Voto Visitatori: | 6,88 / 10 (8 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,50 / 10 | ||
Dopo il film sul Politeama Petruzzelli "Bell'e poker", Nico Cirasola, pittoresco cineasta pugliese, torna sul grande schermo con "Focaccia blues", docufiction a metà tra finzione e inchiesta giornalistica. La pellicola è ispirata a un fatto di cronaca: un fast food della catena McDonald's costretto a chiudere in quel di Altamura, ridente cittadina delle Murge, a causa di un panificio locale e della sua squisita focaccia.
Il fatto cronachistico diventa lo spunto per imbastire un racconto allegorico e fiabesco secondo lo stile tipico di Cirasola.
A inizio film, dopo l'incipit del proiezionista Michele Placido, un Ape giocattolo che si muove su una cartina si trasforma nel veicolo di Dante, strambo fruttivendolo innamorato di una procace popolana. Le vicende di Dante e Rosa ( il nome della sua bella) si intrecciano alle interviste autentiche ad alcuni abitanti di Altamura, scelti in modo da rappresentare varie tipologie di soggetti, e ai siparietti di Arbore e Banfi, l'uno rappresentante della foggianità e l'altro della baresità.
Simpatiche le testimonianze dell'anziano macellaio e della pasticcera accompagnata dalla zia nata a "Nueva York" ma del tutto ignara di usi e costumi d'oltreoceano; più serioso l'intervento della mamma di estrazione medio-borghese che rimpiange il McDonald's perché si è venuto così a perdere un luogo di aggregazione per i più piccoli.
Grande talento comico, sia pur involontario, quello degli anziani che per vincere il caldo sono passati a soggiornare da Il McDonald's a una banca locale.
I personaggi di Dante e di Rosa si incrociano a un certo punto con un bizzarro individuo caratterizzato da una buffa giacca rossa e da una Corvette gialla che approda sprezzante in città.
Resta evidente l'allusione che il regista vuole fare: Dante è il simbolo della genuinità mentre Rosa è la cittadinanza allettata dall'arrivo della novità forestiera rappresentata dall'uomo in giacca. La scena della preparazione della focaccia da parte di Rosa con movenze alquanto allusive rese con primi piani ad arte è una ulteriore prova dello stretto legame sussistente tra eros e cibo già più volte illustrato nel cinema anche in pellicole recenti.
La focaccia cerca di essere un collante tra la tradizione e la globalizzazione imposta dall'arrivo del McDonald's (rappresentato dall'estroso forestiero), ma se Rosa si avvicina vogliosa alla saporita fetta lo sprezzante forestiero la rifiuta gettando per terra i pomodorini. Rosa disgustata lo caccia di casa.
Il McDonald's chiude, Rosa e Dante si mettono insieme. La fiaba ha il suo lieto fine: il trionfo dei sapori locali contro le mode imposte da lontano e la vittoria viene enfatizzata dal trionfante viaggio di un reporter altamurano in America, patria del fast food, e anche negli States la focaccia pugliese viene gradita e consumata con gusto.
Il continuo passaggio tra documentario e finzione è reso bene dal regista grazie alla sapiente scelta dei personaggi intervistati, forse persino più divertenti dei due big Arbore e Banfi che non rendono come potrebbero e dovrebbero.
Interessante l'intervento del presidente della regione Puglia Nichi Vendola, nell'inedito ruolo del proprietario di una sala cinematografica di paese; a tratti narcotizzante la parte americana.
Una lode va pur sempre fatta al bravo regista pugliese sempre fedele a sé stesso e al suo stile beffardo e onirico che con costi contenuti riesce a confezionare prodotti intelligenti.
Sicuramente Cirasola rimarrà un regista di nicchia, ma il nostro cinema ha bisogno di uomini come lui.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 02/11/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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