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Icona del femminismo, emblema del fascino e del potere, la regina Elisabetta I d'Inghilterra è stata, oltre che un grande sovrano, l'icona di un'epoca.
In un'Europa che vedeva nella Spagna la sua maggiore potenza, Elisabetta I riesce a modificare gli equilibri politici, respingendo l'attacco dell'Invincible Armada ed affermando l'egemonia inglese sul mondo.
Molte sono state le trasposizioni cinematografiche della vita di questo personaggio, e quella che Shekhar Kapur, regista indiano che viene dal famoso circuito di "Bollywood", è stata sicuramente una delle più convincenti.
Uscito nel 1998, "Elizabeth" è stato un grande successo sia di pubblico che di critica, confermando l'allora astro nascente Cate Blanchett agli onori della cronaca.
Dopo il successo del film ecco approdare nelle nostre sale il sequel "Elizabeth - The Golden Age": mentre il primo capitolo narrava le vicende che hanno portato Elisabetta al potere, "The Golden Age" è, invece, la descrizione del suo regno e della tensioni politiche fra Inghilterra e Spagna.
In un tripudio di abiti sfarzosi, scenografie baroccheggianti, personaggi patinati, "Elizabeth - The Golden Age" si fa ricordare per uno stile visivo prorompente ed a tratti eccessivo ma mai di cattivo gusto; la fotografia è semplicemente eccezionale, un vero e proprio affresco di un'epoca. E' evidente la presenza di un regista orientale, capace di proporre quel gusto visivo che caratterizza gran parte della cinematografia indiana e cinese degli ultimi anni.
Purtroppo non si può dire lo stesso per alcune scelte di sceneggiatura a dir poco discutibili. L'Elisabetta del primo film, fredda, spietata, delusa, qui viene modificata secondo i gusti del pubblico.
L'approfondimento psicologico che questo film vuole fare del personaggio finisce per banalizzarlo, trasformando la regina in una donna innamorata che usa la politica come diversivo.
Nei primi quaranta minuti si cade nel più classico dei melò hollywoodiani, in cui si approfondisce il triangolo fra Elisabetta, Lord Rinley e la sua dama di compagnia: mentre la Spagna sta per invadere l'Inghilterra, la grande regina pensa ai risvolti della sua vita sentimentale.
E' evidente il cambio di registro rispetto al primo film: promuovendo maggiormente gli aspetti amorosi, Kupur ha finito per perdere di vista la realtà del personaggio.
Sotto il punto di vista storico, "Elizabeth - The Golden Age" dà una rappresentazione della realtà del tempo del tutto falsata. Va rimproverato un eccesso di manicheismo nella descrizione di una Spagna bigotta, sanguinaria e guerrafondaia, schierata contro un'Inghilterra illuminata, laica ed evoluta.
Kapur descrive Elisabetta come una donna di cuore mossa da buoni sentimenti, che si batte per non condannare a morte la sanguinaria cugina Maria Stuarda, senza fare nessuna menzione sui reali motivi politici che spinsero la regina ad opporsi. Non si tratta di pretendere da un film la precisione di un libro di storia ma non si possono accettare eccessive semplificazioni che sono quasi offensive per lo spettatore.
Cate Blanchett giganteggia confermandosi una delle migliori attrici che, negli ultimi dieci anni, si sono affacciate sul mondo del cinema. Nonostante la deriva buonista di questo film, riesce a rendere in pieno le mille sfumature di un personaggio storico difficilmente identificabile.
Tutto il resto del cast è offuscato da una simile interpretazione, a cominciare da Clive Owen, un po' sottotono nell'interpretazione di un Lord Rinley che si dimentica facilmente.
Il film mostra i propri limiti anche sotto il punto di vista tecnico, a cominciare dalla scialba rappresentazione della battaglia navale fra l'armata spagnola e quella inglese. Sicuramente la circostanza si giustifica con il budget contenuto, ma nello stesso tempo non si può fare a meno di notare che Hollywood ci ha abituato ad un uso impeccabile degli effetti speciali anche in film mediocri.
Nel complesso un'opera di alti e bassi, che strizza eccessivamente l'occhio ai gusti del grande pubblico sacrificando l'aderenza storica ma che, nello stesso tempo, si fa ricordare per la sua forza visiva e scenografica.
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Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 - aggiornata al 07/11/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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