il grande salto (2019)

Tirabassi(anche sceneggiatore)debutta alla regia con un'insolita e coraggiosa commedia amara che guarda dritta alla commedia classica vecchio stile nella prima parte(Monicelli,Risi,Steno)per poi virare a sorpresa verso la satira feroce e surreale in stile Citti,Olmi,Ferreri nella seconda.Non è quel genere di commedia dove la risata abbonda per sottolineare la cruda realtà beffarda,ma piuttosto uno spaccato tragicomico di vite sallo sbando con una comicità accennata qua e là e comunque innegabilmente spassosa(l'episodio del nano,il cadavere appeso,l'ultima rapina fallita perchè anticipata da altri) atta a sottolineare l'inelluttabilità e inesorabilità di un "destino prestabilito" che fa franare i piani dei due squallidi protagonisti,eterni perdenti figli di un Paese dove chi è sfigato è destinato a restarlo se gli va bene o diventarlo ancor di più se gli va male.Salvo poi ribaltare il tutto con impagabile cinismo nel finale,dove il "miracolo al contrario" garantirà la fortuna dei protagonisti attraverso il bieco commercio religioso-televisivo.Non tutto è riuscito,ma il coraggio di uscire dagli schemi e la sincerità nelle tematiche affrontate sono innegabili.Bravissimi i 2 protagonisti,Memphis in testa.Simpatici cammei per Valerio Mastrandrea(l'impiegato postale)Marco Giallini(lo zingaro insensibile) e Lillo(il meccanico che contrabbanda in armi).Ancora una volta(e ormai chi le conta più?)il pubblico,merito anche della solita distribuzione pietosa,lo ha snobbato del tutto.Non si vuol proprio far niente per salvare un certo tipo di cinema in questo paese...

Strana commedia di Tirabassi. Un'aura pseudo-slapstick mescolata assieme ad un tragicomico Fantozziano, il tutto prendendosi abbastanza sul serio. Di conseguenza, direi che non ho ben capito dove si volesse andare a parare, ma comunque ho gradito lo sforzo d'originalità su cui egli ha voluto spingere. Di certo, Memphis, che di solito non amo e non stimo, qui ha avuto una buona presenza.

Questione di s**** ... Due malviventi da quattro soldi si arrabattano con il sogno di riuscire a fare un giorno " il grande salto " , ma sono perseguitati dalla iella più nera ... Giorgio Tirabassi scrive , dirige ed interpreta una pellicola che cerca di ispirarsi alla tradizione della commedia amara all' italiana . E' infatti difficile non notare come Tirabassi cerchi di fare propria la lezione degli antichi maestri , da Monicelli a Pasolini , da Zampa a Scola . I due protagonisti potrebbero stare benissimo tra " I mostri " , accanto magari ai pugili suonati di Gassmann e Tognazzi , con i loro toni in bilico tra il drammatico ed il grottesco . Una scelta certamente coraggiosa , che purtroppo però non raggiunge i risultati auspicati . Un po' per un ritmo troppo diluito ed un po' per una sceneggiatura maldestra e con troppe cadute di tono verso il finale . I due protagonisti sono dei testoni perdenti , inguaribilmente speranzosi di riuscire , nonostante una serie infinita di s***** li perseguiti , a dare una svolta alle loro gramissime vite da disperati . Si scontreranno a lungo con un destino beffardo e persino bastardo , ma forse alla fine sapranno volgere la cosa a loro vantaggio . Tirabassi si conferma comunque uno degli attori più sottovalutati della sua generazione , con una faccia da loser che porta orgogliosamente i segni dei colpi ricevuti dalla vita . Il suo partner è un dimagrito Ricky Memphis , con cui ha un' intesa già collaudata , ed infatti i loro duetti funzionano bene . Nel contorno si fanno apprezzare Gianfelice Imparato e Paola Tiziana Cruciani , oltre alle amichevoli comparsate di Lillo , Mastandrea e Giallini . Un po' troppo pasticciato nella seconda parte , posso arrivare a dargli un 6 ...

