Riguardavo l’altra sera l’immenso lavoro di
Buñuel in compagnia di alcuni loschi personaggi. Al termine della visione è nata una discussione sul significato del film che in poco tempo è sfociata in una rissa con molteplici morti e feriti, auto in fiamme, bidoni rovesciati e banche fatte saltare in aria. Qualcuno ha anche tentato un rapporto sessuale non protetto con Ronald McDonald. Riuscendoci.
Ma non è questo che ci interessa, sto chiaramente divagando per ottenere qualche parola in più. Il succo di quel discorso era se questo enigmatico e all’apparenza semplice, nella struttura intendiamoci, lavoro del Maestro surrealista fosse o meno ancora attuale, ovvero ci si chiedeva se l’opera avesse detto l’ultima parola artistica su quella misteriosa attrazione che guida un uomo e una donna verso logiche inspiegabili. Il film è sicuramente visto sotto il profilo di un uomo, ma è anche vero che i personaggi di Buñuel non sono da prendere come profili realistici bensì come astrazioni, come raffigurazioni di ideali, culture, classi sociali, virtù (poche) e difetti (tanti). In questo caso abbiamo, oltre a quello che è già stato citato, anche le astrazioni di un uomo e di una donna, come in un Kandinsky o un Mirò del Cinema, che non riescono ad accomunarsi, procedendo così in un’eterna spirale che sa tanto di girone infernale.
Si può inoltre definire “Quell’oscuro oggetto del desiderio” un film romantico? Un film che parla di sentimenti sicuramente, ma è possibile racchiuderlo nell’accezione contemporanea di romanticismo? Secondo il mio poco illustre parere la risposta è si. Il film è, anche con tutti i suoi sottotesti, compresi quelli surreali, un film sull’amore.
Ma si diceva di sottotesti surreali, il mondo che ruota attorno a Don Mathieu è senza senso eppure lui non si accorge di niente, a volte tralascia volontariamente questi avvenimenti preoccupato unicamente della sua storia d’amore con la bella Conchita. Quel mondo è folle, l’unica cosa importante sembra essere la storia, che però è ancora più incomprensibile, è il perno attorno al quale girano gli eventi dissennati e catastrofici che avvengono all’esterno, anzi forse ne è proprio il punto di partenza. È il mondo visto da Mathieu, reso folle da una storia d’amore che sembra impossibile, così come sembrava impossibile che i borghesi dal fascino discreto riuscissero a sedersi a tavola e mangiare in pace. Lo sdoppiamento della protagonista femminile, interpretata di volta in volta da due attrici diverse, è un altro elemento della follia dell’uomo innamorato, che non capisce, non vede, non distingue. È un incubo, è la realtà, è tutte e due le cose. Sembra non esserci fine, né speranza.
Comunque lo si veda è un film romantico, è un racconto di gente innamorata, che come nella vita vera non deve avere per forza un lieto fine, anzi in questo caso non ha neppure una fine. Tutto ricomincia e un’esplosione chiude il film. Quindi si, il film è ancora attuale, perché si ispira alla vita vera, pur rileggendola con gli occhi dell’arte, della trasfigurazione dei personaggi, della non tangibilità degli stessi. Se non ci credete consultate pure lo Scarfotti 2012/2013, tanto è quasi Natale e i bambini si divertono a leggerlo alla luce di una torcia dentro la tenda allestita nella loro cameretta. Un oggetto utile, pratico, comodo, dilettevole, si porta in tram, dà un tono alla casa e talvolta aspira anche la polvere nei punti che sembrano irraggiungibili con una scopa normale.
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