Recensione (500) giorni insieme regia di Marc Webb USA 2009
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Recensione (500) giorni insieme (2009)

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locandina del film (500) GIORNI INSIEME

Immagine tratta dal film (500) GIORNI INSIEME

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Sole: "È bene che tu sappia che non sono in cerca di una relazione seria."
Tom: "Che cosa siamo?"
Sole: "Amici!"
Tom: "Storie! Un amico non lo baceresti in sala fotocopie e non ci faresti il kamasutra in due sotto la doccia..."

Scriveva Pablo Neruda:

"Io l'amai, e a volte anche lei mi amò...
Perchè in notti come questa la tenni tra le mie braccia,
la mia anima non si rassegna ad averla perduta.
Benché questo sia l'ultimo dolore che lei mi causa,
e questi siano gli ultimi versi che io le scrivo.
"

Bastano questi pochi, struggenti versi di Neruda per farci capire quanto sia dolorosa la fine di un amore, quanto sia amara la morte di un sentimento che si riteneva autentico. Bastano queste poche rime per farci capire che chiudere una storia d'amore è un evento traumatico che ha bisogno di essere elaborato prima di essere accettato.
Perché la fine di un amore, o peggio l'abbandono, è un trauma che possiamo paragonare ad un'esperienza di lutto. E come in tutti i lutti, la morte di un amore lascia lo stesso vuoto, lo stesso smarrimento, la stessa reazione emozionale che si sperimenta quando si perde una persona significativa nella nostra esistenza Una sofferenza immensa, cruda, spietata, che ti toglie il respiro, che ti lascia senza fiato e senza certezze; persino se l'hai attesa, causata, voluta, sollecitata, quando arriva ti senti svuotato/a e perdi ogni lucidità.
È doloroso doverlo ammettere, è doloroso dovere accettare che sia finita.
Il più delle volte non si riesce a capire perché sia finita.
Non ti rendi conto che quella fine non è stata improvvisa, ma era in qualche modo annunciata, era nell'aria, era segnalata, perfino manifesta in tanti piccoli gesti, in tante lievi sfumature, in tanti timidi accenni, che sottovaluti, non capisci, rifiuti, fino a quando lo scopri, fino a quando lei/lui ti dice: "Non ti amo più." È duro accettarlo, è peggio sentirselo dire, gridare in faccia: "Non ti amo più, o forse non ti ho mai amato/a abbastanza".

E allora, in quel preciso momento, ti crolla il mondo addosso, ti senti disperato/a, preso/a in giro, tradito/a, distrutto/a, e pensi: "Forse è lei/lui che è immatura/o, insensibile, incapace d'amare; forse è lei/lui che è una/o stronza/o".
L'invettiva però non cancella la nostra nudità di fronte alla fine di un amore, quando viene e mancare quel senso di appartenenza che sfiora il possesso, quando qualunque uomo si rivela in tutta la sua fragilità e in tutte le sue debolezze.

È così che si sente Tom quando Sole gli dice che non l'ama più e che lo vuole lasciare.

Tom Hansen è un creativo, un giovane architetto mancato che ha lasciato svogliatamente gli studi; lavora presso un'azienda per la quale progetta e scrive effimeri bigliettini d'auguri, quelli che per stanca consuetudine si inviano nelle più disparate ricorrenze, da un compleanno alla parteciapazione ad un lutto, lavoro che soddisfa solo in parte le sue aspirazioni artistiche.
Vive a Chicago e conduce una tranquilla e normale vita da single; ed anche se avvilito per gli studi interrotti, è intimamente convinto che il grande amore esiste e che la vita e tornerà a sorridergli quando incontrerà la sua anima gemella.
Il suo sogno si realizza il giorno in cui inaspettatamente conosce Sole Finn, una ragazza appena arrivata nell'Illinois da una piccola cittadina del profondo Michigan, assunta come nuova segretaria del suo capo. Al contrario di Tom, Sole è una ragazza pragmatica e carina, ed anche intelligente, che non crede nel grande amore ed è profondamente allergica a qualunque tipo di legame duraturo e impegnativo, e lontanissima dall'idea di accasarsi e di mettere su famiglia.

"Questa è la storia di un ragazzo che incontra una ragazza", recita, stentorea, una voce fuori campo.

L'incontro fatale tra i due avviene nel più classico degli ascensori d'ufficio, quando lei capta le note di una canzone degli Smiths ("There is a light that never goes out"), che fuoriescono dalle cuffie di lui, e le cui parole, "To die by your side, is such a heavenly way to die", alla luce degli avvenimenti futuri, suonano come una profetica dichiarazione d'intenti. E per l'idealista Tom non c'è più scampo: è amore a prima vista, insieme alla certezza di aver trovato la donna della sua vita, quella sognata fin dall'adolescenza, idealizzata dalla visione di Benjamin Braddock/Dustin Hoffman ed Elain Robinson/Katharine Ross che fuggono insieme ne "Il laureato".

Iniziano così i 500 giorni che cambieranno il mondo di Tom: 500 giorni d'amore e odio, di litigi e riappacificazioni, di delusioni e aspettative, in balia di un sentimento amoroso verso una ragazza "compatibile da matti", come ne deduce quando scopre che Sole ama il surrealismo pittorico di René François Magritte, le musiche degli Smiths ed è appassionata di Ringo Starr, "perché il meno popolare tra i quattro Beatles".
Viene così tratteggiata la storia di una passione d'amore che cresce e muore nell'arco di quei fatidici "500 days of Summer" (come recita il titolo originale, per un facile gioco di parole con il nome originale della protagonista, Summer, appunto), che tra alti e bassi, nel bene e nel male, tra gioni felici e giorni tristi, tra rancori e rimpianti, cambieranno per sempre la vita di Tom e il suo modo di percepire il mondo.
I 500 giorni del titolo scorrono scena dopo scena, in una complessa e intelligente struttura ad incastro: dall'infatuazione ai primi incontri, dal sesso alla separazione, dalle serate al karaoke ai pomeriggi all'Ikea fingendo di voler mettere su casa, in un vortice di balzi temporali, tra presente e passato, come un puzzle caleidoscopico che riflette il disorientamento di Tom e il suo umore depressivo post rottura.

