the hateful eight regia di Quentin Tarantino Usa 2015
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the hateful eight (2015)

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locandina del film THE HATEFUL EIGHT

Titolo Originale: THE HATEFUL EIGHT

RegiaQuentin Tarantino

InterpretiSamuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demiàn Bichir, Tim Roth, Michael Madsen, Bruce Dern, Channing Tatum, James Parks, Dana Gourrier, Zoe Bell, Gene Jones, Keith Jefferson, Lee Horsley, Craig Stark, Belinda Owino

Durata: h 3.02
NazionalitàUsa 2015
Generewestern
Al cinema nel Febbraio 2016

•  Altri film di Quentin Tarantino

Trama del film The hateful eight

La guerra di secessione è finita da qualche anno. Una diligenza viaggia nell’innevato inverno del Wyoming. A bordo c'è il cacciatore di taglie John “The Hangman” Ruth (Kurt Russell) e la sua prigioniera Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh), diretti verso la città di Red Rock dove la donna verrà consegnata alla giustizia. Lungo la strada, si aggiungono il Maggiore Marquis Warren (Samuel L. Jackson), un ex soldato diventato anche lui un famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix (Walton Goggins) , che si presenta come nuovo sceriffo di Red Rock. Infuria la tempesta e la compagnia trova rifugio presso la stazione della diligenza di Minnie Haberdashery, dove vengono accolti non dalla proprietaria, ma da quattro sconosciuti: Bob (Demian Bichir), che è accompagnato dal boia di Red Rock Oswaldo Mobray (Tim Roth), il mandriano Joe Gage (Michael Madsen) e il generale della Confederazione Sanford Smithers (Bruce Dern). La bufera blocca gli gli otto personaggi che ben presto capiscono che raggiungere la loro destinazione non sarà affatto semplice. Per molte ragioni.

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Voto Visitatori:   7,50 / 10 (216 voti)7,50Grafico
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior colonna sonora (Ennio Morricone)
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Voti e commenti su The hateful eight, 216 opinioni inserite

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Mauro@Lanari  @  06/10/2019 17:31:01
   2½ / 10
"Quentin si ama o si odia". È dal suo debutto ch'invece la critica più avveduta cerca di sgattaiolar via dagli speculari fanatismi monovalenti provand'a evidenziare i pro e i contro, i pregi e i difetti del cinema tarantiniano. Innovativo come soggettista e sceneggiatore, ha introdotto nella 7a arte quella "quotidianizzazione della violenza" (sadica) ch'aveva già segnato il XX secolo partend'addirittura dalla spiritualità di Teresa di Lisieux, morta nel 1897 e considerata la santa di maggior importanza del '900 per la sua "petite voie", la "piccola via" ch'indica l'esercizio (sacrificalmente) eroico delle virtù cristiane praticato nella ruotine giornaliera e non più dai grandi sant'in form'epicamente appariscenti: "In Cielo vi son più casalinghe che teologi o fondatori e riformatori d'ordini religiosi". Il s/m harendtianamente banale delle nostre vite è il cardine di Tarantino che n'afferma l'ineluttabilità. Per quasi l'intera durata de "Le iene" (1992) il personaggio di Tim Roth giace a terra, spess'abbandonat'in secondo piano e ferito sin'a svenarsi: è l'Hegel della "Geschichte als Schlachtbank", la storia come banco da mattatoi'o macellaio delle "Lezioni sulla filosofia della storia" III, 2, 24 (cf. http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaH/Hegel_01.htm). Poi però ci son'anche la tortura ostentata, l'exploitation, lo splatter, il gore, l'horror, appunt'il pulp, una crudeltà compiaciuta, gratuita ed eccessiva, un cruento rilanciare "The Atrocity Exhibition" di Ballard (1970). I protagonisti usano per nomignolo un colore: Mr. White, Mr. Orange, Mr. Pink, Mr. Blonde, Mr. Brown, Mr. Blue, ma d'allora il pantone del regista s'è fissato sul "Mr. Blood Red". Ironia, cinefilia, fumettismo, citazionismo non attenuano l'effetto d'oscenità e il dibattito sulla c.d. "estetizzazione della violenza" prosegue accesissimo ancora oggi. Pur'il suo penultimo film, "Django Unchained" (2012), è stat'oggetto d'analoghe accuse (cf. Geoffrey Mcnab, "Django Unchained and the 'new sadism' in cinema", "The Independent", 11 febbraio 2013: "There is something disconcerting about sitting in a crowded cinema as an audience guffaws at the latest garroting or falls about in hysterics as someone is beheaded or has a limb lopped off", https://www.independent.co.uk/arts-entertainment/films/features/django-unchained-and-the-new-sadism-in-cinema-8446213.html). Chi giustifica autori come lui tir'in ballo la catarsi coscienziale della tragedia greca, mentre chi non lo difende lo paragona semmai alla barbara e macabra catarsi del pollice verso nei giochi gladiatorii, quel "thumb down" a cui fin qui s'è opposto lo stesso Zuckerberg per non fomentare ulteriori atti di cyberbullismo. Sta di fatto che Tarantino non ha mai mostrat'interesse, o capacità, per esportare il suo stile applicandolo a poetiche diverse dalla propria. Egli è a buon diritto celebre anche per la costruzione del racconto, con un "back and forth" che costella la struttura delle sue storie ed è una notevol'alternativa sia ai tipi di montaggio classico sia alle strutture diegetiche lineari e non. Altro punto a suo favore: l'utilizzo dei proverbiali dialoghi fiume sempr'allo scopo di livellar'eventi del tran tran esistenziale e fenomeni di trucida ferocia. Questi dialoghi, sospesi fra iperrealismo e surrealismo, allungano efficacemente la suspense, sebbene già in "Pulp Fiction" (1994) c'era chi ne stigmatizzava l'abuso come nel monologo del capitano Koons (Christopher Walken) al bambino e, in "The Hateful Eight", alcuni sproloqui son'interminabili, logorroici, inutili. "Il film s'apre con un lentissimo dolly all'indietro che parte dal volto d'un Crocifisso ligneo, coperto di neve e ghiaccio, forse la singola sequenza più bella degl'ultimi anni." Sarebbe potuto iniziar'e terminare lì, m'a Tarantino non s'addice il dono della sintesi e dunque rilancia per tre ore nella "nichilistica, spietata, paranoica storia degli Stati Uniti d'America", "di stati uniti per forza, con la guerra, con la morte, nel nome d'una giustizia ch'è tale solo quando condivisa, anche da chi magari si detesta e s'è guardato con odio fin'al momento della verità", una storia di 8 "bastardi senza gloria", coi colori de "Le iene" che "stavolta non sono dei modi creativi per celare l'identità, ma un modo razzista per svilirla e discriminarla", 8 pistoleri "senz'eroismo in cui si percepisce chiaramente la natura degl'archetipi e la violenza del dna" della nazion'a stelle & strisce. La pellicola pìù politica del cineasta per sua esplicit'ammissione, sottolineando comunque l'incongruenza d'una protesta contro lo yankeecentrismo affetta dalla medesima tara: un localismo superato dall'attuale globalizzazione. Citando un paio di registi di cui Quentin ha dichiarato l'influenza, il Carpenter de "La cosa" (1982) con l'dentic'attore Kurt Russell aveva saput'evitare l'aporìa, P.T. Anderson no. "Last but non least": "possibile ch'uno sceneggiatore come Tarantino, così preciso, perfett'e ossessivo nella stesura dello script, si sia lasciato sfuggire un dettaglio mica da poco?" Sì, l'ha fatto: la trama è incentrata/concentrata s'un agguat'in un emporio, ma che la diligenza dovesse sostare lì è solo per caso fortuito, imprevedibile da tutt'i personaggi mess'in scena.

Mauro Lanari

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Ultima risposta 06/10/2019 22.16.10
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FiumeMansueto  @  27/06/2018 17:04:04
   9½ / 10
Storia semplice e densa resa grande da dialoghi e monologhi.
Molti criticano l'assenza di flashback che secondo me avrebbero dato un ritmo più veloce alla pellicola mentre così va dal lento dei primi dialoghi a veloce dell'azione nella fine.

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Ultima risposta 01/08/2018 09.01.03
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Romi  @  13/06/2018 10:43:21
   6 / 10
I film di Tarantino non sono il mio genere (fatta eccezione per Pulp Fiction) li trovo eccessivi, anche un po' inutili. Ma sono gusti personali. Di The hateful eight ho apprezzato il primo tempo, il secomdo tempo e' scaduto in una serie crescente di scempiaggini. Bellissima la colonna sonora e la fotografia.

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Ultima risposta 26/06/2018 15.22.50
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Overfilm  @  03/01/2017 13:45:01
   5½ / 10
Al prima domanda che mi faccio per meglio "classificare" questo film, e' questa:
potessi tornare indietro lo rivedrei?
Risposta: no.
Forse sara' per l'abitidine, ma i film che superano i 90/100 minuti a mio modo di vedere rischiano di stancare. Insomma.. le difficolta' aumentano consideravolmente: la posta in gioco si alza notevolmente...
Ovviamente ci sono registi, come Sergio Leone (a cui Tarantino pure si ispira) che anche se fanno opere di 4 ore sembran cortometraggi per come volan via...
Ma appunto non tutti son Sergio Leone.
Cio' detto le 3 ore di questo film alla fine risultan pesanti.
Giusto caratterizzare i vari personaggi (opera per altro non riuscita completamente), ma qui si eccede nella lungaggine (come in Django del resto) ed il risultato non puo' patirne le conseguenze.
A completare il tutto c'e' il fatto che non sono un fan dei western ne' un fan di Tarantino (di cui perlatro ho visto anche film piacevoli)

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Ultima risposta 03/01/2017 15.00.52
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David94  @  04/08/2016 17:41:20
   7½ / 10
Non é sicuramente il miglior film di Tarantino, ma non é affatto male, dai commenti mi aspettavo peggio. Non mancano i soliti elementi che caratterizzano i film di Tarantino, come i dialoghi ( un po'meno epici del solito), la violenza ( ce ne é in abbondanza soprattutto nel finale), la cronologia invertita e i personaggi molto ben interpretati( bravissimi Samuel L. Jackson e Jennifer Jason Leigh). Prima ora abbastamza noiosa, si riprende alla grande dalla fine del terzo capitolo in poi anche se poteva benissimo durare una mezz'ora di meno. Meritato l'oscar a Morricone per la colonna sonora.

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Ultima risposta 04/08/2016 19.31.43
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Tuco ElPuerco  @  28/05/2016 21:54:21
   1 / 10
La solita pretenziosa e fumosa pacchianata dell'ultimo Tarantino. Un omaggio ( se cosi si puo' chiamare) a LA COSA di Carpenter. Imbarazzante

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Ultima risposta 22/01/2018 19.58.40
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  12/04/2016 13:20:54
   10 / 10
Non ne sono ancora sicuro, ma forse potrebbe essere il mio Tarantino preferito. E' un western da camera semplicemente geniale, dove tutto funziona perfettamente. Tantissimo Tarantino ovviamente, tanta Agatha Christie e, non so voi, ma io ci ho visto anche dei collegamenti con diversi vecchi classici (Rio Bravo e High Noon su tutti). Forse l'unica stonata è l'interpretazione di Tim Roth, decisamente troppo Waltzizzante.

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Ultima risposta 22/01/2018 20.03.56
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GLIMMERTWINS  @  09/04/2016 11:33:37
   1 / 10
A parte un enorme Samuel L.Jackson, tutti gli attori (pur celebri) sembrano svolgere il compitino senza il benchè minimo impegno senza lasciare la minima traccia.

Nettamente il peggior film di Tarantino.

Ricerca nauseante di "stupire" ad ogni scena.Violenza gratuita, zero pathos, previdibilissima ogni scena

Ora capisco perchè ai botteghini non ha avuto alcun successo

8 risposte al commento
Ultima risposta 22/01/2018 20.08.25
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franky83  @  07/04/2016 19:24:14
   9 / 10
Dai commenti altalenti mi aspettavo un film al livello di Django,invece è molto superiore!

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Ultima risposta 08/04/2016 04.19.44
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zeta  @  07/04/2016 14:25:42
   5 / 10
A mio avviso il peggior film di Tarantino insieme a Grindhouse. Il fatto di appartenere allo stesso genere di Django rende il paragone ancora più impietoso. I personaggi, i dialoghi, la costruzione narrativa, tutto è stato al di sotto delle mie aspettative. Mi sono decisamente annoiato. Rispetto a Django, ma anche a Inglorius Bastard, un deciso passo indietro.

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Ultima risposta 08/04/2016 04.22.59
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Signor Wolf  @  24/03/2016 00:28:04
   9½ / 10
Ma quanto è bello questo gioiellino, la situazione è inedita (no le iene non centrano una mazza) però i marchi di fabbrica tarantiniana ci sono tutti: i dialoghi ed i dettagli

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Ultima risposta 29/03/2016 03.02.44
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stiffa  @  13/03/2016 12:14:37
   1 / 10
Soporifero, noioso, deludente....

