Trama del film Star wars: episodio iii - la vendetta dei sith
Mentre la Guerra dei Cloni continua, Anakin Skywalker si ritorva pericolosamente affascianto dal lato oscuro della Forza, entrando così in confilitto con Obi-Wan Kenobi.
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Finalmente la pantomima di Lucas, diventata progressivamente sempre più squallida, è giunta ad una liberatoria conclusione. Il futuro geniale produttore e già ottimo tecnico degli effetti speciali, quasi trent'anni prima, aveva azzeccato il film della vita: una bellissima storia fantasy che aveva avuto talmente tanta fortuna che, con un colpo di genio speculativo spaventoso, s'era potuto di trasformare immediatamente nel quarto capitolo di una fantomatica esalogia (perché, giusto per la cronaca, "Guerre Stellari" è nato come film che si esaurisce in sé stesso, senza prevedere né seguiti né antefatti di sorta) buona per alimentare il mito e gli incassi. Dopo aver avuto il buon senso, forse perché aveva riconosciuto i propri limiti, d'affidare il quinto ed il sesto atto ad altri due registi (Kershner e Marquand), quando, quindici anni dopo, decise di lanciarsi nel triplo prequel, fece il pessimo errore di rimettersi in cabina di regia. I risultati sono ampiamente visibili: il comune denominatore di questa seconda trilogia è l'abbondanza di effetti speciali unita ad una sceneggiatura a dir poco imbarazzante. Questo terzo capitolo è forse l'emblema assoluto di questa contraddizione, questa dissonanza di fondo (assente nella prima trilogia) tra forma e contenuto. "La vendetta dei Sith", ancora dopo gli sfracelli fatti con "L'attacco dei cloni" e soprattutto "La minaccia fantasma", era un film che qualunque regista avrebbe voluto girare e qualunque sceneggiatore avrebbe voluto descrivere. Invece, ad una regia ormai stanchissima che si trascina per inerzia, è andata ad affiancarsi una sceneggiatura che, specie a livello dialogico, è ancora più superficiale ed insulsa di quella del capitolo precedente (Star Wars I non fa testo, in quanto ad esso questa manca totalmente). Il terreno era molto meno spinoso di quanto possa sembrare ad una prima occhiata: c'era sì da raccordare uno schifoso rottame con un mostro sacro e glorioso, c'era anche l'impossibilità di fare colpi di scena ad effetto, in quanto come sarebbe andato a finire il tutto, ed anche in che maniera, a grandi linee si sapeva già. Ma Guerre Stellari ha una peculiarità caratteristica che Lucas ha dimostrato d'aver perso di vista e che avrebbe invece potuto trasformare quest'apparente debolezza in un punto di forza: l'esalogia, in linea di principio, altro non è che una lunga, lunghissima fiaba. Le fiabe, si sa, non sono proprio il massimo dell'originalità in quanto a tracce narrative fondamentali: quel che conta non è cosa si racconta, ma come. Trasformare "La vendetta dei Sith" in una gigantesca baracconata che non ha né capo né coda, nella quale la psicologia di Anakin Skywalker, fulcro dell'intero film, è tratteggiata con una precisione pari all'abilità interpretativa di Hayden Christensen (e dire che, poveraccio, è l'unico che almeno si sbatte per rendersi credibile) mentre abbondano battaglie e spade laser maneggiate con capacità variabile a seconda dei fini della narrazione, non era certo la scelta migliore per raggiungere l'obiettivo. Da questa devastazione che spedisce la qualità della storia ai livelli di capolavori moderni del calibro di "Constantine", tutto il resto è conseguente. Innanzitutto la prova a dir poco imbarazzante di tutti gli attori - fatta eccezione per Christopher Lee, che però non a caso ha soltanto un minuscolo cameo -, che risultano uno più svogliato (confuso?) dell'altro. A parte Christensen, al quale, siccome evidentemente non faceva abbastanza fatica a reggere un ruolo così importante, Lucas ha rifilato delle battute allucinanti (c'è da chiedersi come abbiano fatto lui e la Portman a rimaner seri mentre pronunciavano certi dialoghi), gli altri danno l'impressione di non aver nemmeno provato ad entrare nella parte, ed il doppiaggio da galera, specie quello di (ancora lui) Christensen, ma non solo, ovviamente non ha aiutato. Ma responsabilizzare troppo gli attori per lo scarso impegno, vista lo stimolo che poteva fornire un copione del genere, sarebbe veramente ingeneroso: quando l'unica nota positiva dell'intero film (nel finale) si ha esclusivamente per merito della trilogia successiva, ed addirittura il momento topico, quello dove si dovrebbe raggiungere veramente il massimo del pathos, ovvero la vera e propria nascita di Darth Vader, viene ridicolizzato da quella che sembra quasi una citazione da Frankenstein, bisogna andare da qualche altra parte per cercare i colpevoli d'un tale scempio. Lucas a quanto pare con quest'apoteosi della vacuità ha deciso di chiudere definitivamente con Star Wars, almeno per quanto riguarda il lato cinematografico. C'è da ringraziarlo per aver risparmiato alla platea mondiale l'ideazione (ch'è stata a lungo in cantiere) d'una terza trilogia, sarebbe stato veramente troppo.