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Omar e i suoi due amici, Faisal e Waj, più il convertito e sociopatico Barry vorrebbero costituire una cellula jihadista in Inghilterra, alla quale si unisce con poco entusiasmo e molta sufficienza Hassan. Il loro percorso è però piuttosto difficile: l'addestramento in Afghanistan non va così bene, l'obbiettivo dell'attentato cambia di continuo, le bizze di Barry rischiano di far saltare la copertura, l'organizzazione non è di certo la migliore. Alla fine, una decisione è presa: la maratona di Londra sarà lo scenario per l'attentato. Le cose si rivelano ancor più complicate del previsto...
Si può ridere del terrorismo islamico? Si può fare una commedia sulla Jihad senza offendere né l'Islam né sminuire la gravità della situazione internazionale attuale? Si può non prendere una posizione politica, ma soltanto umana sull'argomento?
A prima vista, è veramente difficile, dal punto di vista razionale, immedesimarsi in un gruppo di terroristi islamici, per quanto idioti e comici, al contrario di quanto accade regolarmente per tutti i ladri e i rapinatori sulle cui storie Hollywood (e non solo) ha costruito un genere. E' ovvio: rapinare un casino di Las Vegas (possibilmente gestito da un bieco affarista) richiede coraggio e destrezza, in più i soldi sono del bieco, in più se assomigli a George Clooney l'empatia scatta immediata. Uccidere, beh, è un altro paio di maniche. Farlo con un attentato, ancora peggio.
E' su questo dilemma che "Four Lions" ci ricorda – in tempi di (auto)censure e stampa addomesticata, di politically correct e luoghi comuni - come non ci sia alcun argomento che non si possa prendere di mira con la satira, purchè l'obiettivo non sia la volontà di scandalizzare fine a se stessa, bensì quella di scandalizzare per far scattare una molla nel pubblico, aiutarlo a maturare una riflessione su un tema socialmente rilevante, esorcizzare una paura che deriva – anche –dall'ignoranza. Le maledestre gesta della sedicente cellula terrorista sono ispirate a fatti di cronaca relativi ad attentati falliti per manifesta incapacità degli attentatori. Episodi che non restano nella memoria delle persone, sovrastati dai ricordi delle tragedie degli attentati andati a buon fine.
Nell'ultimo decennio il terrorismo è divenuto una parte importante della nostra vita, un'ombra costante sui tempi in cui viviamo, ha influenzato gli equilibri internazionali e generato psicosi di massa. Difficilissimo misurarsi con il lato umano di questo fenomeno, ancor più se nei modi di una commedia.
I cinque protagonisti di "Four Lions" (sì, in realtà sono cinque, ma nel film si capisce perché i Leoni veri e propri poi sono solo quattro) ricordano i migliori gruppi di imbranati della storia del cinema, da "I Soliti Ignoti" ai tre amici di "Una Notte da Leoni" (Barry è sicuramente imparentato con l'Adam di Zach Galifianakis). L'ossatura della trama è quella delle commedie classiche: un gruppo di protagonisti malamente assortito s'imbarca in un'impresa nettamente al di là delle proprie capacità, la sfortuna ci mette una vistosa mano e l'operazione va a rotoli prima ancora di cominciare, non senza conseguenze disastrose per tutti.
Non è la Jihad ad essere messa in ridicolo, né l'Islam: è l'estremismo in tutte le sue forme (la scena del fratello di Omar che non varca la soglia della stanza dove c'è una donna ne è la conferma), la stupidità umana che diventa arma di distruzione di massa perché si mette al servizio, per sua natura, delle forze più oscure che pervadono l'umanità. Riderne aiuta a smascherare questi meccanismi perversi. Ci sarà sempre chi guarderà il dito invece della luna, ma questo non vuol dire che non si possa, anzi, non si debba fare satira. E' una delle poche armi che abbiamo contro il terrore che non sia terrore stesso.
A parte le questioni filosofiche, resta il fatto che Four Lions" è pieno di trovate estremamente divertenti e di gag fulminanti, inserite in un contesto che ne esalta la comicità per contraddizione, una volta che si sceglie di stare al gioco. Chris Morris (anche regista), Sam Bain e Jesse Armstrong hanno una lunga esperienza di scrittura satirica per la televisione e per il cinema e sono riusciti a calibrare i toni della sceneggiatura ed a puntare sui personaggi e sulla loro idiozia, senza scadere nel melodramma o nella retorica (pur indovinando un finale emozionante). "Four Lions" non è un film di denuncia, non è una satira contro l'Islam: è solo la rappresentazione della stupidità umana applicata ad una cellula jihadista. A scanso di equivoci, i personaggi secondari (non musulmani) del film sono anche più stupidi dei protagonisti, in una visione complessivamente pessimista riguardo all'intelligenza media della razza umana.
Insomma, una commedia originale, basata sulla sceneggiatura e su una comicità molto fisica, lontana in tutto e per tutto dalle confezioni precotte americane che stanno decisamente segnando il passo. "Four Lions" è un film coraggioso e sorprendente, una variazione contemporanea su un genere che ha dato tanto ma che forse è un po' incapace di rinnovarsi, incastrato in alcuni clichè.
Post Scriptum: capitolo titolo, ci risiamo ancora. Per aumentare l'appeal di una pellicola che, priva di grandi nomi e di comicità di cattivo gusto, avrebbe avuto difficoltà nell'attirare l'attenzione dello spettatore medio italiano, si è scelto un sottotitolo che lascia poco all'immaginazione e quel poco è una volgarità. Evidentemente l'equazione spettatore medio italiano = essere umano mediocre è una ferma convinzione degli esperti di marketing. Difficile dar loro torto, stando a quel che si vede nelle sale da Roma in giù, ciò non toglie che sia degradante far ricorso a questo genere di espedienti per lanciare un film che a quel genere di spettatore (o essere umano) non è assolutamente diretto.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 03/06/2011 14.57.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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