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Ultima risposta 15/03/2016 20.24.20
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Niko.g  @  07/03/2016 01:25:49
   6½ / 10
Questa può essere l'occasione giusta per rimpiangere gli esordi di Tarantino (e anche i superbi montaggi di Sally Menke, la fedele collaboratrice che ha messo la firma ai suoi film più riusciti). Ricordate "Le iene"? Un'unica location, dei folli criminali che straparlano, gli stessi folli che si fanno la bua a vicenda e così via…
Siamo lontani da quell'esordio, tristemente lontani.
Tanto per cominciare non c'è la composizione postmoderna della narrazione. Per carità, con questo non sto dicendo che il postmoderno sia garanzia di qualcosa, anzi. Il punto è che la composizione creativa dei primi film, che era effettivamente il tratto distintivo di questo regista/sceneggiatore, sembra svanita.
Restano le buone riprese, un paio di ottimi colpi di scena, certo, ma la narrazione stavolta è in gran parte lineare e poco interessante, i dialoghi mostrano spesso un vuoto d'ispirazione e le scene non sempre corrispondono a una vera logica narrativa. Il flashback della fellatio, ad esempio, è una volgarità così gratuita da risultare triste e naturalmente decisiva per un abbassamento impietoso del voto (tra l'altro non ho mai capito perché ficcare il membro in bocca a un uomo contro la sua volontà debba essere un atto che umilia solo uno dei due e se Tarantino si permette di giocare con il razzismo, allora io gioco con l'omofobia e dico che tutto mi sarei aspettato meno che Warren fosse una checca pervertita).
La teatralità è un altro aspetto fastidioso, perché essa appare inutile, così da nuocere alla credibilità dei personaggi, al loro spessore psicologico e al rapporto di empatia con il pubblico.
Anche la suddivisione in capitoli risulta priva di senso. Perché? Non c'è nessun capitolo che svolga la funzione che gli compete e nessuna scomposizione narrativa che affronti un particolare personaggio o una particolare situazione che meriti un capitolo dedicato.
E perché utilizzare il formato Ultra Panavision di "Ben Hur", per un film girato praticamente dentro un emporio? Vorremmo delle risposte dal sempre più scontroso Quentin e se egli si infastidisce quando qualcuno gli pone delle domande scomode, non è neanche possibile che noi si venga trattati così, come se stessimo qui a fare la ceretta all'orangotango.
Di Ennio Morricone ho sentito di molto, ma molto meglio.
Concludo repentinamente mettendo una doverosa e sacrosanta distanza tra "The hateful eight" e "Le iene": 6,5.

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Ultima risposta 08/03/2016 16.34.08
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Liz_801  @  06/03/2016 13:59:30
   8½ / 10
Capisco perfettamente che questo film possa non piacere a tutti e magari risultare anche noioso ma io l'ho amato.
Sono rimasta ad occhi spalancati completamente rapita dall'incredibile capacità narrativa di Tarantino, di come con una serie di infiniti dialoghi ci ha raccontato una storia e una serie di personaggi incredibilmente sfaccettati, nessuno al mondo per me sa scrivere una sceneggiatura così ed è vergognoso che non sia stata nominata agli Oscar, considerato poi che annata povera sia stata per il cinema.
L'ho già visto tre volte e non mi stanca mai, è vero, la risoluzione finale è abbastanza banale ma la costruzione del racconto e di coloro che ne fanno parte è così perfetta che per me vale da sola il prezzo del biglietto e mi rapisce ogni volta.
Da vedere tra parentesi in lingua originale senza dubbio alcuno, il doppiaggio è discreto ma come fa recitare i suoi attori Tarantino nessuno e qui in particolare ognuno regala delle interpretazioni troppo straordinarie per perderle col doppiaggio, per non parlare poi degli accenti, fondamentali in un film politico come questo.

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Ultima risposta 17/09/2016 19.13.35
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Jolly Roger  @  05/03/2016 12:52:33
   7 / 10

-----------------------SPOILEROSO e AMMAZZAFILM-----------------------

Io credo che questo sia un film di Tarantino per i tarantiniani. Io ho visto poco di questo regista, ma sono convinto che chi ha visto molto e ama il suo cinema, non può che restare estasiato da quello che mi pare essere (leggendo i commenti) una sorta di manifesto della sua poetica, un'autocelebrazione di ciò che vuol dire, forse il punto più alto della sua carriera. Non sto dicendo il suo film migliore, no perché non posso certo dirlo, sto dicendo il "suo" film, il cinema come lo intende lui. Un po' come quando una band organizza un tour auto celebrativo; se la band è buona apprezzi sicuramente la musica, ma se quella band sono i tuoi idoli vai in estasi.
Sicuramente chi ha tarantino nelle corde riesce a cogliere ed apprezzare sfumature della melodia che chi come me non ha l'orecchio allenato non può. D'altro canto chi non è un fan del regista può cogliere qualche difetto che, evidentemente, c'è.
Il film è maestoso, è grandioso, ma allo stesso modo autocompiaciuto, con una lentezza voluta e un po' stancante, una prolissità che sfiora l'autolatria. La prima parte non finisce mai, quel viaggio in carrozza fino all'emporio di Minnie che sembra distante anni luce. La trama c'è ed è solida, ma troppo semplice per un film che dura ben tre ore, il cui unico scopo peraltro è quello di caricare e caricare e caricare le armi per prepararsi ad un'esplosione di violenza. Perché questo, fuor di metafora, è il film: un lento climax che estenua lo spettatore e si auto - alimenta della tensione che crea, generando ancora più tensione, che prima o poi verrà liberata nel sangue.
Il cinismo è la vera chiave di questo film. La catarsi del sangue che lava via tutto. E potrebbe avere anche un senso, comunque :-)
L'America poggia sui massacri degli Indiani e sulla guerra di secessione, così come l'Europa di oggi nasce da due guerre mondiali. Il mondo civile per come oggi lo conosciamo, nasce indubitabilmente da bagni di sangue, dai massacri che hanno lavato il peggio e che ci hanno ripuliti dai "bastardi".
Bastardi privi di ideali (o con un ideale sbagliato), ammazzati da bastardi forse ancor peggiori, ma che si faranno ammazzare per il loro ideale giusto. In mezzo, la massa che sopravvive ed avanza in un mondo più giusto…e con meno bastardi.
"Soltanto i brutti bastardi vanno impiccati. Ma quei bastardi vanno impiccati". Questo è il motto del film, il fulcro del pensiero del bounty killer Kurt Russell, bramoso di incassare la taglia di 10.000 dollari, ma anche in grado di prendere il suo ruolo estremamente sul serio, come un ideale, una missione. I brutti bastardi non vanno ammazzati con una pistolettata alle spalle, no, è troppo facile, non se lo meritano. Vanno impiccati, devono vedere la morte che avanza lentamente, devono essere mostrati alla massa.
Ma, attenzione, il film non sposa questo ideale; dire che The Hateful Eight è un film per la pena di morte è uno sbaglio, così come lo è dire che sia un film misogino. Soprattutto se si pensa alla frase con cui la prigioniera controbatte: "Tutti i bastardi meritano di essere impiccati. Ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano."
E in un certo senso ha ragione. Lo scopo è rappresentare quel peggio che l'America nasconde a sé stessa: la violenza immotivata, il bagno di sangue fraterno che è stata la guerra di secessione americana e la pena di morte, ciascuna cosa ben rappresentata da una rispettiva scena agghiacciante:

- Il bandito che segue l'inserviente ferito nel bagno, lo trova indifeso e gli spara in testa, con il sangue che sporca la neve;
- Il nero che inventa una storia sordida sul figlio del vecchio sergente confederato, solo per provocarlo e ucciderlo;
- L'impiccagione della prigioniera, forse la scena più cinica che io abbia mai visto in un film.

Comunque, se di "morale" si può parlare in un film così, il fine giustifica i mezzi.
Infatti:
Lo sceriffo – personaggio un po' meschino, dal quale non ti saresti mai aspettato qualcosa di moralmente decente – alla fine non cede al ricatto, non si accorda con la prigioniera, non tradisce.
Alla fine, la prigioniera viene impiccata, applicando la legge.
Ma soprattutto perché, a livelli più ampi, il progresso umano e civile pare il sillogismo di due estremi che s'ammazzano a vicenda, ma il fine - l'eliminazione dei "cattivi" - ci illude di aver giustificato i mezzi.

Una visione interessante, ma troppo cinica, oltretutto rafforzata da un finale in cui muoiono tutti (ma proprio tutti, anche i comprimari).
Concludendo, è un bel film, con grandi attori e un ottimo plot, ma l'aspetto dissacrante nei confronti dei valori e della storia - che culminano con l'ammissione che la lettera di Lincoln è un falso, il disprezzo per l'umanità, l'eccessiva confusione tra bene e male - con dei personaggi tutti ambigui che non incarnano pienamente né l'una né l'altra cosa - così come il cinismo e la violenza rappresentati in alcune scene, sono talmente forti da farti venire il dubbio che questo film altro non sia che una rappresentazione nichilista del peggio dell'umanità, con qualche sotteso intento critico ma soprattutto con malcelato autocompiacimento voyeuristico.
E forse è davvero così.

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Ultima risposta 19/04/2016 09.32.22
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR alexava  @  04/03/2016 15:08:13
   7 / 10
Inutile nascondersi dietro un dito: Tarantino ha cominciato a voler rassomigliare sempre più a sé stesso e alla fine è arrivato a perdere qualcosa.
Dove vediamo il pieno raggiungimento della sua cifra stilistica in quella perla che è Bastardi Senza Gloria, da Django Unchained in poi, notiamo un leggero impoverimento della sua poetica e della suo più straordinario superpotere: ovvero quella capacità di andare incredibilmente a fondo dei personaggi, senza mai cedere al dialogo come mezzo per passari informazioni su di loro. Il dialogo nei film di Tarantino serve la tensione, il pathos e il climax ascendente.
Detto questo, visivamente e tecnicamente, l'ottavo film del mascelluto regista è un gioiello.

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Ultima risposta 19/04/2016 01.10.56
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crimal9436  @  03/03/2016 17:36:05
   7½ / 10
Non il miglior Tarantino ma cmq buon film. Gli aspetti positivi sono tutti per la sceneggiatura più thriller degli altri suoi lavori. Manca ormai la sorpresa per lo stile narrativo che ormai tutti conoscono, come l'attenzione ai particolari, i dialoghi ricercati.
Grandi interpretazioni, e infine...sublime colonna sonora!!!

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Ultima risposta 05/03/2016 02.17.37
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Gruppo COLLABORATORI Mr Black  @  22/02/2016 00:05:04
   7½ / 10
Buono davvero! Un film che vola nonostante la lunghezza. Nonostante non sia certo la sua opera migliore, si fa apprezzare abbastanza. Bravissimo l'intero cast. Cosa si può ancora dire che non sia stato già detto?

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Ultima risposta 19/04/2016 01.14.47
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Gruppo COLLABORATORI Terry Malloy  @  20/02/2016 20:42:58
   9 / 10
Visto la prima volta in italiano, e direi che la morte del doppiaggio è decretata. Mi ha rovinato un bellissimo film. Poi visto in grazia del Signore alla Cineteca di Bologna, con tutti i crismi, con un sonoro che non sentivo da quando ero nella pancia della mamma, con un'ambizione di visuale sui corpi martoriati di questi cacciatori di taglie che rende comunque Tarantino il miglior regista della sua generazione di debosciati colleghi.
E ora veniamo al film. Che non è un trailer della durata di tre ore, ma una profonda e accurata composizione postmoderna che aggiunge tasselli a un'ossessione semplice: la vendetta. Vendicarsi è giusto? E' una domanda che rimarrà insoluta per sempre. Eppure ci si possono ricamare sopra storie molteplici e infinite. Andando sempre più di fino: da Jules Winfeld a Shoshanna, arriviamo alla rappresentazione teatrale all'interno di uno scenario più horror che western, ma comunque "di frontiera". E lì comincia la danza della sfumatura: perché agiscono questi quattro crudeli assassini? Quando la vita non rappresenta più nulla, che cosa resta? Innanzitutto delle gran balle. La menzogna. Ma di due tipi: la prima è una maschera, è un vestito (tutti e otto ne hanno uno, diversissimo da ogni altro), è ciò che ci cuciamo o ammanettiamo addosso per evitare rogne di ogni genere. Usiamo la menzogna, dunque, come un'abile astuzia, che al massimo massimo può ferire i sentimenti di un comune senso collettivo che chiamiamo: razza. E poi c'è la menzogna fraudolenta, quella che copriamo goffamente, quel teatrino che insceniamo cercando di renderlo troppo credibile per non essere smascherato con implacabile sicurezza da chi la verità la conosce bene, e conosce bene anche e soprattutto l'arte di mentire: "allora è vero quello che si dice su di voi", dice John Ruth a Warren. "Non un negro qualunque". Ognuno si porta dietro ogni tipo di fama e di storia e di leggenda, ma guai a mentire per ottenere qualcosa di più che salire su una diligenza quando si sta morendo, perché lì interviene un'entità che sembra non esserci mai in questi mondi lontani della finzione, ma c'è, ed è forse più implacabile e rigida che altrove: la Giustizia. E per essere giusti fino in fondo, a seconda di quanto lo richiedano le circostanze, bisogna essere distaccati: e finalmente il Jules di Pulp Fiction può essere davvero un vendicatore solitario che non ha bisogno di papponi e valigette da recuperare. Jules sta facendo il peregrinatore solitario, come "Carradine in Kung Fu" e finalmente può mettere in pratica ciò che gli piace più fare: insegnare la parola di Di0 ai *****ni come Tim Roth. "Ah, adesso ci credi in Gesù Cristo eh?!", in una battuta già memorabile. E le motivazioni? Semplici, banali, eppure condivise. Minnie e Sweet Dave, due brave persone. Una nera. E uno, come John Ruth, che ti salva la vita quando sei in procinto di fare la sua stessa fine. Ognuno di questi uomini, spietati e sanguinari, ha un suo codice, comprensibile agli altri, e questo perché rispetta l'unica condizione per la sua applicazione, per l'applicazione di una giustizia possibile: il distacco. Non è un film sanguinario, dunque, il sangue serve, perché è l'unica cosa che è dentro il nostro corpo, quando è sparito tutto il resto. Ciò che serve è capire che Tarantino crea un film sfaccettato e pieno di un'amara ironia. E lo realizza magistralmente.