Il tutto è visto e narrato dal punto di vista di Tom, inedito personaggio maschile nella sua disarmante anomalia, che, nel momento in cui si rende conto che il suo "Sole" è ormai tramontato, cade in una destabilizzante e profonda depressione. Per quanto si colpevolizzi di questa prematura fine, per cercare un antitodo al suo dolore Tom comincia a ripensare ai momenti salienti della sua storia d'amore, e a cercare di comprendere cosa non ha funzionato con Sole, o cosa non ha saputo far funzionare con Sole.
Lo fa sballottandoci da un giorno all'altro in quelle piccole e grandi situazioni che caratterizzano la sua storia d'amore (ma anche tutte le storie d'amore andate a male): la conoscenza, la musica galeotta, l'innamoramento, il primo bacio, la prima volta a letto, il primo litigio, la prima riappacificazione, l'abbandono e, infine, l'odiosa, temuta frase che trona ogni rapporto: "resterai sempre il mio miglior amico".

Ecco, è proprio l'abbandono la causa della profonda depressione che prende Tom.
I suoi amici, allora, chiamano Rachel, sua sorella minore, per aiutarlo a superare il momento. Qualche mese dopo, alla festa di matrimonio di un loro collega d'ufficio, Tom incontra Sole e ballano insieme, quindi lei lo invita alla festa che darà qualche giorno dopo. Una volta nell'appartamento, Tom nota un anello di fidanzamento al dito di Sole e capisce che quella che si sta festeggiando è proprio la festa del fidanzamento della "sua" Sole.
Amareggiato, lascia l'appartamento e pian piano entra in depressione.

Tom si crogiola nel proprio dolore, prende a bere alcolici, lascia l'appartamento in disordine e il sudicio da tutte le parti. Finisce poi col farsi licenziare, il giorno in cui si presenta ubriaco sul posto di lavoro.
Questo shock scuote il ragazzo e lo convince che è tempo di reagire; comincia quindi a frequentare i corsi per completare gli studi e a presentarsi ai colloqui di assunzione.
Quando, il 488° giorno, rincontra Sole nel loro posto preferito, capisce veramente che tra loro è tutto finito e che deve ricomnicire a vivere.
Il 500° giorno, mentre è in attesa di essere ricevuto per un colloquio di lavoro, incontra una ragazza interessata allo stesso posto. Quando le chiede come si chiama, Tom si sente rispondere: Luna.
E allora, forse, per lui il Sole sta finalmente tramontando e sta per sorgere la nuova Luna.

Successo inaspettato, questo di Marc Webb, al suo esordio con un lungometraggio, già autore di un corto e di vari videoclip per Santana e My Chemical Romance, che si è rivelato il vero e proprio caso cinematografico dell'anno, riportando in auge la commedia sentimentale anni '80 (da non confondere con le nostrane commediole alla Moccia) e rinnovando la classica love story, ottenendo un grosso successo al Sundance Film Festival ed anche al successivo Festival di Locarno 2009.
Lo sguardo del regista, con quella sua geniale trovata della struttura ad incastro, si concentra abilmente sulla rappresentazione dello smarrimento amoroso del giovane protagonista, a cui fa da contrappunto il cinismo e l'indifferenza di Sole per un sentimento che non sente suo.
Particolarmente azzeccata risulta la scelta di privileggiare un certo tipo di narrazione non lineare, in una storia lineare, ma saltellante, che conferisce all'opera un aspetto originale e accattivante, scandita com'è da soluzioni grafiche, che denunciano l'origine videoclippara e da spot del regista.

Molto interessanti risultano anche le citazioni dei classici del passato ("Il laureato" e "Il settimo sigillo", ma anche più in generale Godard e Bergman) e i bizzarri inserti animati e musical, sottolineati da preziose soluzioni grafiche, che di volta in volta ne fanno un cartone animato o un semi musical (fantastica la scena in cui, dopo aver fatto l'amore per la prima volta, Tom vola alto sulle ali della felicità a suon di musica e colorate coreografie), gestite con pregevole talento visivo.
Impreziosiscono il tutto una strepitosa collonna sonora (si ascoltano brani di artisti come Regina Spektor, Doves, The Temper Trap, oltre ad intelligenti rivisitazioni di brani degli Smiths, dei Black Lips, dei Wolfmother, e persino di Carla Bruni, ma anche di Simon & Garfunkel e degli She & Him, duo musicale folk di Zooey Deschanel, la protagonista, che prima di darsi al cinema è stata ottima vocalist del gruppo), e la recitazione dei due interpreti principali, Joseph Gordon-Levitt, splendido romantico deluso e la già citata Zooey Deschanel, straordinaria ed esuberante Sole.

In definitiva, un film che condensa alla perfezione la filosofia del new cinema indie americano e che riflette sul sovvertimento dei ruoli sessuali (il ragazzo mostra sensibilità e intenti più propriamente femminili, mentre lei ha caratteri e atteggiamenti più tipicamente maschili) e ironizza sulle storie d'amore eterne e sui legami indissolubili.

"La dimenticherai?"
"Non voglio dimenticarla, voglio che torni da me".

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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 03/12/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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