Voto Visitatori: | 4,96 / 10 (71 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
Quando si legge su un cartellone pubblicitario il nome di Nicolas Cage in un qualsiasi film, lo spettatore medio pensa: "questa nuova cavolata non la vedo nemmeno sotto tortura".
Quando si vede su un cartellone pubblicitario una bionda in shorts e coi capelli effetto cavalcata-nelle-praterie, quello stesso spettatore medio (maschile) pensa: "questo film lo vedo pure se l'altro attore è Nicolas Cage".
Motivato l'antefatto della visione, rivolgendo l'attenzione al titolo e all'immagine di copertina di "Drive Angry", è facile immaginare di prepararsi a vedere una brutta copia di "Fast and furious". Solo che al posto della faccia da duro di Vin Diesel c'è una faccia di marmo che ha due espressioni in tutto, e al posto di Paul Walker ci sono le gambe chilometriche di Amber Heard ("Benvenuti a Zombieland" e "Never back down"). Ma soprattutto non c'è la regia sapiente di Rob Cohen. Le opere precedenti di Patrick Lussier (è lui il regista) sono piuttosto altalenanti: si passa da immondizia pura come "San Valentino di sangue in 3D" a film interessanti - ma che comunque non tramanderemmo ai posteri - come "Dracula's legacy". Quindi, in definitiva davanti a "Drive Angry" le aspettative sono: guardare un bel davanzale mentre vengono ingurgitati due sacchetti di patatine, perché tanto di spunti decenti non se ne profilano all'orizzonte.
Niente di più lontano da tutto ciò. Le macchine veloci e i motori truccati non c'entrano assolutamente nulla, piuttosto iniziano a spuntare fuori diavoli, sacrifici e un tizio le cui battute valgono i 100 minuti di film: "il contabile". Interpretato da un grandissimo William Fichtner ("Il cavaliere oscuro", "Crash" e "Armageddon"), questo attrezzo senza nome e cognome ma che ha solo il suo appellativo, inizia a fare stragi in giacca e cravatta (che come insegnano i 3 "Transporter" fa sempre ridere) e spara sentenze assolute nella massima serenità. Il personaggio di Cage molto somiglia al Johnny Blaze di "Ghost rider", da lui stesso già interpretato e di cui tornerà a vestire i panni nel 2012 per il seguito (non richiesto da nessuno). Per chi è digiuno di fumetti Marvel, il "Ghost Rider" è un uomo morto e spedito all'inferno, che posseduto dallo spirito vendicativo di Zarathos se ne va a bordo della sua inseparabile motocicletta scappando di continuo e tornando sulla Terra per fare giustizia qua e là.
Stavolta Cage non ha le due ruote, non ha il cranio in fiamme (PECCATO!!!), si chiama John Milton come lo scrittore di "Paradiso perduto" e "Paradiso riconquistato" (nonché già usato ne "L'avvocato del diavolo" in cui Al Pacino/Belzebù si chiamava proprio così) e non lancia catene di fuoco, però è armato e cattivo, tornato dall'Inferno (aridaje) per salvare sua nipote, altrimenti destinata al sacrificio di una banda di seguaci di Satana. Solo che sulle sue tracce c'è proprio "il contabile", che ha il compito di prenderlo e rispedirlo nel posto da dove è fuggito. Quando nel finale ci sarà la resa dei conti tra i buoni e i cattivi, la posizione del tipo in giacca e cravatta sarà fondamentale.
Trama semplice, precisa, arriva sempre al sodo e il ritmo è ben sostenuto da una gran colonna sonora che rockeggia quando serve e coi tempi giusti. Fa il verso ai film exploitation anni '70 "macchine e donne", quindi viene subito in mente il "Grindhouse" alla Tarantino, ma coi dovuti paragoni, ci mancherebbe. Però l'insieme, non prendendosi mai in giro e puntando tutto sul coinvolgimento del pubblico che vuole botte, esplosioni e belle donne, funziona a dovere.
E poi ci sono gli occhi chiari e profondi di Piper, che oltre ad essere notevole è pure tosta e combattiva, molla pugni e calci da vera dura, il che va a stimolare le giuste corde della libido maschile.
Suggerimento per chi vuole percorrere la strada del grindhouse: le bionde devono essere belle ma anche nude: purtroppo questo particolare sfugge a Lussier che così perde una buona occasione. E noi una bella visione... La battuta migliore appartiene al mito di giornata, neanche a dirlo, il contabile: "in realtà a Belzebù di questi sacrifici umani non gliene frega nulla, anzi di solito quando vengono uccisi dei bambini si arrabbia (eufemismo) parecchio". Le ultime riflessioni sono per il vero cattivo del film: Billy Burke ("Cappuccetto rosso sangue" e i 3 "Twilight") interpreta Jonah King, che prima ammazza la figlia di Miller, poi gli prende la bambina per sacrificarla, infine è mefistofelicamente non facile da eliminare, e tiene la scena in modo molto fisico, senza eccedere ma caratterizzando bene il personaggio.
Alla fine il problema è solo uno ed era il motivo per cui non si sarebbe voluto vedere questo che invece si è rivelato un buon film.
Quale? Rileggere la prima riga, grazie.
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Recensione a cura di marcoscafu - aggiornata al 14/03/2012 16.50.00
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