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Ultima risposta 09/03/2016 20.35.53
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Alex Vale  @  20/02/2016 14:56:25
   9 / 10
Ottavo film di quel grande genio che è Quentin Tarantino, che purtroppo non ha capito nessuno, e che è stato invaso da critiche negative, di gente che magari si va a vedere Cinquanta Sbavature di Nero e dice che è bello!Questa pellicola è PURO CINEMA, confezionata come una grandissima messa in scena, molto teatrale e sofisticata, che conferma la grande maestria e bravura di Quentin nello scrivere sceneggiature, in maniera molto emozionante e cinematografica.Filmone!

2 risposte al commento
Ultima risposta 26/02/2016 16.13.57
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peppe87  @  19/02/2016 17:43:37
   8 / 10
un 8 ci sta tutto

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Ultima risposta 23/02/2016 11.38.42
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Buba Smith  @  19/02/2016 01:02:47
   5½ / 10

Decisamente mi aspettavo qualcosa di più.

Dialoghi piuttosto banali, e una prima parte un po' tanto pesante. Poi il ritmo cambia totalmente nella seconda parte, ma non riesce comunque a convincere del tutto.

Va bene che lo stile è quello, però mi aspettavo almeno di vedere qualche rinnovamento. Cosa di cui alla fine non si è vista.

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hghgg  @  18/02/2016 22:22:01
   8 / 10
Ok, esco allo scoperto. Un film di Tarabello non mi piaceva così tanto da "Le Iene" e "Pulp Fiction" che per carità restano irraggiungibili però "The Hateful Eight" si impone su di un mio ipotetico podio della filmografia tarantiniana.

Oh che è totalmente autoreferenziale si vede, che Tarantino abbia ormai cominciato a fare il citazionista con se stesso pare davvero evidente, eppure funziona più o meno tutto, anche la miriade di dialoghi nel ritmo certamente meno secchi e brillanti che nei due capolavori sopracitati certo, ma proprio per questo funzionali alla "maturità" di questo film, alla sua lentezza, alla sua cupezza, cose nuove per quel càzzone di Tarantollo che per carità fa il càzzone anche qui (e un par di minchiate poteva risparmiarsele vedi personaggi che ogni tanto si muovono, sparano e parlano al ralenty) ma solo a volte, soprattutto nella prima parte del film prima che il delirio sanguinolento abbia definitivamente inizio.

"The Hateful Eight" è strano perché è un Tarantino allo stesso tempo classico, autoreferenziale e nuovo. Mai visto un Tarantino così crudo, e cupo. Lo spietato finale nella sequenza splendida

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER la dice lunga ma non c'è solo quello, molta di questa "oscurità" era già uscita nella prima parte. In breve questo film è diventato il mio terzo Taranbrutto preferito ma è anche il Tarantazzo che mi ha divertito meno. Si le scene eccessive e divertenti ci sono anche qui ma l'atmosfera di ansia e tensione costruita nella parte centrale è forte e annulla qualsiasi divertimento càzzone. Non ci ho trovato nulla da ridere insomma, o quasi.

Bravissimo Quentozzolo, ma qui non avevo dubbi, nell'uso dell'ambiente, della scenografia, per contribuire alla costruzione di quella sensazione di claustrofobica tensione e di totale sfiducia in cui nessuno si fida di nessuno. Tensione dichiaratamente debitrice de "La Cosa", meraviglioso capolavoro di Carpenter e molto ben "omaggiato".
Capolavoro dal quale viene ripescato lo stesso Kurt Russell, autore anche qui di una prova memorabile, come ulteriore aggancio al film "padre". C'è la tensione carpenteriana, c'è il western, per l'ambientazione, c'è perfino una parte Gialla "Agathachristiana" con Samuel L. Jackson/Maggiore Warren in versione detective dall'ehm grilletto facile.

Ed è tutto reso e diretto benissimo, il primo Tarantino mortalmente lento e prolisso che si sia mai visto eppure è riuscito a coinvolgermi totalmente e bravo lui.

Samuel L. Jackson che torna grande protagonista in un film di Tarallo dopo i fasti di "Pulp Fiction" e le belle prove di "Jackie Brown" e "Django". Il Maggiore Warren, grazie allo sfrenato carisma di Jackson diventa un altro personaggio classico della galleria tarantiniana, tra dialoghi deliranti e momenti di càzzutagine assoluta. La sintonia tra Jackson e Quentotto è ai massimi storici ormai.

Poi tutti a dire quanto è stata brava Jennifer Jason Leigh e brava di qui brava di lì e capirai io non lo scopro certo adesso anzi ha pure fatto di meglio. La Leigh è una bravissima attrice, preparata, versatile e molto sottovalutata. Qui rozza, folle e grondante sangue (alla fine quasi per nulla suo) infila una interpretazione memorabile, non è la prima e mi auguro non sia l'ultima ovviamente. Bellissima la scena in cui improvvisa un blues con la chitarra, sgraziata e stonata.

La sorpresa è l'ottimo Walton Goggins davvero in parte, bravissimo e calato nella mentalità tarantiniana con grande naturalezza. Uno dei migliori. Gli appassionati di serie tv lo ricorderanno già bravissimo in "The Shields" una delle migliori serie tv di sempre. Adesso però è salito in serie A e si è confermato talentuoso. Bravissimo, gran resa del personaggio, grande intesa con Samuel Jackson.

E sempre impeccabile un eccellente caratterista come il vecchio Bruce Dern, attore capacissimo. Tutta la lunga scena del dialogone di Jackson sul figlio di Dern risalta anche per l'espressività del vecchio leone oltre che per la parlantina carismatica dell'ex Jules.

E poi a Samuel Jackson ha detto cùlo stavolta, il precedente incontro con la prole di Bruce Dern l'aveva avuto in "Jurassic Park" e non è che fosse finito proprio bene...

Scherzi a parte "The Hateful Eight" è bellissimo per me ma non è un capolavoro perché ? Perché alla fin fine ci sono delle cose che non vanno.

Oltre alla poca scorrevolezza oggettiva di alcuni dialoghi almeno e una deriva splatterosa grottesca nella parte finale che spezza quella serietà cupa e tesa che tanto mi stava piacendo c'è anche la direzione bruttina dell'altra metà del cast da parte di Tarantino e questa è proprio una novità: due fedelissimi come Michael Madsen e Tim Roth per un motivo o per l'altro sfruttati peggio che male...

Il primo ormai trasformato in macchietta, un duro bolso e con la tinta, un personaggio privo di spessore e di interesse, la sua presenza è quasi fuori posto e visto il grande auto-debito che "The Hateful Eight" paga con "Le Iene" tal cosa è alquanto triste; il secondo, attore bravissimo, è invece intrappolato in un'assurda e incomprensibile imitazione di Christoph Waltz che va avanti per tutto il film dando vita ad un personaggio irritante, destinato a rimanere sullo sfondo... Come diavolo si fa a buttar via Tim Roth così ? Dategli un qualsiasi personaggio e te lo trasformerà in oro, è un attore della màdonna, e gli fai fare l'imitazione di un altro attore in altri tuoi film ? A Tarantì...

E tutte le figure secondarie funzionano poco, personaggi che non riescono ad imprimersi nella memoria cosa che a Tarantino riusciva bene invece con i personaggi minori, quelli sullo sfondo...

Resta comunque un grande film. Meschinità, crudeltà, voltafaccia continui, solo un destino segnato creerà l'unico sodalizio leale e inatteso dell'intero film. Un Tarantino più nero e spietato del solito a mio avviso, di sicuro infinitamente di più rispetto a quella càzzatona cosmica di "Django".

Eccellente la colonna sonora di Morricone, sotto le righe, segue sinuosa l'atmosfera tesa del film.

Ad esaltare la maturità "artistica" del film c'è l'occhio di Tarantino che regala visioni innevate straordinarie, esaltate da una fotografia eccellente come poteva aspettarcisi, immagini superbe per l'occhio e questa è una cosa che con me funziona sempre.

Questo Tarantino autoreferenziale insomma mi ha stupito e "The Hateful Eight" è diventato uno dei suoi film che preferisco. Visto una seconda volta a casa, in lingua originale, cambia poco e ti fa notare come i suoi film siano sempre molto ben doppiati tra l'altro.

Ottimo.

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Ultima risposta 19/02/2016 19.31.11
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BrundleFly  @  18/02/2016 21:15:25
   7 / 10
Non entrerà nella mia personale Top 5 dei film di Tarantino, ma si tratta comunque di un ottimo prodotto.
Prima metà che scorre lenta - forse fin troppo - e un secondo tempo senza un attimo di tregua, fino al delirante finale.
Tarantino si conferma un grandissimo direttore di attori, tanto che riesce pure a far Recitare Channing Tatum.
Un Morricone un po' poco presente, mi aspettavo di più.

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Ultima risposta 19/04/2016 01.23.58
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eruyomè  @  18/02/2016 02:19:39
   8½ / 10
Io non sono fan di Tarantino, ma il mio ragazzo si e, contagiata dall'entusiasmo per questa sua nuova uscita, si finisce col passare un San Valentino tarantiniano addirittura all'Arcadia di Melzo, 30 metri di schermo e sala fantastica per la versione originale in 70 mm.
Che dire? Spettacolo maestoso, fin dai primi minuti dell'overture di Morricone (purtroppo lo si sente fin troppo poco durante il film!), che dallo schermo rosso sangue ti introduce e accompagna solennemente dentro la storia.
Le tre ore francamente mi sono passate in un attimo, non ho mai avvertito noia né momenti di stanca o disinteresse. I dialoghi sono sì tanti lunghi e continui e...allora? Io me li son goduti tutti. Divertenti e intelligenti. E senza mai solo un piano di lettura.

Tutta la prima parte della diligenza l'ho trovata stupenda, ma anche dopo, nella locanda, il film aveva preso una piega in un certo senso più seria, che forse ho preferito rispetto alla seconda parte, soprattutto dall'esplosione delirante e splatter in poi. Ma va bene anche così, Tarantino è Tarantino e non gli posso rimproverare di essere sè stesso.
Scena finale da brividi ad ogni modo, che fa riflettere e fa commuovere, se letta nel modo giusto, e alla luce di quanto visto fino a lì.

Tanto di cappello a un regista coraggioso dunque, uno dei pochi che fa politica coi suoi film. E non nel senso becero o propagandistico del termine, ma in quello alto, vero. Racconta, nel suo piccolo, la sua visione del mondo, di attualità, dei problemi della società, delle sue contraddizioni, e cercando di analizzare le radici storiche di quei problemi; e lo fa attraverso storie di intrattenimento, popolari, con personaggi divertenti e surreali, un modo di raccontare sopra le righe e che mescola diecimila influssi e generi cinematografici diversi.
Insomma, uno stile unico, nel bene e nel male.

La storia è corale, e tutto il cast è fenomenale, nessun personaggio spicca davvero del tutto.
Anche se Samuel Jackson qui è veramente un grande, Kurt Russell lo si adora perchè si, la Leigh meriterebbe davvero l'oscar (fossero una cosa seria, cosa che non sono, quindi non lo avrà), e Goggins è sorprendente, dà vita a un bellissimo personaggio.

