Trama del film Gran turismo - la storia di un sogno impossibile
Jann Mardenborough, un giocatore del videogame 'Gran Turismo', applica le abilità apprese alla console in varie competizioni automobilistiche, per diventare un pilota professionista.
Sei un blogger e vuoi inserire un riferimento a questo film nel tuo blog? Ti basta fare un copia/incolla del codice che trovi nel campo Codice per inserire il box che vedi qui sotto ;-)
Niente, vorrei dire a Blomkamp che la GT-R Nismo ha il cambio sequenziale. Che c@zzo inquadri i piedi del pilota che schiaccia la frizione in cambiata? Non c'è manco bisogno di togliere il piede dall'acceleratore! Non siamo su Fast & Furious.
Nel mondo ci sono millemila circuiti automobilistici. No, questo si inventa la pista Trentino. In Trentino ci sono percorsi per le mountain bike. Scena tra l'altro girata al Red Bull Ring.
Puoi trasformare un gamer in un pilota. Più difficile trasformare in pilota un regista.
Film deludente, manicheo e piuttosto didascalico specialmente nei confronti dei personaggi, nessuno dei quali si riesce a creare un minimo di empatia e con la colpevole complicità di dialoghi non certo all'altezza di cui ci si aspetterebbe. Se la prima parte suscita un minimo di interessa, sbraca completamente nella retorica a basso prezzo. La storia era anche interessante ma l'estetica da videogioco utilizzata nelle gare non sprigiona quell'adrenalina che meriterebbe. Nel complesso è un film abbastanza piatto e dispiace vedere un regista come Blomkamp prendere una brutta china dopo il non certo esaltante Demonic.
Sinceramente non m'aspettavo di meglio. La Sony produc'e distribuisce un biopic s'un player d'un videogame che si gioca con la sua PS: conflitto d'interessi o marketing spudorato? E perché il buon Blomkamp, dop'una filmografia dedicata alla scifi, s'è piegato a una tale marchetta ch'oltretutto falsifica alcuni aspetti importanti della vera storia? Zero riflessioni su e-sport e gamification, "smaccato esempio di product placement movie" (Enrico Azzano), "il cinema basato su logo e brand è segno che la merceologia è l'unica ideologia feticistica rimastaci?" (Francesco Alò).