Due fratelli, soli, nell'uno la forza dell'altro, in un mondo antico e ostile sfideranno il volere implacabile degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma, il più grande impero che la Storia ricordi. Un legame fortissimo, destinato a diventare leggenda.
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Rovere si crògiola nella derivatività infettato dall'idea postmoderna ch'il citazionismo sia un valore e non un difetto, un pregio e non un deficit creativo. Gli spettatori possono divertirsi (?) a individuare le (oltre) 50 sfumature di splatter citate, ammiccate, omaggiate, partendo da "Cannibal Holocaust" dell'80 e proseguendo ad libitum. Il film, allora, si riduce a pretesto per l'individuazione dei suoi referenti, mentr'abbozza una mitopoiesi emotivamente spompata e il kolossal da epica shakespeariana affonda già durante lo tsunami dell'incipit.