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Ultima risposta 19/04/2016 01.27.00
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Trixter  @  17/02/2016 08:50:49
   8 / 10
Mettetevi la sciarpa, signori, perchè sin dall'inizio, nelle lande bianche e desolate dell'innevato Wyoming, farà freddo, molto freddo.
Eppure, l'atmosfera del film di Tarantino si riscalderà molto velocemente, grazie ad una trama semplice ma molto intrigante e ad un contesto in cui ogni granello è al posto giusto.
La pellicola è di ampio respiro, i dialoghi sono come sempre curatissimi e gustosamente articolati, gli interpreti sfoderano prove eccellenti (concordo su un Roth un pò macchiettistico, per un ruolo forse pensato per Waltz in cui, però, avrei ben visto anche il bravo Steve Buscemi).
La lunghezza del film potrebbe spaventare, eppure il racconto è un incedere maestoso verso un epilogo che non t'aspetti e per questo di noia e sbadigli neanche l'ombra.
Una piccola delusione, per me, è stata la colonna sonora: Morricone ha fatto un bel lavoro, davvero. Ma rispetto ai grandi film di Sergio Leone, dove la colonna sonora è una vera co-protagonista, qui si fa sentire solo come raffinato ma sbiadito intermezzo tra i continui e serrati dialoghi tarantiniani. Forse l'ingombrante autoreferenzialità del regista ha impedito che altri (Morricone, appunto) potesse assurgere ad un ruolo paritario rispetto al suo. Anche perchè di autoreferenzialità, in T.E.E., ce n'è anche troppa.
Tarantino sembra voler citare se stesso, omaggiarsi continuamente in un ridondante autocompiacimento, da Le Iene a Bastardi. Ad ogni modo, al grande cineasta tutto è concesso, tutto è perdonato. E dopo il passo falso di Django (almeno per i miei gusti), Quintino torna a farci sognare e divertire.

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Ultima risposta 18/02/2016 09.45.15
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donzauken  @  16/02/2016 00:28:14
   3 / 10
Tarantino al suo minimo storico, realizza un film girato malissimo, che gira a vuoto dall'inizio alla fine. Pessimi e scadenti i dialoghi, che a un certo punto non rispondono nemmeno più a una logica narrativa ma solo al gusto della citazione e della sorpresa ad ogni costo. Per me siamo davanti a un regista in crisi di ispirazione, mi viene il dubbio che non sia nemmeno un suo film. Per tutti quelli che gridano al miracolo perchè "un film quasi tutto girato nella stessa stanza, geniale", mai visto un film di Roman Polanski? Non credo. Trama innovativa e rivoluzionaria? Mai sentito parlare di "Dieci piccoli indiani" di Agatha Christie? Di solito si legge alle scuole medie. Attori al minimo sindacale, si guadagnano la pagnotta col minimo impegno e scarsa presenza scenica, si salva solo Samuel L. Jackson. Come detto da qualcuno, uno dei pochi film di Tarantino che tra qualche anno non avrete il piacere di rivedere. Peccato davvero, un'occasione mancata.

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Ultima risposta 17/02/2016 08.46.04
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sixx79  @  15/02/2016 22:11:02
   7½ / 10
Non definirei questo film brutto, e nemmeno un "non" film di Tarantino, per come lo conosco io (non sono un appassionata), questo film lo è eccome, a partire dai dialoghi per finire con le scene più strane al limite dell'immaginazione.
Non nascondo che la prima parte sia un pò soporifera, al cinema mi è calata la palpebra, la seconda, invece, è tutto un crescendo e ravviva il tutto con scene troppo surreali e dove si vede i Tarantino classico.
Poteva essere migliore, si....ma poteva essere anche peggiore...

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Ultima risposta 19/04/2016 01.33.06
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davmus  @  15/02/2016 08:25:11
   7 / 10
Buon film, ma non certo un "capolavoro"

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Ultima risposta 19/02/2016 09.27.30
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Norgoth  @  13/02/2016 19:36:53
   9½ / 10
The Hateful Eight è un film che va assaporato dall'inizio alla fine.
The Hateful Eight non vi darà tempo di annoiarvi di certo, nonostante le tre ore di durata.
The Hateful Eight ha una regia pazzesca e una fotografia curata in ogni dettaglio (e ai dettagli bisogna prestarci particolare attenzione, anche ai fini della storia -comunque tutto viene spiegato, a tempo debito-)
The Hateful Eight ha un'ottima colonna sonora, perfettamente calzante (e no, non era detto che lo fosse solo perché "l'ha composta Morricone").
The Hateful Eight ha dialoghi a fiumi, praticamente si parla e basta, ma sono così efficaci che mantengono costantemente alta l'attenzione.
The Hateful Eight ha una contenuta dose di violenza, ma una massiccia dose di sangue (soprattutto nella seconda parte).
The Hateful Eight, pur essendo un film serio, fa davvero ridere. Ha un livello di sarcasmo e dei personaggi così forti nel loro cinismo che non si può non sorridere dei coloriti scambi di battute e delle situazioni che si vengono a creare.
The Hateful Eight è ai limiti del grottesco, in certe situazioni, e questo mi è piaciuto da morire.
The Hateful Eight è il risultato che otterreste se metteste in uno shaker Le Iene, Pulp Fiction, Kill Bill Vol.2, Grindhouse Death Proof e Django Unchained.
The Hateful Eight è un film di un Quentin Tarantino in splendida forma.
E tanto mi basta.

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Ultima risposta 13/02/2016 20.14.57
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saraba  @  13/02/2016 18:11:52
   5 / 10
Vado subito al sodo: a me non è piaciuto,
molto lento, troppo verboso, con scene di violenza rivoltanti.
Quentin rimane un grande ma stavolta, diciamolo senza vergogna,
un tantino al Tarantino la frizione gli è slittata, eh...

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Ultima risposta 16/02/2016 10.54.59
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Dexter88  @  13/02/2016 11:22:04
   8½ / 10
Davvero bello. Il film inizia con una sequenza stupenda in cui le musiche di Morricone accompagnano la traversata di Kurt Russel e compagni nelle campagne innevate, e già qui si nota l'ammirazione che ha Tarantino per Sergio Leone. Prima parte molto lenta, gli spettatori in sala, comprensibilmente, si assopiscono, poi la svolta; la trama all'interno della locanda prende una piega a mio avviso insapettata (un giallo nel western, fantastico!) e gli spettatori si rinvigoriscono. Paradossalmente avrei preferito che il film si svolgesse per più tempo nella locanda, accorciando magari i dialoghi iniziali. Da un certo punto in poi si ha la sensazione che possa succedere di tutto.
Ottimo il cast, Walton Goggins straordinario, così come Samuel lee Jackson e Kurt Russel che spiccano su tutti, in generale i personaggi compongono un gruppo davvero interessante per la trama, anche se non vengono descritti profondamente dallo sceneggiatore.
A me è piaciuto molto più de Le Iene e l'ho preferito anche a Django e Bastardi senza gloria
Qualche difetto c'è, avrei per esempio evitato la voce fuori campo e la tinta dei capelli di Michael Madsen è grottesca per il contesto del film.
Nel complesso comunque un film che merita tanto

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Ultima risposta 17/02/2016 16.33.44
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marco63  @  12/02/2016 14:33:04
   7 / 10
Le iene in salsa western. Grandi Walton Goggins e Morricone.

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Ultima risposta 13/02/2016 03.20.54
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Lucignolo90  @  11/02/2016 14:00:35
   8 / 10
Trust no one, "Non fidarti di nessuno", questo monito era il pensiero ricorrente che aleggiava tra gli sventurati personaggi rifugiatisi dalla bufera nella base in Antartide in uno dei migliori film sci-fi horror di sempre: "La Cosa", del grandissimo John Carpenter.
A distanza di 30 e passa anni questo avvertimento, che trae le sue radici dai gialli di Agata Christie vecchio stampo, sembra ancora essere valido e cinematograficamente stimolante da mettere in scena, stavolta è il turno di Tarantino.
Inutile scendere nei dettagli se non posso fare spoiler: in pratica nelle lande glaciali del Wyoming, 9 uomini (gli 8 del titolo più un cocchiere) trovano riparo dal freddo estremo in una taverna, ognuno ha un preciso motivo per il quale sta passando da quelle parti e gli interessi di molte persone la dentro potrebbero collidere, soprattutto perchè il protagonista della vicenda (uno splendido Kurt Russell oggi come nel 1982 in quella maledetta base antartica) sta accompagnando alla forca una donna la cui taglia è di ben 10mila dollari.
Da quel momento in poi comincia il vero film, un'opera dall'impianto rigidamente teatrale con la presentazione dei personaggi impostata su una tensione dialogica e una decostruzione dei tempi drammatici che sono il pezzo forte delle produzioni di Tarantino, e qui di momenti per sfoggiarla ce ne sono a iosa, ben presto realizziamo che di western in questo caso vi è solo l'ambientazione che fa da cornice: scordatevi scorrerie a cavallo, stalli alla messicana e cappelli fatti volare da colpi di pistola. Non vi è nulla di tutto questo, è un Le Iene svuotato anche dal pulp caro al regista, ma oramai troppo stantio per essere riproposto. Ci accorgiamo di stare assistendo a un thriller classico che vede un'inquietudine strisciante presente da subito sfociare nella seconda parte in una piega molto peggiore negli esiti.
Non vi è nemmeno il citazionismo che avevamo visto in Django, che, pur ritenendo un buon film, considero personalmente il meno riuscito del regista. I rimandi qui ci sono (parlavamo de Le Iene e La Cosa no?), ma sono allusivi e non sfacciati.
Anche la colonna sonora in questo caso ricopre una componente molto importante del film, più per quello che non fa sentire; difatti anche da questo è facile capire che c'è un uso più sobrio e ragionato della stessa, abbandonata l'invadenza dell'OST di Django, un "pastiche" che andava da Wagner, a Tupac a Elisa, viene sostituita da una score di Morricone che spinge a sapienti intervalli e accresce il senso di malessere e di pericolo incombente.
Qualche "Tarantinata" c'è comunque (soprattutto nella seconda parte) ma è una tassa accettabile e stavolta usata con parsimonia in alcune scene particolarmente cruente.
Se pensate di ritrovare il Tarantino di Django, state pensando a un altro tipo di film, non sò come ragioni il regista, in che modo programma i film, se vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte, accontentando di volta i fan e poi la critica, o forse solo per il proprio piacere personale di abbandonarsi a progetti più spensierati una volta e più concentrati la volta dopo. Fatto stà che in questo film Tarantino mi è sembrato voler tornare a far sul serio, è il Quentin nichilista e cinico dei primi film, non ci sono eroi o eroine, donzelle da salvare, ma da impiccare semmai, e come ci ricorderà il personaggio di Marquis Warren, interpretato da un sempre più bravo Samuel L. Jackson "Tutti i bastardi meritano di essere impiccati, ma i grandi bastardi sono quelli che impiccano".

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Ultima risposta 29/03/2016 03.15.49
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Silvia888  @  11/02/2016 11:27:31
   9 / 10
Niente da dire, un film che ti tiene per 3 ore abbondanti incollato alla sedia, con un ritmo incredibile, una regia strepitosa e uno stile unico.
I personaggi sono ben caratterizzati e recitano alla perfezione.
Nel film viene presentata una giustizia primordiale, embrionale, che a mio parere bisogna contestualizzare nell'epoca storica di riferimento e non in quella attuale per capire appieno lo spirito del film e non farsi sconvolgere dalle molte scene forti.
Imperdibile davvero, è uno di quei film che non ci si pente di aver visto perché portano spunti di riflessione anche nei giorni successivi.
Un viaggio.

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Ultima risposta 29/03/2016 03.09.22
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Zio_iori  @  10/02/2016 23:19:13
   7½ / 10
Molto è stato detto e molto altro ci sarà da dire, ma io sarò breve. A me è piaciuto.

Grazie ancora Quentin.

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Ultima risposta 11/02/2016 09.00.10
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dagon  @  10/02/2016 22:09:03
   5 / 10
Tarantino lascia a briglia sciolta il suo ego smisurato e si spara un pìppone a 2 mani, realizzando un onanistico monumento al suo genio. Un film che dura 3 ore ma che ne sarebbe potute durare anche 4 o 5 o 6, visto che la maggior parte dei dialoghi/monologhi sono assolutamente inutili rispetto alla storia e quindi se ne sarebbero potuti aggiungere ancora a iosa. Per lo stesso motivo se ne sarebbe potuta togliere la maggior parte con ugual risultato. In ogni momento ti immagini Quentin compiaciuto che ammicca agli astanti "avete visto come scrivo bene? avete visto che geniaccio che sono? avete visto quanto sono esageratamente bravo a far parlare uno per un quarto d'ora del nulla"? Che Tarantino sia un maestro in questo non c'è dubbio, il problema (per me) è che ha stufato, siamo ormai alla ripetizione manieristica delle stesse cose. In altre occasioni, la stessa tipologia aveva una sua funzionalità nella storia, qui siamo esclusivamente o quasi alla forma e all'esercizio fine a sé stesso. Ancora dopo 20 anni si pensa che lo splatter a dosi massicce (che ormai ci sorbiamo ovunque pure in certe serie tv) abbia l'effetto che poteva avere ai tempi di Pulp Fiction?
Se Bastardi senza gloria è stato uno dei miei film preferiti del regista, sembra incredibile che dopo soli 2 titoli mi abbia portato a questa sensazione di noia profonda, di vacuità ed autoreferenzialismo totali. Insopportabile Roth che gigioneggia imitando Waltz. Mi rattrista che Morricone, dopo decenni costellati di capolavori, finirà con il vincere l'Oscar per un'opera di cui non credo rimarranno tracce imperiture.
Ottavo film e settimo nella mia personale classifica Tarantiniana, migliore solo dell'osceno "A prova di morte".

