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Vivere a Belgrado e avere voglia di fuggire lontano, di cambiare vita, anche a costo di chiudere definitivamente un intero pezzo della propria vita.
E' questo il progetto segreto di Anica, una ragazza non più giovanissima, che da quando ha capito che la vita le sta sfuggendo dalle mani, sogna di lasciarsi alle spalle una esistenza mediocre che l'ha fatta appassire prima del tempo e concedersi una nuova possibilità. Forse l'ultima. Purché altrove. La vita che l'ha resa triste e insoddisfatta è quella vissuta fino ad ora con Milutin, un piccolo e scalcagnato boss di quartiere ormai altramonto, che non l'ha resa felice e non ha saputo darle certezze. Ossessionato da un matrimonio fallito e con una figlia problematica a carico, Milutin vive e "lavora" in un degradato quartiere della periferia belgradese, taglieggiando i piccoli commercianti della zona e i poveri proprietari dei chioschi alimentari, con un solarium scarsamente frequentato a far da copertura.
Il legame con Anica langue ormai da lungo tempo e, per entrambi, si è ormai svuotato di qualunque significato, anche se continuano a stare insieme, forse più per abitudine che per amore. E così, pensando di dare una svolta definitiva alla sua vita, Anica decide di trancare la sua relazione con Milutin, di lasciare la Serbia e di rifugiarsi in Russia, il nuovo eldorado immaginario, cercando di costruirsi una nuova vita, qualunque essa sia, purchè lontana dallo squallore quotidiano e lontana da tutti e non tornare mai più.
Il trentaduenne regista serbo, Stafan Arsenijevic, al suo primo lungometraggio, presentato alla berlinale del 2008, nella sezione Panorama, sceglie di raccontare, dall'alba al tramonto, l'ultimo giorno di Anica prima della fuga, gli ultimi preparativi prima della partenza, e gli addii definitivi a un pezzo della sua storia e alle persone che hanno significato qualcosa nella sua vita: la vecchia nonna senza più memoria ricoverata in un ospizio; l'amica di sempre, ormai trasandata, che gestisce un chiosco alimentare e sopporta un marito delinquente; il giovane ed ingenuo braccio destro di Milutin, Stanislav, che fa il lavoro sporco e sogna di fare il prestigiatore.
Solo che per riuscire ad attuare il suo piano, Anica ha bisogno di soldi, e l'unico modo che ha per procurarseli è quello di rubare i soldi custoditi nella cassaforte del solarium di Milutin. Quello che non sa, però, è che da lì a poco le capiterà un evento imprevisto ed anche inimmaginabile che la spiazzerà totalmente: proprio in quel suo ultimo giorno belgradese "l'amore criminale" bussa alla sua porta sotto le sembianze del giovane Stanislav, che, innamorato di lei da una vita, proprio quel giorno trova il coraggio di dichiararle il suo amore e di essere disposto a partire con lei, trovare un vero lavoro, magari in un locale svizzero, magari proprio come prestigiatore, il mestiere che ha sempre sognato di fare (se solo non fosse trattenuto dall'affetto per l'anziana madre, un tempo cantante di successo a Parigi).
L'inaspettata dichiarazione d'amore irrompe nella vita di Anica, rendendo la sua partenza molto più sofferta del previsto. Sorpresa, rabbia, tenerezza, compassione, dubbi e paura sono gli stati d'animo che segnano le sue ultime ore del suo ultimo giorno a Belgrado, insicura tra un amore da vivere e una vita da ricominciare. Ed anche il suo vagare, in una città fatta di casermoni popolari, plumbei ed incolori come il cielo che li sovrasta, assume un significato completamente diverso e fuori dagli schemi. Vediamo Anica, seguita passo passo dalla macchina da presa, muoversi nelle case e negli appartamenti degli amici e dei parenti, ingenuamente arredati all'occidentale; entrare nei bar e nei ristoranti dove si cantano vecchie canzoni per vecchi avventori soli e stanchi. E capiamo che partire è un po' come morire, lasciare gli affetti rende doloroso il distacco e ancora difficile ciò che facile non è.
