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Uno dei film classici di Burton, su uno dei più apprezzati eroi dei fumetti di tutti i tempi. Un piccolo grande cult.
Keaton è un Batman apprezzabile, ne tratteggia assai bene le sfaccettature più interessanti. Miliardario playboy perennemente ermetico e grigio, che perfino nel ridere esterna una palpabile tristezza. Un eroe notturno e dannato, di cui è discretamente raffigurato l'irriducibile tormento. Il Joker di Nicholson è già entrato nella storia, un cattivone tremendo e variopinto, un giocattolone ambulante, una marionetta sadica. Ogni suo momento è memorabile. La bella giornalista di Kim Basinger è gradevole, e la Kim fa sempre la sua porca figura. Un grandissimo impianto scenografico, premiato con un Oscar, esala un'atmosfera gotica annegata in una rocambolesca contrapposizione fra oscurità e arcobaleno, ci regala una giostra di cromatismi tetri, un labirinto immerso in una nebbiosa violenza, una metropoli ancestrale e fredda. Senza dubbio l'apporto figurativo è magnifico, ma non vanno sottovalutati regia e montaggio, senza dubbio ottimi. Dal tratto pulito e scorrevole, costruttivo e narrativo, dall'aspetto sempre così completo e senza traccia di ridondanze, lo stile di Burton era già presente.
Ottimo doppiaggio affidato a veterani quali Giannini, Luca Biagini e la solita, grande Paila Pavese. Buon apporto musicale di Prince, colonna sonora di Elfman fra le più famose di sempre.
Un film tradizionalista e fantasmagorico, che tratta perlopiù degnamente gli aspetti di maggior rilievo dell'uomo pipistrello, col prezioso aiuto di Keaton, sempre stoico e ambiguo, e della sua espressività, dolente e mortifera.