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Ultima risposta 20/03/2016 10.50.24
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Spera  @  10/02/2016 17:21:49
   6½ / 10
Che dire...molto meglio dell'inutile e ridicolo Django a cui avevo dato un voto esageratamente alto, ancora accecato dall'amore per un regista che mi ha fatto sognare in passato.
Tanto di cappello, strutturare 3 ore di film su dialoghi, sia pur forzati ed fin troppo annacquati, e farlo con questa maestria non è da tutti, anzi direi che è prerogativa di questo regista oramai conosciuto a tutti.
Le ottime prove di Russel, Jackson ed in primis della JJL alzano il livello ed il film ruota intorno a loro; gli altri personaggi li ho trovati meno nella parte e hanno regalato prove meno esaltanti.
Musiche ok, ridotte all'osso ma sempre meglio del calderone orripilante visto su Django. Chiariamoci, le musiche di Django sono di un certo livello ma ascoltate a casa o in macchina per essere canticchiate e non per essere "copiaeincollate" in un film pseudo western.
Ambientazione bellissima, anche se non nuova per un western, al momento mi viene in mente "il Grande silenzio" se non ricordo male.
La scelta di ambientarlo nell'innevato inverno del Wyoming è azzeccata e *****...fa davvero venire freddo a tratti quella porta che continua ad aprirsi.
Un punto in meno per la durata, 40 minuti in meno sarebbe stata una scelta più funzionale, ci sono delle parti morte e troppo diluite in dialoghi senza peso.
Ok per lo splatter che da un pò di brio ed esalta la potenza "pulp" del cinema tarantiniano.
Per quanto mi riguarda Tarantino ha sparato le sue cartucce e si è evoluto in un modo che non mi coinvolge più ma non gliene faccio una colpa, come potrei dopo che ci ha regalato capolavori del calibro di Pulp Fiction e le iene?
La sua evoluzione ancora non è terminata, di certo non posso dire che il suo non sia cinema, oramai è solo una questione di gusti.
Ultima cosa...basta con le battute sui negri...è da Pulp Fiction che Samuel esclama negro in modo sprezzante rivolgendosi a un nero.
Oramai questa cosa non fa più ridere e la trovo di cattivo gusto messa giù in questo modo così insistente.

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Ultima risposta 11/02/2016 19.47.18
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rox special  @  10/02/2016 14:06:17
   9 / 10
Non mi stancherò mai di ripeterlo: Tarantino non è per tutti. O piace o non piace. Rispetto tutte le opinioni ma trovo assurdo che, al suo ottavo film, ci sia ancora qualcuno che si lamenta per i suoi dialoghi eccessivamente prolissi e verbosi e il gusto dell'eccesso. Tarantino è questo, con tutti i pregi e difetti che comporta la visione di un suo film. Non è un film Disney, ci sono dialoghi cinici, personaggi brutti e cattivi e sangue a livello quasi ridicolo, mettetevelo in testa.

Detto questo vado controcorrente dicendo che personalmente l'ho trovato uno dei Tarantino migliori, in barba al flop in america e a chi sostiene che sia il suo film peggiore. Mi ha divertito più dell'ultimo Django e questo già mi basta. Non mi ha annoiato nonostante la sua lunga durata (a tal punto che l'ho visto al cinema già due volte) e questo mi impone di alzare l'asticella del voto quasi alle soglie del capolavoro.

Certo i difetti non mancano, tipo un Tatum che non ci azzecca nulla, una voce fuori campo che personalmente avrei evitato e un Tim Roth che palesemente tenta di scimmiottare un purtroppo assente Christoph Waltz. Di merito sono però presenti Jackson e Russell in perfetto stato di grazia, accompagnati dall'immancabile Madsen e una Leigh che quasi sicuramente vincerà l'oscar.

Ma i difetti per quanto mi riguarda si fermano qui, perché tutto il resto funziona perfettamente, così come funzionò per il primissimo Le iene. I dialoghi paiono eccessivamente lunghi sono nell'ottica in cui si decida di non farsi coinvolgere dal gioco che Tarantino mette in scena, ovvero di caricarti a molla facendo crescere lentamente la tensione, parola dopo parola, fino alla resa dei conti finale (che, come sempre nei suoi film, è incredibilmente appagante).

A livello di inquadrature e musiche, con dietro un inedito di Morricone, nemmeno perdo tempo. Si sapeva già prima che da questo punto di vista sarebbe stato tutto perfetto.

Che dire quindi? Applausi. Per me solo applausi. Se questo film dovrebbe essere quello di un regista "finito" o che scarseggia di idee... bhe ben venga. E ora inizia l'attesa fino al prossimo film.

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Ultima risposta 12/02/2016 14.04.10
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Manticora  @  09/02/2016 22:40:49
   4½ / 10
I miei amici continuano a non capire e ad accettare,a me Tarantino ha STUFATO,ma loro continuano,e con la storiella che questa volta sarà meglio mi comprano il biglietto,ma almeno questa volta a 4 euro,e per non sentirli l'ho comprato io...
Un film inutile,ma perchè?Perchè ogni tanto questo copione di professione non decide di smetterla di masturbarsi davanti a tutti?La masturbazione soprattutto mentale è qualcosa di PRIVATO,sono tollerante,i fan e gli avvocati difensori possono anche sciropparsi tutto il cinema di tarato,andare in estasi per le seghe mentali dei dialoghi,le citazioni,la musica e tutto,ma io no,il cinema DEVE raccontare storie,e se la storia annoia allora vuol dire che c'è qualcosa di sbagliato.Ormai è dai tempi di Pulp Fiction che Taranta ha sminuito la sua già scarsa capacità di scrivere sceneggiature,questo non è un film è un opera teatrale che TEMPOREGGIA,per annegare il tutto nella caciara e nello splatter.MA NON FUNZIONA,il pubblico infatti negli usa è rimasto freddo,facendolo finire presto nel dimenticatoio.Le uniche cose positive a parte il reparto tecnico,luci,effetti speciali,costumi,scenografie sono la colonna sonora,che riprende addirittura un pezzo non usato da Morricone per la Cosa,buone musiche,ma una delle poche cose che sà scegliere e la musica.Il secondo elemento è l'unica attrice femminile,Jennifer Jason Leigh,che in minoranza tra i maschi recita anche con il corpo,che subisce violenze,insulti anche se poi il pompino,sinceramente gratuito e diciamo inutile,tipico del cinema del taranto...
Per il resto tutti si parlano addosso,aneddoti,storielle,prese di posizione,tutto molto teatrale,ma questo DOVREBBE ESSERE CINEMA,per questo risulta noioso,perchè alla fine i dialoghi NON SIGNIFICANO UN BEL NIENTE,giusto qualche allusione qua e là,forse il regista dovrebbe pensare di delegare il ruolo di sceneggiatore a qualche professionista,ci sono apposta,ma non lo ammetterà mai.Alla fine cosa resta degli otto?Niente,come tutto l'arzigogolato cinema di tarato,mediocre e sopravvalutato,ma tutto questo è accademia...i maestri sono altri.

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mainoz  @  09/02/2016 22:33:16
   7 / 10
Continuo ad essere sorpreso da cio' che partorisce la mente di questo folle e bizzarro regista. Purtroppo non e' uno dei migliori Tarantino, per me siamo lontani dagli ottimi "Bastardi senza Gloria" e "Django". Troppe forzature nella trama, tutti conoscono tutti, intrecci improbabili. Eccessiva poi la somiglianza con "Le Iene", anche se il cast e' comunque in entrambi di ottimo livello. Violenza eccessiva e gratuita, elogio alla violenza che sfocia nel grottesco. Ho inoltre trovato attori poco sfruttati, uno spreco concedere cosi'poco spazio per i fedelissimi Madsen e Tim Roth. Promuovo invece Goggins come piacevole sorpresa e l inossidabile Samuel L.Jackson. Non sono riuscito a immedesimarmi in nessun personaggio e soprattutto perche' non esiste il "buono" di turno, tutti sono in parte malvagi. Resta un film comunque da vedere per la discreta tensione che riesce a creare in alcuni momenti e la bravura del cast.

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Scuderia2  @  09/02/2016 20:40:46
   5 / 10
Ottava fermata per il macchinista di Knoxville.
Sembra già quasi un capolinea.
Avanti con l'Ultra Panavision 70 mm che,a dire il vero, regala una profondità di immagini che sembra proprio di essere all'interno dell'emporio:bello davvero,quasi tridimensionale.
Peccato non si possa parlare della stessa profondità per quanto riguarda i dialoghi che di profondo hanno solo il puntare all'infinito dell'ampollosità e della stucchevolezza.
Guardando con occhio attento si potranno cogliere le manie artistiche del regista con la lettera di Lincoln che,estratta sulla diligenza,emana luce come la valigetta di Vincent e Jules;o il colpo di teatro dei ratti o chi per loro nascosti sotto i pavimenti di legno.
Son soddisfazioni,ma ancor di più quando Tarantino si mette a girare con giudizio e tira fuori scene girate da Dio come quella dall'interno della stalla che riprende l'esterno innevato e i personaggi che avanzano.
Ma stavolta quello che non gira è la storia.



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Come da copione,comunque,scatta la classica ignoranza splatter,con teste esplose,braccia mozzate e vite strappate.
A proposito,i gatti hanno sette vite,non nove.
Fustigati,Quentin.

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maitton  @  09/02/2016 18:18:56
   7 / 10
La sensazione è che, per la prima volta, l'ambizione di Tarantino abbia superato il suo stesso talento.

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Light-Alex  @  09/02/2016 16:55:43
   8½ / 10
Uno di quei film che ti prende e ti trasporta in un mondo a parte riuscendo a farti completamente immergere. A me le 3 ore sono passate senza problemi dietro a personaggi con una caratterizzazione fantastica e una vicenda che riesce a tenere costantemente vivissima l'attenzione.
Per il resto c'è un Tarantino che spadroneggia ovunque: esagerato, splatter, esaltato in alcune scelte di sceneggiatura, non so nemmeno come definirlo. Tarantiniano appunto (che per qualcuno potrebbe essere un difetto, l'autoreferenzialità).
La vera cosa che mi ha stupito è quella capacità di ricreare un'atmosfera, un'attesa che non è più tipica dei film di oggi, sembra appartenere a film di un'altra epoca. Forse ha contribuito tanto in questo anche la colonna sonora bellissima di Morricone (un connubio tra gusto storico e capacità di reinventarsi).
Per la performance degli attori, tutti molto bravi, fantastico Samuel L. Jackson.

Posso solo notare che in fin dei conti la vicenda non è così originale (un -nessuno si può fidare degli altri- immerso nella neve, non so se sono l'unico a cui è venuto in mente "La Cosa" di John Carpenter, che tra l'altro aveva scelto proprio Morricone per la sua colonna sonora).
Insomma non è una di quelle storie che ti rimangono impresse, però il tutto è realizzato con una tale cura maniacale, una tale particolarità e dei dialoghi così articolati che il risultato è ottimo.
Vedetelo in lingua originale per le differenze di pronuncia che sicuramente si saranno perse nella versione italiana!

