Voto Visitatori: | 7,61 / 10 (28 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
Non è semplice descrivere o classificare le peculiarità del cinema di Takashi Miike, eclettico regista giapponese, così come non lo è inserire "Fudoh: the new generation" e gli altri suoi film in un unico genere. Probabilmente è proprio questa una delle sue principali caratteristiche: integrare generi, tematiche e stili a volte completamente diversi in un unico film. Dire "integrare" è diverso rispetto a "mescolare": ogni singolo elemento ha difatti una propria funzione specifica e svolge un'azione sinergica per il risultato finale.
Nella sterminata produzione del cineasta orientale spiccano per notorietà le pellicole "Ichi the killer", "Audition", "Visitor Q" e "Dead or Alive"; se però si vuole comprendere appieno il Miike-pensiero è necessario andare oltre questi quattro capolavori, rivolgendosi ad una più che prolifica filmografia, costituita da una settantina di film fino ad oggi in quindici anni di carriera.
Cercare di vederli tutti è comunque una sfida persa in partenza.
Alcuni esistono solo in VHS, altri non sono mai stati né importati né sottotitolati in inglese (sorvoliamo sull'italiano): probabilmente è possibile per lo sperduto cinefilo occidentale vederne solo la metà (a tale proposito, per chi volesse approfondire la storia, le tematiche e la filmografia di Miike è consigliata la lettura di "Agitator", di Tom Mes).
Tra questi film di "seconda fascia" (unicamente dal punto di vista dell'audience) si colloca "Fudoh: the new generation".
Per darne un'inquadramento cronologico, il film è girato nel 1996: la prima pellicola di Miike dedicata al mercato cinematografico ("Shinjuku Triad Society", altra perla di cui si consiglia la visione) era uscita solo l'anno precedente a conclusione di un periodo formativo iniziato nel 1991 in cui il giovane Takashi aveva diretto diverse pellicole per il mercato del V-cinema giapponese (termine con il quale sono indicati i prodotti destinati direttamente al mercato dell'home-video) ed alcuni film per la tv.
Le opere della gavetta di Miike sono praticamente impossibili da reperire ma sembra non siano di un livello eccelso.
"Fudoh, è una pellicola fondamentale nella filmografia del regista: per la prima volta, Miike introduce quegli elementi non- sense e surreali che lo renderanno famoso; inoltre, questo è stato il primo lavoro ad essere esportato in occidente.
La "maschera" del film è uno yakuza movie in cui due organizzazioni si contendono il controllo di una piccola isola del Giappone: uno sgarro da parte di un intraprendente membro di una delle due fazioni è il pretesto per una sanguinosa lotta tra le medesime.
Ad uno dei due clan appartiene il giovane protagonista Riki Fudoh; la banda rivale è invece comandata da Noma, interpretato da Riki Takeuchi, già protagonista di molti yakuza movie nipponici che inizia qui la sua collaborazione con Miike (lo ritroveremo nella trilogia di "Dead or Alive").
Sotto la maschera di yakuza movie (il regista ama sviare lo spettatore presentando i suoi film in un modo e proseguendoli in un altro), il tema principale è uno dei più cari ed autobiografici di Miike, ovvero il drammatico passaggio dalla spensierata adolescenza al mondo degli adulti.
Alcuni suoi lavori (come i due bellissimi "Young Thugs") hanno proprio questo tema come elemento principale; altri, come i quattro citati all'inizio, lo trattano più o meno marginalmente.
Ed è proprio il protagonista Riki Fudoh a compiere questo salto in maniera estremamente traumatica; il suo dramma nasce all'interno della famiglia, ed avrà come conseguenza proprio la disgregazione del nucleo familiare.
E' questa un'altra tematica tipica di Miike: quando viene perturbata l'armonia e la compattezza di un gruppo (familiare o sociale che sia), questo e destinato pian piano a sfaldarsi fino ad arrivare inevitabilmente alla propria distruzione. Ad eccezione di "Visitor Q", in cui la figura di un elemento esterno (il visitatore) è invece necessaria per ricostituire gli equilibri del nucleo familiare, il regista nipponico rispetta sempre questo dogma in tutte le sue opere.
Descritto cosi, "Fudoh: the new generation" sembrerebbe un film estremamente drammatico e triste, ma per fortuna Miike non si prende mai troppo sul serio: l'ironia e l'esagerazione sono le sue armi preferite, utilizzate per diversi scopi a seconda delle circostanze: possono sdrammatizzare alcune situazioni tragiche oppure enfatizzarle. Altre volte, invece, sono solo funzionali al semplice intrattenimento.
Ed ecco quindi che vediamo bambini addestrati come guerriglieri di Al Qaeda, dardi killer sparati da improbabili parti del corpo, litri di sangue gratuiti e molte altre scene profondamente assurde e per ciò stesso divertenti.
C'è anche qualche peccatuccio di gioventù, come un paio di risse alla Bud Spencer di troppo ed avvenenti supplenti di scuola presenti solo nei film di Pierino: si tratta comunque di pecche sopportabili che non influenzano troppo il risultato finale.
Intrattenimento, contenuti, violenza, esagerazione, ironia... Cosa volere di più?
Commenta la recensione di FUDOH: THE NEW GENERATION sul forum
Condividi recensione su Facebook
Recensione a cura di quadruplo - aggiornata al 10/05/2007
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
Ordine elenco: Data Media voti Commenti Alfabetico
in sala
archivio