò troppo lascivamente quella dell'alunno), un ricordo poco piacevole del regista?.
A contrasto con le consuete rigide regole dei collegi, in "zero in condotta" si assiste a continue dimostrazioni di totale anarchia, si fuma nei bagni, non si rispetta l'orario che impone il dormitorio, in classe si tira di tutto, per arrivare al refettorio dove avviene una vera e propria rivolta contro la famigerata pasta e fagioli con lancio di pane, piatti ecc. Il commovente finale è una corsa al rallentatore sotto una bianca nevicata di piume d'oca di cuscini, una danza sui tetti che sottintende metaforicamente la conquista del cielo, il vero senso di libertà, è il cuore pulsante del film, l'infanzia negata che si ribella, la libertà creativa propria del mondo dei piccoli che non accetta l'imposizione delle regole dei grandi.
La prematura scomparsa non ha permesso a Jean Vigo di poter guardare l'esigenza di libertà del bambino dal punto di vista dell'adulto, la malattia lo ha costretto a concentrare una creatività straordinaria in poche pellicole, di una delle quali "L'Atalante", l'unico lungometraggio, non riuscì neanche a terminarne il montaggio, la morte, a soli 29 anni, lo aspettava.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  16/07/2007 18:26:20
   8 / 10
Un film particolare. Si vede che il regista è stato influenzato dalle correnti avanguardistiche del periodo. Intanto non c’è una vera e propria trama. Non si racconta una storia ma si vuole rappresentare simbolicamente un ambiente, quello dei collegi per adolescenti. Tramite questa rappresentazione si vuole invitare a riflettere sui concetti di norma e libertà.
Prima di tutto è chiaro che il regista parteggia per il partito degli adolescenti. Gli adulti non appaiono altro che delle macchiette grottesche, ridicole o addirittura un po’ pazze, come l’istitutore che si diverte a fare il clown o a inseguire ragazze. Sembra quasi che i veri adulti siano proprio i bambini, che conoscono i propri diritti e addirittura imbastiscono una specie di piccola rivolta per affermarli. Sembra quasi che Vigo voglia suggerire che la società, le istituzioni dell’epoca non hanno più niente di vitale. Sono solo dei tronfi, vuoti, viziosi e senza forza. Sono invece le forze giovani (si vuole indicare forse il socialismo?) quelle che stanno preparando il futuro della società. Sono loro che prenderanno un giorno il sopravvento.
Pur con la povertà di mezzi (non è certo un film di Hollywood) si vede la grande maestria di Vigo, nel montaggio e anche nel dirigere le inquadrature e la loro successione. Oltre all’impegno sociale, c’è la poesia dell’amicizia e della solidarietà. Comunque un film non facile, non immediato e che richiede un po’ di fantasia simbolica nell’interpretarlo.

Invia una mail all'autore del commento tarckoscky  @  22/05/2007 02:07:12
   9½ / 10
un precursore, un genio che è andato nel futuro per poi tornare indietro con qualcosa da dare agli altri, ma come al solito (non perchè c'ero, ma ho letto) molti a quel tempo lo hanno respinto e tagliato.
Ma va bene così...

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  26/02/2007 13:44:25
   7 / 10
Mi ha sconcertato: ho comprato due dvd di Vigo cercando di comprendere la sua fama, visto che molti lo giudicano uno dei più innovativi registi di cinema di tutti i tempi.
Vedere "Zero in condotta" significa predisporsi con molta indulgenza nei riguardi delle avanguardie, del surrealismo, della ricerca espressiva tra estetica e realismo.
L'unica cosa che posso dire con assoluta certezza di questo film sarcastico e irriverente, è che prevale un fortissimo ascendente anarchico, probabilmente ereditato da Vigo dal padre fortemente oppositore del sistema e delle Istituzioni.
Girato con una rivalutazione sperimentale tipica del cinema Muto (con i soggetti in movimento perenne contrastati dall'uso statico della mdp) il film è disarmante perché non abbastanza realista per lo spettatore tradizionale e non sufficientemente all'"avanguardia" per farsi amare incondizionatamente dagli intellettuali di cinema.
Forse il suo prestigio è dovuto anche a questo: si nota la lezione dei Lumiere, soprattutto nelle prime sequenze (quella del treno a vapore), e forse Tod Browning (il buffo e dispotico rettore dell'Istituto interpretato da un nano) ma c'è qualcosa di assolutamente nuovo nel modo di appropriarsi del soggetto senza le tecniche tradizionali, con una stilosità del tutto inconsueta (non aspettatevi di vedere il classico topoi sugli abusi nei collegi non è questo).
Vigo beffeggia con soprannomi e disegni (che si rianimano a loro volta, come un cartoon surrealista) i volti di quel Potere che alla fine perde sopraffatto dalla loro stessa condizione di rigore e austerità.
Memorabili, sì, le sequenze della battaglia dei cuscini o la rivolta contro "la pasta e fagioli", ma i momenti davvero riusciti sono ben altri: lo scambio di una cioccolata, le piume, i diametri vorticosi di corpi che chiedono semplicemente "la libertà".

Oggi non saprei dire se questo film possa considerarsi un capolavoro: è certo un bel guazzabuglio ideologico, un po' eccentrico e alfine pretenzioso soprattutto quando - nelle intenzioni di allontanarsi dal realismo della storia - sfiora la metafora e il gusto dell'assurdo.

Sicuramente un film per pochi eletti, fin troppo all'avanguardia per poter emettere un giudizio obiettivo.

Ma a suo favore una cosa va detta: è cinema che provoca, che irrita, che spiazza, che confonde: e allora prevale la nostalgia sì, per autori come Vigo, rispetto al conformismo generale che si respira oggi davanti a quell'invenzione straordinaria che è (che fu?) il cinema

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