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Spotify  @  09/02/2016 13:21:57
   7½ / 10
Ed eccola qui l'ultima fatica di Tarantino. E' stata un'attesa estenuante, non vedevo l'ora di visionare questo film di uno dei miei registi preferiti, e sabato scorso, libero da ogni impegno, sono corso in sala a vederlo. La prima cosa che mi vien da dire, è che il regista americano non ha perso minimamente il suo stile, riesce ancora a mantenere il suo cinema diverso da qualunque altro, e cioè molto eccentrico, dialoghi introspettivi e ironici, prendere un genere alla base e stravolgerlo completamente (anche se comunque, tale caratteristica in tale film è meno marcata rispetto ad altri lavori, essendo questo un western quasi a tutti gli effetti) e ovviamente tanta violenza (stavolta però non fine a se stessa come lo era stata in "Django"). La storia è in puro stile tarantiniano: poco dopo la fine della guerra civile in america, a causa di una tempesta di neve, 8 personaggi si ritrovano in un emporio ad attendere che la bufera passi. Nel frattempo tutti si conoscono tra loro, mantenendo le debite distanze, e tra i 8 "odiosi" spiccano John Ruth detto "Il Boia" che sta portando alla forca di "Red Rock" la prigioniera "Daisy Domergue" e il "maggiore Warren". Man mano che il tempo passa, tutti i protagonisti coinvolti cominciano a pensare che qualcuno non sia in realtà chi dice di essere. Pur ricordando molto "Reservoir Dogs", il caro Quentin sa ancora come concepire una sceneggiatura originale, un'opera diversa, la quale faccia respirare un cinema ormai senza più idee, il quale riceve ossigeno ancora dai soliti registi. In questo lavoro, Tarantino continua quell'opera di politica cominciata con "Bastardi Senza Gloria" e proseguita con "Django". Qui però avviene il definitivo salto di qualità: si, perchè mentre nelle due precedenti pellicole, i temi politici e sociali erano rigirati con molta fantasia ed anche un po' fine a se stessi, qui invece è tutto molto più reale e cinico. Perchè la trama riserva molto più di quanto si potrebbe pensare ad una prima occhiata, infatti la vicenda degli 8 personaggi fa solamente da sfondo alla vera tematica centrale della pellicola, è cioè tutte le discriminazioni, i maltrattamenti e quant'altro che hanno dovuto subire i neri durante la guerra civile. Il tutto raccontato dal maggiore Warren, che esprime il più totale disappunto nei confronti del "generale Smithers", il quale durante il conflitto aveva inflitto numerose sofferenze alla gente di colore. Quindi diciamo che il tema è un po' lo stesso di "Django Unchained" ma rivisto in maniera ancor più realista e spietata. E poi come al solito abbiamo il solito colpo di classe del regista, che portando questo tema nel suo film, alla fine negli otto soggetti presenti, quello di colore è solo uno. Sta proprio qui la grandezza del lavoro del director. Nei ben 167 minuti (versione digitale) della pellicola, per i primi 85-90 non è che succede molto, anzi, si procede molto lentamente, però ciò non lo considero un difetto a tutti gli effetti in quanto, è una lentezza voluta, visto che dopo si scatena l'inferno. In questa prima ora e mezza il regista ci presenta i vari personaggi, i quali non sono 2 o 3 ma ben 8, quindi è ovvio che ci sarebbe voluto più tempo del previsto. Ognuno degli odiosi ha un proprio carattere, tosto e imprevedibile, ognuno ha le sue idee riguardo politica e roba del genere e ognuno tende a non fidarsi completamente di nessuno. Tuttavia, su questo punto il regista non fa completamente centro, ma ciò lo spiegherò più avanti. Tutti comunque son diretti molto bene, resi credibilissimi e infine il director cuce addosso a tutti quanti il suo cinismo misto a sarcasmo, creando i suoi personaggi soliti. Descrizione sontuosa della scenografia (intendo quella esterna), Tarantino realizza delle inquadrature da puro film western come non si vedevano da tempo, ritraendo le cupe montagne innevate e un ambiente circostante freddo e desolato che sa di morte. Meravigliosa l'inquadratura sul muso dei due cavalli dopo circa 15-20 minuti. L'atmosfera si sente eccome, è molto tetra, malata e racchiude al suo interno un mix di tensione e violenza pronto ad esplodere da un momento all'altro. Ed inoltre è anche avvertibile quel clima propriamente western, ma infatti credo che per la prima volta il regista realizzi una pellicola che stia all'interno di un genere cinematografico ben definito, sicuramente è presente anche un po' di thriller, ma il western è sicuramente il genere predominante. Le scene di violenza qui sono portate all'esasperazione, alcune sono a tutti gli effetti splatter, ma tuttavia erano sequenze necessarie e sono realizzate davvero con una maestria senza eguali. Il sangue è reso nitido come non mai. La tensione in certi punti è palpabile, si pensa sempre che da un momento all'altro si scateni il pandemonio, lo si percepisce specialmente da diverse inquadrature e alcuni sguardi introspettivi dei personaggi. Poi la regia di Tarantino è splendida perchè come al solito è un regista che tiene molto ai dettagli, non tralascia mai nulla, infatti ci fa esplorare ogni centimetro quadrato dell'emporio. Il finale è classico del director, cioè violento e spietato ma racchiudente l'intero messaggio della pellicola proprio nella scena di chiusura. Sontuosa la sceneggiatura: come già ho detto è molto originale, inoltre ci sono i dialoghi che sono sicuramente il pezzo forte, molto ironici e volgari, a tratti trasportanti e che inoltre, come in parecchi altri prodotti del regista diventano monologhi. In particolare quelli riusciti meglio sono quelli di "Warren", di "John Ruth", di "Domergue" e di "Chris Mannix". Poi abbiamo colpi di scena a non finire, un impianto narrativo ultra dettagliato e senza la più minima falla, l'idea ottima di suddividere il film in capitoli come era già successo in passato e infine la tecnica del flashback verso la fine che si rivela un arma vincente. La fotografia è molto caratterizzante, attinge molto al genere con quei toni rossiccio-marroncini, inoltre fomenta molto le scene più violente e si sposa alla scenografia. Poi abbiamo le musiche del maestro Morricone, e che musiche ragazzi! Quella iniziale ti entra in testa e non ti si leva più. Poi sono adattissime per Tarantino, cioè molto elaborate ma molto ironiche. Giustamente candidate all'oscar e giustamente vincitrici del golden globe. Il cast è strepitoso: Jackson finalmente ritorna a grandi livelli, d'altronde dato il suo sodalizio col regista, sapeva già come doveva comportarsi. Strepitosa interpretazione dei dialoghi, espressioni mitiche (solo quella all'inizio è da applausi) e caratterizzazione eccezionale di un personaggio molto particolare. La Jason Leigh è altrettanto fantastica, giusta la candidatura all'oscar, riesce ad essere odiosa a più non posso. Solo le espressioni che fa, valgono l'intera recitazione. Anche per lei, grandiosa l'interpretazione dei dialoghi e grandissima quando canta con la chitarra. Ottimo anche il buon vecchio Kurt Russell, molto cinico e all'occorrenza sadico. Nell'esplicazione dei dialoghi forse è il migliore di tutti quanti e i baffoni lo donano molto, rendendo il suo personaggio molto veritiero. Riguardo a tutti gli altri abbiamo le vecchie conoscenze di Quentin, quali Madsen e Roth che fanno senza dubbio delle buone performance, restando fedeli al loro padrone. Questa comunque è una pellicola che non è completamente esente da pecche, e ce ne sono 2 in particolare: la prima è che stavolta Quentin si gioca male la carta degli interni, diciamo che non riesce a valorizzare al 100% ne la carrozza dove si svolge tutta la prima parte e neanche l'emporio (nonostante come ho detto prima, ce lo facci esplorare da cima a fondo). Infatti ciò provoca qualche sbadiglio di troppo e una sensazione di lentezza costante. E qui abbiamo una grossa differenza con "Reservoir Dogs", il quale appunto era ambientato tutto in un grosso deposito ma il regista era riuscito a non far annoiare neanche per un secondo. Purtroppo qui non abbiamo lo stesso effetto ottenuto con il suo primo lavoro dell'ormai lontano 1992. Riguardo la seconda pecca, rimando alla caratterizzazione non perfetta dei personaggi che diventa l'unico errore di sceneggiatura che poi si riflette ovviamente anche sulla regia: è vero che erano tanti ma non c'è un dosaggio omogeneo di descrizione, c'è chi ha qualcosa in più e chi qualcosa in meno. Ed è un peccato perchè erano tutti soggetti molto affascinanti. Ad esempio sarebbe stato bello scoprire qualcosa in più sulla "Domergue" o anche su "Chris Mannix". Forse, tra tutti l'unico studiato bene, è stato "Warren".


Conclusione: un western molto possente e inevitabilmente caratterizzato dalla mano del regista, nonostante la durata alla fine risulta molto godibile anche per via dei forti contenuti politici. Bello, però forse, si poteva fare qualcosa in più, anche alleggerendo il brodo. Non raggiunge i livelli di "Django" (il mio preferito di Quentin).

7 risposte al commento
Ultima risposta 09/02/2016 16.03.12
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Tuco  @  09/02/2016 12:30:00
   6 / 10
Ciao!
Mi sono iscritto appositamente per commentare questo film, perchè sto leggendo tante cose che non comprendo.
Un esempio sono quelli che parlano dei "classici dialoghi alla tarantino". Ma di cosa stiamo parlando? I dialoghi del fu Tarantino non sono super*****le buttate li per far ridere, ma hanno scopi ben precisi: tutto il pistolotto di Bill su Superman, oltre che essere geniale come punto di vista, ci serve a capire la motivazione di Bill e la sua visione sulla nuova vita di Beatrix che non ha accettato. Il lungo dialogo di Pulp Fiction tra Jules e Vincent mentre vanno a recuperare la valigetta per molti potrà sembrare solo una divertente perdita di tempo, ma 1.anticipa alcune situazione del film 2.ti fa capire i personaggi, inserendoli in un contesto reale e quindi dicendoti che per loro non è niente di speciale fare i killer, ed in più ti farà capire il perchè di alcune scelte più avanti.
Ancora, nelle Iene, il dialogo della colazione ti fa capire perchè Mr Pink, pur convinto di quello che dice, tornerà dopo la rapina al capannone invece di starsene nascosto da qualche parte.
Ecco, questo è tutto quello che i dialoghi in "The hateful eight" non sono. Abbiamo 3 ore di "tu non sai chi è quello/a?" oppure "ci vogliono 2 tavole" ecc ecc, roba da far annoiare uno strafatto di caffè.
Mi sono annoiato come mai mi succedeva per Tarantino, e ho visto gente uscite all'intervallo come mai avevo visto per Tarantino.
Parlando della colonna sonora, a me non è sembrata per niente azzeccata: davvero vi sembra una canzone western per una diligenza? A me sembrava l'inseguimento di Dracula piuttosto, un tono horror buttato li all'inizio del film, con successive 2 ore e mezzo di parlato statico che stemperavano ogni cosa.
Si la fotografia era bella, ma la fotografia bella non è mai stata una peculiarità di Tarantino, anzi era l'ultima cosa dei suoi film.
Sugli attori:


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E la deriva finale

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Non so a voi, ma io la voglia di riguardarmelo non ce l'ho, poi magari è un problema mia.

17 risposte al commento
Ultima risposta 29/02/2016 12.02.16
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Gruppo REDAZIONE Invia una mail all'autore del commento cash  @  09/02/2016 11:33:30
   7 / 10
Un trailer dalla durata di tre ore.

18 risposte al commento
Ultima risposta 15/02/2016 18.37.40
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fiesta  @  08/02/2016 23:50:07
   8 / 10
Non è certo un film da: oh ora lo guardo, poi corro a casa e lo commento. Bisognerebbe farselo scorrere dentro per almeno un paio di giorni e vedere cosa resta alla fine, quando tutto l'orrore del sangue e la brutalità della sodomia diventa evanescente e resta il fondo, puro, dell'opera. E lasciandolo navigare liberamente mi sono reso conto che la prima impressione che avevo avuto continua a circolare ostinatamente ed indomitamente: questo film è molto più malato di tutti quanti gli ultimi film di Tarantino. Nello spoiler cerco di spiegarvi il perché di tale impressione.

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Questo è un pensiero decisamente insano per me, non so per voi.

Gioca, spesso, implicitamente con ciò che sono le reazioni di "un" pubblico. Evoca un'emozione in uno degli eroi (il vecchio) attraverso un racconto, finché quest'ultimo non ha una reazione vera, ora e lì (ossia nella sua immagine), facendo pari con ciò che spesso succede a noi spettatori (subiamo un racconto passivamente, che provoca dell'emozioni attive in noi). Il potere dell'immaginario, e come questo influenzi il reale molto profondamente, molto più profondamente di quanto pensiamo.

Le immagini vengono spesso ulteriormente immaginificate (passatemi il termine, sempre che qualcuno stia ancora leggendo a questo punto :)). Siamo spettatori di uno spettacolo che avviene all'interno di un altro spettacolo. Non è come in "The carnage", dove lo spettatore assiste ad uno spettacolo che i nostri eroi stanno recitando di fronte ad una mdp, ma che, infondo, sono sin da subito, i personaggi che noi sappiamo loro siano. In questo caso ci sono degli eroi che giocano dei ruoli in uno spettacolo che è lo spettacolo stesso. Nessuno sa fino in fondo chi è l'altro ed, anzi, spesso finiscono per credere che quello spettacolo sia reale (la lettera di Lincoln), e così facciamo noi.
Meno facilone di Django& Co., ma sicuramente anche meno godibile.
In fin dei conti il cinema continua ad essere teso tra stesso e la sua rappresentazione. Nessuna delle due cose vince la guerra, continuano a darsi battaglia e, spero vivamente, che questa guerra non finisca mai!

9 risposte al commento
Ultima risposta 09/02/2016 21.57.14
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Invia una mail all'autore del commento luca986  @  08/02/2016 22:21:31
   9 / 10
Pellicola ingiustamente sottovalutata a quanto vedo. Il film è fra i più originali che abbia mai visto ed è superiore alle ultime due (comunque ottime) prove del regista. Sembra di assistere ad uno spettacolo teatrale, poi a un giallo di Agatha Christie e infine ad un horror: ma l'ambientazione è western! Che grandissimo film!