Avrei chiuso il film 5 minuti prima. con Memphis e Tirabassi abbracciati sulla spiaggia, simbolo di un'amicizia che dura e perdura non sono in questo film, ma da una carriera intera.
Peccato, quindi, il finale a sorpresa che ribalta tutto il senso del film: un salto all'indietro , quel "grande salto" mancato per tutti i 90 minuti.
Il mezzo voto in meno è proprio per quello.

Quale prospettiva di vita possono avere due rapinatori di 50 anni appena usciti dal carcere dopo 4 anni di detenzione? Praticamente nessuna se non quella di tentare il tutto per tutto, proseguendo sulla falsariga di prima e provare il grande colpo che li sistemi, ma sembra che ci sia qualcosa di avverso nelle loro esistente. Generalmente le cose, in fondo, vanno o per il verso giusto o per il verso sbagliato. Per loro sempre il verso sbagliato, come se il destino si diverta ad accanirsi conto di loro. Immerso in una Roma anonima come le loro vite squallide, Tirabassi dirige con buon estro una commedia dalle venature malinconiche e divertenti allo stesso tempo. L'alchimia fra lo stesso Tirabassi e Menphis è ottima ed il loro rapporto di mutua disgrazia si evolve grazie ad una buona sceneggiatura che non enfatizza la violenza, ma anzi la smorza quasi sempre sul nascere. Ben congengnati anche i camei dei loro colleghi sodali come Giallini e Mastrandrea. Difficile non empatizzare per questi due personaggi colpite da ogni disgrazia possibile ed immaginabile, però sempre pronti a tirare avanti comunque ed ovunque. Una commedia che rimanda alla nostra più bella tradizione con equlibrio e la giusta misura dei suoi elementi.

D'una durezza inaspettata quanto sorprendente. Scordatevi la commedia italiana, il tragicomico, l'agrodolce, la risata amara, Germi, Risi, Pietrangeli, Monicelli, Scola, Citti. L'esordio alla regia di Tirabassi scommette sul cinema dell'assurdo con un racconto cupo, disperato, da dramma esistenziale o da tragedia greca sul Fato avverso che s'abbatte implacabile sui reietti. Lillo, Mastandrea e Giallini appaio in camei che non snaturano il progetto m'addirittura lo rafforzano: eterni sconfitti, "gli ultimi saranno ultimi" (Massimiliano Bruno, 2015). Purtroppo la scena conclusiva rovina la coerenza del film: invece di rilanciare nella beffa d'un ulteriore atroce scherzo del destino, l'impressione netta è quella del ripiego in un finale riconciliativo.

Mauro Lanari

Mi spiace per chi mi ha preceduto ma non me la sento assolutamente di condividere quanto finora letto, in special modo con chi ha dato voti così mortificanti per poi assegnare un voto alto ai cine-panettoni, c'è da rimanere davvero interdetti...mah...de gustibus...
Molto buono invece a mio avviso l'esordio di Tirabassi, con un opera gradevole, non avara di simbolismi e di qualche emozione che regala quà e là.
Ottima la prova di Memphis che quando è chiamato a interpretare il romano periferico (praticamente se stesso) offre, a differenza di quando invece si cimenta in ruoli diversi, una prova di livello notevole.

Tirabassi fa il suo esordio alla regia con una commedia drammatica che ha il sapore della beffa.
Punto di forza del film è il cast ricco di volti noti, al servizio di una storia semplice ma costruita degnamente, a metà tra la commedia romanesca e il dramma esistenziale, con implicazione religiosa dell'imponderabile che aggiunge del sale e che riesce a strappare un sorriso.
Bene anche i dialoghi, il ritmo narrativo e la regia, per un film non perfetto ma sicuramente gradevole senza sforzi.

Piacevole commedia dolce/amara con bravi interpreti e una discreta trama. Si smarrisce sul finire e soprattutto sul finale ma pazienza.

il grande salto è un film che parte bene, ottimi gli attori, battute divertenti, un ora molto promettente, poi purtroppo c'è un crollo finale quasi inspiegabile dove da commedia si passa a tragedia, in tutti i sensi! che peccato!