Voto Visitatori: | 3,71 / 10 (7 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 3,00 / 10 | ||
"Salve, sono Uwe Boll. Sono il produttore, lo scrittore e il regista di "Auschwitz": sono dunque responsabile di questo film".
Inizia il film, nello schermo c'è il primo piano di Uwe Boll che guarda l'obiettivo e si rivolge a noi spettatori. Si presenta e spiega a grandi linee perché ha prodotto il film e come lo ha strutturato. Racconta che sono passati circa settant'anni da quando è stato costruito l'omonimo campo di concentramento. Un luogo ancora oggi pieno dell'orrore del ricordo, dove sono state uccise decine di migliaia di persone, massacrate come succede al macello "con i maiali, polli e mucche" (testuale). Cita i film "Il Pianista" e "Schindler's List" per poi aggiungere che è arrivato il momento di mostrare come sono andate veramente le cose nei lager.
"Sono stato in alcune scuole tedesche e ho intervistato dei ragazzi di quindici-sedici anni, chiedendo loro cosa sanno a proposito dell'olocausto. Purtroppo più del 50% di loro non sa nemmeno cosa sia accaduto realmente".
La sua provocazione procede inarrestabile. Vengono quindi intervistati alcuni ragazzi che hanno accettato di partecipare al film. Noi poveri spettatori dobbiamo quindi sorbirci diversi minuti di imbarazzante ignoranza. I ragazzi non sanno rispondere alle domande che gli vengono poste ("Auschwitz? Cos'è?"), ma il dubbio che faccia tutto parte del copione è forte.
Dopo il monologo e le interviste, il film procede in stile documentaristico con gli spezzoni del girato. Vediamo delle persone ammassate in uno scompartimento putrido di un treno: sono i prigionieri diretti ad Auschwitz. All'arrivo vengono condotti senza alcuna umanità nel lager. I bambini che piangono vengono uccisi a colpi di pistola. Dopo un certo lasso di tempo, un gruppo costituito da uomini, donne e bambini nudi viene scortato alle docce. Uwe Boll in queste scene mostra tutta l'inumanità possibile: le persone, ingannate sulla vera natura delle docce, si contorcono, urlano e attendono la morte imminente nella camera a gas. Successivamente i cadaveri vengono raccolti e portati agli inceneritori. Ad uno di essi vengono tolti i denti.
Tutto qui, non c'è altro che si possa aggiungere riguardo la trama; ma parlare di "trama" è un'esagerazione, quando si tratta solo di spezzoni, tra l'altro eccessivamente lunghi e ripetitivi, interrotti solo da qualche inutile dialogo degli ufficiali tedeschi.
Per allungare la brodaglia (in tutto un'ora e un quarto), vengono aggiunte successivamente altre interviste ad alcuni ragazzi più consapevoli.
In ogni caso il risultato finale non funziona. L'assemblaggio delle scene sembra fatto senza precisione, senza alcun tipo di logica, quasi come se Boll fosse impaziente di finire il lavoro. Non dà spunti di riflessione, non ci sono concetti chiari. E' completamente nullo.
Di più: "Auschwitz" è un insulto alla memoria, anche perché Uwe Boll ha fallito clamorosamente sotto ogni aspetto. Se voleva inorridire, non ci riesce; non è neanche un documentario che mostri cosa succedeva realmente ad Auschwitz (le vittime venivano uccise in molti altri modi e non solo nelle camere a gas; inoltre non viene fatto cenno ai lavori forzati, né gli esperimenti chirurgici sui prigionieri). Se aveva intenzione di girare un film sulla memoria... beh, riteniamo invece che "Auschwitz" verrà dimenticato in fretta!
Spendiamo ora due parole sul regista, Uwe Boll.
Quest'artista ha probabilmente tutti i difetti non ammissibili nel suo campo: un indimenticabile flop a inizio carriera, "House of The Dead", film talmente orrido da allibire i fan del peggior trash; una seconda fatica altrettanto malriuscita, "Alone in the dark", horror che come il precedente è ispirato a un videogioco. Dopo altri lungometraggi di ancor minor rilevanza, prova una virata alla commedia demenziale con "Postal", per poi ritornare all'horror con "Seed". Entrambi i risultati sono scarsi. Ha dimostrato qualche miglioramento in una trilogia (non ufficializzata) con i film "Stoic", "Rampage" e "Tunnel Rats" e quindi si sperava che con "Auschwitz" potesse confermare la sua nuova vena artistica. Ma così non è stato.
Però a Boll non possiamo negare almeno una caratteristica positiva: la sua voglia di scandalizzare e di far parlare di sé è sempre andata di pari passo con la totale indifferenza verso il pubblico. Se ne frega letteralmente di quello che la critica pensa di lui, ironizza sul fatto di essere considerano un idiota e porta sempre avanti le proprie opere con dignità. "Che cosa mi può fregare se qualcuno pensa che un film come questo debba per forza concorrere all'Oscar?", dice.
"Auschwitz" è stato rifiutato al festival di Berlino e per ora non si sa nulla sulla distribuzione italiana. Fate un po' voi.
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Recensione a cura di Freddy Krueger - aggiornata al 02/05/2011 17.20.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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