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Ultima risposta 09/02/2016 13.19.05
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Hana Tsukishima  @  08/02/2016 18:23:03
   8 / 10
Film girato benissimo, con grandi scenografie e ottimi attori che, nonostante buona parte di dialoghi prolissi e forzati, da una spallata a Django evitando di far continuare a scendere ancora Tarantino nella gradutatoria dei registi di gran qualità.
Le trovate visive sono ottime e innumerevoli e si incastrano bene alle varie situazioni che la pellicola propone, anche se a tratti non particolarmente riuscite.
Molto belle anche le musiche di Morricone e l'utlizzo di certi classici musicali per creare espedienti non male.
Ad ogni modo, si tratta di una pellicola per chi ama il cinema e capisco come lo spettatore occasionale o medio possa decisamente annoiarsi.
Promosso.

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Ultima risposta 09/02/2016 19.44.37
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halflife  @  08/02/2016 18:22:52
   6½ / 10
Tarantino o lo ami o lo odi, ma sto nel mezzo, credevo di assistere ad una pellicola eccezionale, ma non e' cosi', il film scorre veloce, ma non per questo vuol dire che siamo difronte ad un capolavoro. grande kurt rassel e samuel, la leigh che aveva lo scopo di personaggio da odiare non e' riuscita nel suo intento o perlomeno


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molti attori non mi hanno convinto per nulla, madsen nemmeno poi cosi tanto,
bella la suspence finale perche non si sa come va a finire....
tarantino sta cercando di ritrovare i dialoghi "introvabili" di pulp ficton, riuscendo a mio parere ad ottenere solo frasi stupide dette e ridette al contrario, ed invece potrebbe divertirsi di piu' con ossimori e quant' altro offre la lingua, visto che il suo scopo e' quello di unire dialoghi sensatamente stupidi a sparatorie esageratamente cruente....
il finale del film e' piu' movimentato e diciamo che appaga le 3 ore piene....
la mia vescica "non" ringrazie il regista

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Ultima risposta 08/02/2016 18.25.27
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micky74  @  08/02/2016 17:34:52
   4½ / 10
Dopo il primo tempo tutta la sala dormiva, nessuno escluso in termini di età, dal 15 sfegatato di Tarantino, fino alla coppia matura... Mi fermo qui, non voglio infierire oltre, perchè la delusione, visti i commenti che avevo letto sul sito e che sono solito usare per scegliere quale film vedere, stavolta hano cannato alla grande..
All'uscita del cinema, ripensando a questi commenti ("i dialoghi sferzanti", "le inquadrature alla Tarantino"...) mi è sembrato di rivivere la scena in cui i colleghi di Fantozzi commentavano la visione del film "la corazza Potiemkin": "lo sguardo della bambina", "la discesa della carrozzina", etc...finchè poi arriva Fantozzi e squarcia il velo dell'ipocrisia con il suo "Per me, sto film è una ca...ta pazzesca!" E giù applausi di consenso...Ecco io mi sento molto fantozzi in questo momento.. e spero i commenti successivi riequilibrino la votazione su questa ca..ta pazzesca...
Salvo solo la prima scena, per via della colonna sonora di Morricone, da brividi...il resto, come ha detto qualcuno all'uscita "E' peggio della Talpa!". A buono intendor...buona notte!!

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Ultima risposta 09/02/2016 00.01.49
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bood  @  08/02/2016 13:57:31
   9 / 10
finalmente un film che dai primi minuti
dalla colonna sonora
dalla recitazione * naturale , non sopra le righe come in django , per piu di un personaggio attore , cosa che rende il film molto piu- realistiche
dalle scelte scenografiche ( la maggior parte calustrofobiche e concentratissime sul personaggio , ma non per questo poco ricercate e poco attente , come in qualche suo altro recente film che peccava di pressapochisimo e autoindulgenza )
una regia curatissima , adatta sia a rendere la verosimiglianza dei fatti sia a capire meglio il carattere dei personaggi ..
la storia è interessante ..
il periodo storico anche ..
che dire ..
finalmente

era da tanto che aspettavo un bel film di Tarantino
finalmente

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Ultima risposta 14/02/2016 10.56.23
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outcast  @  08/02/2016 13:41:16
   8 / 10
Visto che tutti citano, come non buttarci dentro anche la cosa (persone rinchiuse insieme che non si fidano l'uno dell'altro, tutti uomini (qui quasi), in mezzo ai ghiacci, un po' di splatter...). In realtà una piacevole sorpresa, pensavo che dopo le buffonate fuori contesto di django questo fosse il passo decisivo di tarantino verso la mutazione finale nella parodia di sè stesso; e invece il film è ottimo - e completamente diverso da come me lo aspettavo. Direi quasi una fusione tra la cosa, appunto, e bang! (per chi lo conosce). L'atmosfera western risulta qui autentica e genuina, a differenza del predecessore, e anche le battute meta cinematografiche sono inserite al momento giusto, hanno un senso logico, non risultano forzate. "Tu sei una iena non ci voglio parlare con te."; in django unchained probabilmente kurt russel avrebbe risposto "mi chiamo plissken"

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Ultima risposta 08/02/2016 18.09.31
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zakfett  @  08/02/2016 11:33:33
   8 / 10
E' Tarantino, nel bene (dialoghi) e nel male (volutamente disturbante, eccessivo).

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Ultima risposta 09/02/2016 19.07.51
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Schmitt  @  08/02/2016 03:32:37
   8½ / 10
Film macabro di elevatissima qualità. Magnifici i dialoghi, sceneggiatura esilarante, ottime le musiche e bravi gli attori. l´intero film si basa sulla MENZOGNA.

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l´ho trovato in certi molto divertente

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Ultima risposta 08/02/2016 21.39.18
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MonkeyIsland  @  07/02/2016 22:59:59
   6 / 10
Fine primo tempo, molti mormorano dicendo che du palle quest.o film un altro gli risponde "E' di Tarantino, vedrai qualcosa tira fuori", ecco la medesima sensazione che ho avvertito io e la mia compagnia.
Parte bene ma si ingolfa verso metà per colpa di un eccesso di momenti logorroici con personaggi scritti superficialmente, si insiste troppo su temi come la guerra di secessione e con presentazioni di mille personaggi di cui arrivati alla fine non ci si ricorda nemmeno di un nome.
Mi sento di elogiare solo il lato tecnico come fotografia, colonna sonora e interpretazioni, ma onestamente siamo più dalle parti di un mesto esercizio di stile (o come ha sottolineato qualcuno, onanismo) che di un film di genere, perché questo più che è un western potrebbe essere una sorta di Carnage con una spruzzata di "Le Iene", perché di tre ore, almeno due e 50 sono di chiacchiere e non di qualità come nel film di Polanski, ma di poca qualità.


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Seriamente se questo film fosse firmato da Pincopallino e non da Tarantino, dubito fioccherebbero tutti questi elogi.

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Ultima risposta 11/02/2016 17.00.32
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DogDayAfternoon  @  07/02/2016 20:03:53
   8½ / 10
Non scomoderei assolutamente pesanti paragoni con il passato, anche se sicuramente "The hateful eight" condivide quantomeno l'impostazione e la staticità della pellicola d'esordio del regista.

Mi aspettavo un qualcosa di molto simile a Django ed in buona parte lo è, anche se c'è un riavvicinamento al passato soprattutto nei dialoghi che, pur non toccando i livelli celestiali degli anni '90, reggono molto bene.

Fenomenale e assolutamente determinante per la riuscita della pellicola tutto il cast, dove ognuno troverà il suo personaggio e attore preferito ma del quale non si può certo negare la grande prova fornita da ogni interprete nella sua parte: forse Tim Roth si trova leggerissimamente indietro agli altri in un personaggio che sembra cucito addosso a Christoph Waltz e che ricorda troppo il dottor Schultz di Django.

La regia è diretta con la solita mano sapiente di Tarantino, soprattutto il piano sequenza iniziale nei titoli di testa è di rara bellezza. Discutibili alcune scelte di sceneggiatura dove verso la fine si esagera con il pulp e con le scene spinte, ma volendo vedere un film di Tarantino si sa già a cosa si va incontro. Altro piccolo neo, come già accaduto negli ultimi film del regista, pur non annoiando mai la durata è comunque eccessiva.

Bellissime poi le musiche di Ennio Morricone, tra l'altro anche molto varie, che contribuiscono anch'esse in maniera rilevante alla riuscita del film, tanto che è il film in cui Tarantino ha fatto il minor ricorso ai suoi tipici brani musicali.

Rimane pur sempre il Tarantino 2.0, ma per quanto mi riguarda sono uscito dal cinema pienamente soddisfatto.

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Ultima risposta 07/02/2016 20.26.20
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gantz88  @  07/02/2016 16:32:43
   9 / 10
uno dei più belli di tarantino,piccolo capolavoro e sono sicuro che negli anni vera considerato molto di più,di come è considerato adesso

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Ultima risposta 09/02/2016 19.09.13
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ilgiusto  @  07/02/2016 09:36:13
   6 / 10
No.
No perchè Tarantino mi ha stufato.
Non ha più il benchè minimo rispetto per lo spettatore. E non ce l'ha più da un pezzo...
Ormai è un onanista solitario, sempre più solo, che spalanca il suo impermeabile e si masturba davanti agli spettatori con quel che piace a lui: dialoghi e splatter.
Ma quel che piace a lui non deve per forza piacere anche a me e men che meno ci tengo a guardarlo masturbarsi.
E qui abbiamo quasi 3 ore di dialoghi Tarantiniani che mai come in questo caso sono poco ispirati, persino ridondanti e ripetitivi, sicuramente TROPPI.
Seguiti da cosa? Ovvio, dall'eiaculazione finale di Tarantino: sangue a destra e a manca a livelli da Grand Guignol.
Ecco, questo film è tutto qui. Davvero.
Parole su parole su parole. Troppe.
Sangue su sangue su sangue. Troppo.
E' talmente vuoto di fatti e colmo solo di parole che potrebbe tranquillamente essere una piece teatrale, di grand guignol appunto, con 2 sole scenografie.
Di western resta solo un illusione: 10 secondi di musi di cavalli che galoppano asincroni al rallentatore con il sottofondo più ispirato di Morricone. (Il main theme, da amante storico di Morricone, lo trovo meno apprezzabile e più suo 'compitino').
Di Giallo resta nulla perchè giallo non è anche se vorrebbe sembrarlo.
E quindi cosa resta?
Quel che vi ho detto? Ore e ore di bla bla di racconti di fatti epici e avvincenti che mai (O quasi. Purtroppo) vedrete, e troppo sangue gratis. Questo e tanti dubbi (Dico il West è grande... qui si incontrano e si conoscono tutti?).

Meglio di Django. Da vedere perchè 'va visto'. Ma dimenticabile pure questo.

Tarantino ci ha lasciato con Pulp Fiction.
Da lì in avanti i suoi film sono fatti solo per lui. (Ammesso che lui li riguardi perchè credo che non lo faccia neppure e preferisca riguardarsi quelli di altri a cui si ispira...).

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Ultima risposta 08/02/2016 11.16.49
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theandroidrunne  @  06/02/2016 16:23:06
   6½ / 10
Non mi è piaciuto Tarantino sta volta.

Il suo stile si vede ancora. Il fatto è che è il film ad essere impostato male e non a mio avviso non si poteva fare di meglio.
Le location dove si svolge il film sono due: la via che conduce all emporio e l emporio di minnie.


Molti dialoghi soliti di Tarantono che infine non servono a niente e li ho notati molto "americani", nordisti contro sudisti, bianchi contro neri, quindi dalla parte della storia mi sono quasi completamente non interessato.

Allungare il brodo a 3 ore non mi ha lasciato niente. Non lo consiglierei ad amici se non proprio fan di Tarantino.

Comunque non dico che sia un film brutto, ma forse un film sbagliato. Si sa quanto sia bravi tarantino nei suoi film, quasi maniacale dietro la macchina da ripresa, ma questo film sembra non aver un motivo che spinge a guardarlo.

Bastardi senza gloria aveva il gruppo dei bastardi contro Hitler con anche un po di reveange movie di Shoshanna verso il colonnello Landa e i gli ebrei contro i tedeschi in genere.

Kill Bill aveva Beatrix contro Bill che l aveva mandata in coma il giorno delle nozze con il grembo un bambino

Django divenne uomo libero e si vendicò con chi le portò via la moglie.

Potrei citare gli altri. Comunque quello che secondo me manca in questo film è "il movente".

Bella la colonna sonora di Morricone che forse vincerà l oscar ( anche se mi è piaciuto di più con Bastardi senza gloria)

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Ultima risposta 09/02/2016 01.57.09
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cinematografo  @  06/02/2016 15:45:43
   5½ / 10
Non mi è piciuto!...lento, pesante e troppo lungo....ho rischiato seriamente di prendere sonno; ma un signore dietro di me, l'ho beccato sul fatto:dormiva alla grande!!!..belle le musiche del maestro Morricone, ma non basta....deluso!....a ridatece il vero Tarantino...

