Nell’episodio finale della fortunata serie
Dr. House, intitolato “Everybody dies” sulla falsariga di una famosa frase del protagonista, ovvero “Everybody lies”, succede di tutto: molte convinzioni vengono riconsiderate tramite la fulminea ricomparsa di tutti i personaggi della serie, come da copione. Ciò che colpisce, però , è l’ultima scena che, sul motivo
Enjoy Yourself, vede Gregory House e l’amico James Wilson correre sulle proprie moto lungo la strada che li condurrà verso un nuovo destino, non a caso insieme.
Di otto stagioni, alcune delle quali indimenticabili, resta il sapore di questo legame amicale, quello fra i due medici, unica autentica e costante relazione affettiva del nostro eroe.
Sul personaggio di Gregory House e sulle persone che gli ruotano intorno ci sarebbe da scrivere pagine e pagine, ma ciò che rimane maggiormente impresso in chi ha amato la serie televisiva, è il rapporto insolito che si snoda nei vari episodi, tra House e Wilson.
Un’amicizia maschile, schietta, spietata, cinica; anche giocosa, ironica, grottesca.
Il protagonista indiscusso e personaggio eccezionale, Gregory House, ritrova consapevolmente nell’amico oncologo la propria coscienza: Wilson è sempre pronto a dare consigli, pur sapendo in partenza che non saranno ascoltati, è pronto ad agire per il bene dell’amico, rispettando regole e promesse, continuamente disattese da House. E il dottor Wilson, dal suo canto, riconosce, ammira e invidia la genialità dell’amico, con il quale cerca d’identificarsi in un perenne gioco competitivo di intuizioni, deduzioni e trovate superbe.
“
Dimmi cosa preferisci : un dottore che ti tiene la mano mentre muori o uno che ti ignora mentre migliori?”
In questa frase, che il nostro dottore pronuncia durante un colloquio con un paziente, stanno le fondamenta della sua etica, un’etica discutibile per i più. D’altronde la condotta del dottor House vìola elementari regole di convivenza, senza contare il regolamento all’interno dell’ospedale in cui lavora e il rispetto tra colleghi ed amici. Nonostante i raggiri, gli inganni, gli scherzi che mette continuamente in opera, soprattutto a danno dell’amico Wilson, il Dr House possiede suoi principi, non necessariamente principi morali accettabili, talvolta addirittura folli, ma sono principi che seguono la consequenzialità, ovvero il risultato.
Non si confonda, però, la logica di House con il banale luogo comune “ il fine giustifica i mezzi”, non è così semplice, se, anzi, così fosse, probabilmente i suoi collaboratori, persino Wilson, l’avrebbero subito abbandonato ai propri deliri.
No, no. Il principio consequenzialista di House presuppone che il criterio per valutare la correttezza di un’azione stia nelle sue conseguenze e la sua giustificazione stia nel convincersi(re) che una certa azione porterà alle conseguenze giuste, cioè al bene stabilito ( solitamente quello del paziente). Ed è qui che s’insinua l’amico Wilson, considerato da molti l’anti-house, il quale invece è strettamente legato a principi deontologici, cioè ad un sistema etico basato sui doveri, che condizionano le scelte. Talvolta i due differenti approcci collimano in un’unica soluzione, più spesso no, da qui nascono i ripetuti confronti tra i due amici.
Apparentemente House ne risulta sempre il vincitore, tuttavia ad un’analisi più attenta, emerge sempre più chiara e forte la ragione di Wilson, anche se involontariamente. James Wilson è l’unico in grado di controllare e guidare Gregory ed entrambi ne sono consapevoli, nonostante spesso l’oncologo appaia succube del narcisismo del diagnosta.
Insomma si respingono e si attraggono contemporaneamente e vicendevolmente, attingendo uno dall’altro e riflettendosi l’uno nell’altro,si, sono inscindibili.
Un’amicizia esemplare la loro, un rapporto faticoso ma fecondo, mai banale, sorprendente, ironico.
Come non invidiare un’ amicizia così completa e bizzarra, diventata già leggenda nella storia delle serie-tv!
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