Le immagini finali, poetiche e amare al tempo stesso, con i suoi due uomini che guardano volare via l'aereo che se la porta via, non corrisponde a ciò che ci si aspettava e lasciano il dubbio se effettivamente, il percorso di vita intrapreso da Anica sia quello giusto o piuttosto che il dover scegliere tra la la vita e l'amore non sia il più tragico dei crimini.
Tra finzione e realtà, Stefan Arsenijevic, qui anche in veste di sceneggiatore, mette in scena una sua personale riflessione sulla Serbia del dopo Milosevic. Una galleria di personaggi, di facce, di storie e di situazioni che si intersecano a vicenda e si muovono nel disincanto totale che avvolge la società attuale, specialmente i giovani, ma non solo, della nuova Belgrado. Quella Belgrado in cui furoreggiava la criminalità e la corruzione politica era considerata prassi comune; criminalità e corruzione che condizionavano il quadro sociale e le scelte di vita dei cittadini; quando le prospettive per un ragazzo erano due: o diventare un criminale o un artista, come dice l'autore. Durante il regime di Milosevic, le figure di riferiemento per i giovani erano diventate i criminali: piccoli e grandi boss che spadroneggiavano nel paese e si facevano grandi sui giornali e sui media, che riservavano loro foto in prima pagina e interviste a tutto campo, sulla vita privata e sugli scenari politici e sociali attuali e futuri.
Caduto Milosevic e con esso gli agganci politici su cui poggiava il suo potere, la malavita si ritrovò spiazzata e senza più strutture. L'organizzazione perse di prestigio e si spezzettò in piccoli nuclei di criminali, slegati tra loro e privi di collegamenti, costituiti da malavitosi di mezza tacca, dediti alla criminalità spicciola, ma pericolosi per necessità di sopravvivenza. Milutin è uno di questi, infelice, sbiadito, privo di talento, consapevole di essere solo un pesce troppo piccolo in un acquario di pesci altrettanto piccoli. Guarda la realtà che gli sta davanti e non capisce il motivo per cui il mondo sta cambiando e a Belgrado sta per fare irruzione il consumismo occidentalizzato. Consumismo che si materializza sotto forma di un grande centro commerciale in costruzione, che renderà ancora più difficile e precaria la vita ai proprietari dei piccoli chioschi di strada, dove una volta si andava a fare la spesa e che sopravvivevano nonostante il pizzo pagato ai tanti Milutin di quartiere.
Ma il film non è solo la rappresentazione della realtà criminosa nella Serbia di oggi, o almeno non è solo quello, così come non è la storia di una fuga, o almeno non ne è il tema principale. E' piuttosto la storia dei rapporti interpersonali di una umanità, che si intrecciano tra di loro e intorno ai sentimenti di persone che vivono, anche annaspando, la magia della voglia di ricominciare.
Agrodolce come solo, forse, il cinema dell'est sa fare, Amore & altri crimini miscela con sapienza l'ironia e il disincanto, mentre il dramma e la commedia si mescolano in situazioni che in alcuni momenti rasentano il grottesco, per raccontare la desolazione profonda, ma anche i sogni e le speranze di un gruppo di persone che vivono la saggezza del disagio, in un angolo di terra, che alti e vecchi palazzoni sporcati dal tempo, sembrano soffocare e inghiottire il mondo. Esseri umani che aspirano a migliorare la propria esistenza e credono che l'amore valga la pena di essere sempre vissuto. Perché l'amore è il perno della storia e anche quando è accostato al crimine non perde la sua forza, che fa girare il mondo e rende complessa la vita.
La musica di Besame mucho, languida e sensuale, che si ripete quasi ossessivamente, scandisce il rimpianto per una vita appena abbozzata e mai interamente vissuta.
Funzionali alla storia e perfettamente in parte i tre protagonisti principali, Anica Dobra, Vuk Kostic e Feda Stojanovic, perfetti sconosciuti da noi (a parte Kostic che abbiamo gia visto in La vita è un miracolo di Emir Kusturica) ma divi a pieno titolo nel loro paese.
Certamente non un inno alla gioia e alla felicità ma, anche se imperfetto, un film imperdibile per coloro che amano il cinema intimista e d'atmosfera, e lieve come la neve che copre il sudicio che sporca il mondo.
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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 25/06/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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