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Ultima risposta 09/02/2016 19.10.39
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JOKER1926  @  05/02/2016 16:27:06
   7½ / 10
Nella storia del Cinema, anche fra tanto tempo, Quentin Tarantino sarà studiato attentamente. Non si tratta di un semplice regista, assolutamente. Si tratta di un cineasta , che più che stravolgere dei dettami, ha creato un genere a parte, il pulp.
Violenza, sangue, sesso, dialoghi forti e sequenze drastiche sono un po' la sintesi di tale filone pulp; nel 1990 David Lynch aprì, quasi fatalmente, questo genere con "Cuore selvaggio", ma la vera linea di continuità e di massima spettacolarità è stata offerta da Q. Tarantino, indubbiamente.

L'ottavo film della regia, "Gli odiosi 8", è principalmente un richiamo, almeno scenico (costumi ed epoche) al convincente e spettacoloso "Django" , per quanto concerne invece la morfologia narrativa e di sceneggiatura, "The hateful eight" è un secondo "Le iene". Chi conosce la regia carpirà immediatamente la nostra impressione.

L'ultima fatica di Tarantino, talaltro è anche la produzione più lunga del regista, presta attenzione ai dialoghi e al confronto di diversi personaggi; essi rappresentano, vagamente, un po' tutta l'America con tutte le sue diversità razziali e il consequenziale e funesto odio.
In questa opera ritorna un po' Lumet ("La parola ai giurati") o qualcosa di Alfred Hitchcock ("Delitto perfetto"); senza dimenticare, però, "Dieci piccoli indiani". Artisticamente, poi, il film richiama, forse involontariamente, "La casa" di Sam Raimi.

"The hateful eight" al di la dei richiami e della costruzione, è figlio del secondo Tarantino, quello più accattone che strizza l'occhio al commerciale, al business.
Per noi il vero Tarantino finì con "Jackie Brown", eccetto "Django", Tarantino ha badato più a far divertire un pubblico scanzonato che ad offrire un sistema filmico più serioso e mentale, vedere ad esempio "Le iene".
Con questo preambolo possiamo dunque dire che "The hateful eight" si pone l'obiettivo di giocare (forse eccessivamente) con il pubblico e si prefigge lo scopo di far ridere più che raccontare. Cinematograficamente non tutti sono predisposti a tale disegno.
Vien fuori pertanto un film bellissimo per quanto riguarda il trash (di lusso), l'apparato dei dialoghi, coloriti e brillanti, offre almeno un 70% di successo a Tarantino. "Gli odiosi 8", d'altro canto, è un film parlato che quasi rifiuta il movimento e la frenetica azione per dedicarsi ad un gioco (presunto) psicologico. Quasi diventa un thriller.

Tarantino attraverso una regia impeccabile e debordante rende il tutto godibile, nonostante una durata di tre ore evitabile, si riconferma geniale nel lavoro del montaggio e della sceneggiatura. Anche il simbolo è parte integrante del film, il crocifisso, ad esempio, è un monito, una sorta di drammatico determinismo.

"The hateful eight" la dice lunga su un estro smisurato di un regista che forse spreca talento. Con più pragmatismo e con meno goliardia poteva nascere un superbo film d'antologia. Invece Tarantino predilige scherzarci su anche con un finale troppo sopra le righe, ed è un peccato.

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Ultima risposta 07/02/2016 12.27.34
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Vax87  @  04/02/2016 22:56:55
   7½ / 10
insomma, molto buono ma mi aspettavo qualcosina di più. Buone le musiche di Morricone e bellissima la scenografia.

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Ultima risposta 06/05/2016 16.42.32
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Fede67  @  02/02/2016 16:40:52
   10 / 10
E' un film con tantissime chiavi di lettura, estremo, che dividerà molto il pubblico al cinema, e che andrebbe visto una seconda volta per apprezzarne sempre di più tutte le sfaccettature
Spiazzante, claustrofobico e volutamente violentissimo..ma mentre in Django Unchained la violenza qualche volta era abbastanza gratuita qui no, non è mai casuale, quasi a dire che ognuno dei protagonisti ha semplicemente quello che si merita.
Un'ultima cosa, non c'entra nulla col genere western, è molto di più un thriller alla Agatha Christie o anche alla Hitchcock

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Ultima risposta 10/02/2016 09.40.35
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gandyovo  @  30/01/2016 16:09:23
   7½ / 10
le iene, jackie brown e pulp fiction sono lontani, anche se non troppo. il regista piu brutto del mondo confeziona un'altra godibilissima pellicola, forse troppo lunga. ho preferito i lavori degli anni novanta ma a vedere bene, il voto è sette e mezzo...

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Ultima risposta 09/02/2016 19.12.49
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anthony  @  20/01/2016 19:08:09
   9½ / 10
La persona che sta scrivendo questo commento non è un fan sfegatato di Quentin Tarantino..o meglio: lo è nella misura in cui che, se un suo film non gli piacesse proprio un granchè (''Django" in primis...), non lo farebbe notare con remore di sorta o con il freno a mano tirato.
Specificato ciò mi accingo a spiegare il motivo per cui considero questo "The H8ful Eight" il suo capolavoro maggiore degli anni'2000: per la prima volta Tarantino sveste totalmente i suoi personaggi di quell'epicità eroica che contraddistingueva pienamente i protagonisti (e non) dei suoi due film 'storico/umani' precedenti.."Bastardi senza Gloria" e "Django Unchained": tutti lì erano buoni o cattivi..o, almeno, si riusciva a creare una sorta di empatia positiva o negativa con lo spettatore -vuoi per simpatia, o cattiveria, o cinismo, o eroicità, o bonaria cattiveria, o celata bontà ...che ognuno dei personaggi portava con sè ed esprimeva. Qui No, tutt'altra storia da queste parti; il regista del Tennessee imbastisce un 'teatro del dolore' dove nessuno comanda in nessun senso...in ''The H8ful Eight" la fanno da padroni incontrastati la bugia e la menzogna umane..e mai come questa volta non ci sono eroi, qui si viaggia bel oltre "Le Iene", oltre la pura cattiveria e il solo cinismo...in quella merceria di legno in mezzo alla bufera di neve si costruisce l'uomo in tutte le sue sfaccettature, spoglio di qualunque velo di qualsivoglia ambiguità, di qualsiasi maschera: soltanto menzogna, cinismo, bugia. Cinismo, menzogna, bugia.
Un attacco feroce agli Stati Uniti (non solo dell'epoca), ai suoi 'uomini' e al suo dna costituito da violenza e (ripetuta, infinita) menzogna.
Un film maturo, difficile lunghissimo, avvolgente, denso, scritto mostruosamente bene, con personaggi caratterizzati fino al midollo dell'anima (anche se, a una prima -distaccata- visione, può non risultare così..), un viaggio assoluto nell'oscuro meandro dell'essere umano senza filtri, un soggetto bugiardo.
Una pellicola diversissima da qualsiasi altra girata da Tarantino, "Django" e "Bastardi....." in primis.
Diretto con maestria, fotografato altrettanto bene e accompagnato dalle bellissime (e nuove!) musiche del maestro Ennio Morricone.

Una visione spiazzante e intricata..
E ad avercene.

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Ultima risposta 07/02/2016 10.55.49
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7219415  @  30/12/2015 00:49:57
   8 / 10
Tarantino non delude mai!

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Ultima risposta 09/02/2016 19.13.32
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641660  @  28/12/2015 14:59:03
   7 / 10
Il mostro di Knoxville (mamma mia quanto è brutto) decide di rispolverare in chiave "mangia stufato" il suo cavallo di battaglia ovvero "le iene".

Il risultato è sicuramente apprezzabile, ma tutto ha un fastidioso sapore di già visto. A quanto pare qui qualcuno sta raschiando il fondo della pentola...

Non male anche Samuel Jackson che veste i panni di Holmes.
Sherlock?!? No, John! :P

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Ultima risposta 09/02/2016 10.31.28
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Macs  @  27/12/2015 11:38:49
   7½ / 10
Visto in lingua originale in un cinema sovraffollato. Allora, discorso complesso qui. Per un fan di Quentin Tarantino (d'ora in poi QT), è facile riconoscere che questa pellicola rappresentava uno snodo importante nella sua filmografia. Dopo "Django Unchained" e la versione tarantiniana dello spaghetti western, il regista si trovava di fronte a un bivio: continuare con le atmosfere della frontiera, magari contaminandole con qualcuno dei suoi vecchi stilemi "noir", oppure cambiare decisamente rotta e magari tornare a strade per lui più battute e familiari. Il buon QT opta per la prima scelta, e confeziona un thriller "western" post-secessionista dalle atmosfere tese, i dialoghi fitti, e le scenografie claustrofobiche, il tutto condito da un'ambientazione gelida talmente ben riuscita da far percepire il freddo polare anche allo spettatore. Il film non è esente da difetti, tutt'altro, e ne parlerò dopo. Ma i pregi senz'altro li superano: anzitutto, perché riconosciamo immediatamente che questo è un film di Tarantino. Al di là degli attori-feticcio, di cui dirò di più dopo, l'inconfondibile cura per i dettagli, la nitidezza della fotografia negli esterni e quel tratto avvolgente e pastoso con cui tratta gli interni; la colonna sonora emozionante: Ennio Morricone torna al western e compone il leit motif "L'ultima diligenza di Red Rock" (dateci un'ascoltata su Youtube) che accompagna già i titoli di apertura e che difficilmente ti levi dalla testa. E ancora, la cura dei cromatismi: c'è tanto sangue in questo film, sangue dalle 50 e più sfumature di rosso, sangue che esce da tutte le parti immaginabili del corpo, un sangue molto fisico e per nulla sublimato: e in congiunzione con le scenografie claustrofobiche, rozze, marcescenti della capanna, è come se QT volesse farci vivere la storia lì, in mezzo ai protagonisti, sentendo come loro gli odori putrescenti, vivendo il senso di oppressione del freddo che penetra le ossa, essendo noi stessi inondati dai fiumi di sangue che sgorgano da e ricoprono i protagonisti. Le prove attoriali sono buone, menzione d'onore va alla Jason Leigh - che non è l'unica donna nel film ma senza dubbio la più carismatica, in un ruolo non facile dell'assassina, sboccata e volgare destinata al patibolo, ma che sa mostrare il proprio lato umano nel lungo finale. Convincenti Samuel Jackson e Kurt Russell, bravo Tim Roth anche se a mio parere con lui c'è un problema: QT ormai ha bisogno di un personaggio alla Waltz in ogni suo film, e Roth qui cerca di fare il Waltz riuscendoci solo in parte. Durante la visione, ogni volta che Roth prendeva la parola non potevo fare a meno di pensare quanto stesse imitando i personaggi di Waltz, e quanto forse sarebbe stato più efficace l'originale nel fare questo...

Venendo alle note dolenti... Beh il film ha diversi punti deboli. La storia non è particolarmente originale, ed è anche decisamente semplice. Di conseguenza, i dialoghi sono il vero motore della pellicola, però non raggiungono le altezze delle "Iene" o di altri capolavori tarantiniani; sorprendentemente, mi sono trovato di fronte a battute ripetute identiche più e più volte da più di un personaggio, come a testimoniare una certa mancanza di ispirazione nella scrittura. Altro punto di forza del film dovrebbe essere la caratterizzazione dei personaggi. In effetti qui non andiamo male, di ciascuno degli 8 vengono approfondite le storie, il pensiero, le manie... però forse è il solo maggiore Warren (Samuel Jackson) a rendersi protagonista di una scena memorabile, in un monologo (con flashback allegato) che non metto neanche in Spoiler perché sarà facilissimo riconoscere - anche perché, appunto, è davvero l'unico che rimane impresso. Poi: il film è suddiviso in 5 Capitoli più un Finale. Fin qui, tutto bene. Il problema è che in uno di questi Capitoli compare una voce fuori campo a raccontare l'antefatto. L'espediente stride col resto del film, sia perché questa voce fuori campo sembra amalgamarsi poco con la narrazione svolta fin lì, sia perché risulta perfettamente inutile in quanto non racconta nulla che lo spettatore non potesse dedurre autonomamente dalla visione. Infine, le ambientazioni... sono forse il più grande pregio ma anche il più grande difetto del film. Il senso di claustrofobia è reso benissimo, sia dentro la capanna sia negli esterni, dove le immense distese innevate, l'incombere e l'infuriare della tormenta, generano un senso di oppressione e soffocamento esteticamente efficace. Tuttavia, ed è comunque un peccato veniale e una critica soggettiva, avrei preferito che lo svolgimento della vicenda, in particolare del finale, avesse avuto degli sviluppi anche fuori dalla capanna, per un senso di "closure" e anche di completezza del racconto.

In conclusione... Un film interessante, non un capolavoro e nemmeno tra i migliori di QT, ma che vale certamente la visione. Prevedo che incasserà molto, farà felici i fan di vecchia data, qualcuno magari lo odierà perché certo i difetti non mancano.. ma difficilmente lascerà indifferenti.
Un ultimo consiglio: copritevi bene, prima di entrare in sala. Farà MOLTO freddo.

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Ultima risposta 07/02/2016 10.57.17
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