Recensione gorgo regia di Eugene Lourié Gran Bretagna 1961
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Recensione gorgo (1961)

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locandina del film GORGO

Immagine tratta dal film GORGO

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Immagine tratta dal film GORGO
 

Anni '50, Joe (Bill Travers) e Sam (William Sylvester), a bordo del battello Triton, sono a caccia di tesori sottomarini nei pressi dell'isola di Nara nel nord dell'Irlanda. Dopo l'individuazione nei fondali di un vecchio battello carico di preziosi, l'equipaggio assiste allibito alla formazione di un vulcano sottomarino che emerge velocemente in superficie con esplosive eruzioni. Il rigonfiamento dei fondali forma uno tsunami di tale altezza da mettere in seria difficoltà la stabilità della nave.

Costretti a rimanere nell'isola di Nara giusto il tempo per riparare l'elica e fare rifornimenti d'acqua, Joe e Sam sono testimoni di alcuni tragici episodi. Due sommozzatori vengono trovati morti, e in paese si dice che uno sia deceduto per aver visto qualcosa di spaventoso, l'altro perché attaccato da uno squalo. Una barca di pescatori esce in mare nella speranza di capire qualcosa di più sulle strane morti ma all'improvviso viene attaccata da una gigantesca creatura somigliante a un Iguanodon, un dinosauro realmente esistito; il mostro con la sua furia uccide un componente dell'equipaggio e getta nello sgomento gli altri.

Riparato il vascello Joe e Sam decidono, per il solo fatto che potrebbero diventare ricchi, di catturare vivo il mostro rischiando all'occorrenza anche la vita. Imprigionata la creatura in una gigantesca rete e issatala a bordo, i due si dirigono a Londra dove stipulano un contratto con il circo Dorking. Nel frattempo gli studiosi di paleontologia scoprono, attraverso un confronto tra gli scheletri dell'adulto e dell'infante dell'Iguanodon, che l'essere catturato è nato da pochi mesi. Ne deducono che la madre è in libertà, in un luogo sconosciuto, ed è dotata di una corporatura molto più grande del figlio: probabilmente, in altezza, superiore ai sessanta metri.

Alla creatura più piccola esibita nel circo Dorking viene dato il nome di Gorgo, che ha un nesso la Gorgone, il mostro-donna della mitologia antica che era in grado di trasformare in pietra chiunque osasse fissarla.
Gorgo, la cui razza secondo gli scienziati era data per estinta da dieci milioni di anni, è emerso dalle profondità marine più remote spintovi dal forte sommovimento del fondo causato dal nuovo vulcano.

La madre di Gorgo, angosciata per la scomparsa del figlio, si dirige furiosa verso l'isola di Nara distruggendo case e barche, uccidendo numerosi abitanti. Poi seguendo il suo fiuto si avvia veloce verso la città di Londra e risalendo il Tamigi giunge nei pressi del circo Dorking dove si trova Gorgo. Nel suo percorso demolisce tutto quello che incontra, compreso il famoso ponte della torre.
Riusciranno i missili degli aerei, i fili dell'alta tensione a quattro milioni di volt, le bocche da fuoco delle corvette marine, l'incendio del petrolio in mare, a fermare le due spaventose creature che sembrano più che mai decise a rimanere in vita?

Eugène Lourié (nato nella ex-URSS nel 1903 e morto nel 1991) dopo i film "Il risveglio del dinosauro" (1953), "Il drago degli abissi" (1959), prosegue nel genere fantascientifico sui mostri con il grande successo commerciale di "Gorgo" (1961), di cui inventa nel finale una soluzione a sorpresa.
Grazie all'interesse che il film ha suscitato in Gran Bretagna e all'estero, furono ideati dei fumetti di successo che si rifacevano al mostro del film.

Eugène Lourié per l'Europa e Ishiro Honda per il Giappone mettono a confronto nella fantascienza cinematografica di quel periodo, avente per protagonisti i mostri, stili e soggetti del tutto diversi, con idee a volte in contrapposizione, ma soprattutto con finali dissimili: da parte giapponese molto scontati, convenzionali; da parte europea originali, inaspettati, con qualche pretesa educativa.

Ishiro Honda nei suoi film crea un'atmosfera cupa, seriosa, che sembra emotivamente ancora incollata al trauma della bomba atomica, Lourié fa invece sentire dell'Europa l'aria euforica degli affari, la vivacità di un liberismo che sembra permettere tutto a patto che i media distraggano le masse dai bassi stipendi e dallo sfruttamento in fabbrica.
Da una parte un'Europa democratica che cresce economicamente molto velocemente allontanandosi rapidamente dai disastri della guerra mondiale, dall'altra un Giappone a strutture istituzionali rigide, con scarsa democrazia, che con la fantascienza cerca di spostare le pulsioni legate al trauma della bomba verso l'immaginazione di un futuro fatto di un protagonismo nipponico nuovo, assoluto, in particolare nella tecnologia, qualcosa capace di ridare forza e rispetto alla nazione, in modo tale da compensare emotivamente l'immane tragedia di Hiroshima o fare in modo che quanto avvenuto di così umiliante e fuori da ogni regola di guerra non possa più accadere.

Gorgo è un film kolossal, magistrale, un po' troppo trascurato dai critici e dai cinefili, molto amato dai piccoli, costruito con grande professionalità e costosi mezzi tecnici, ricco di scene di massa superlative, di buon effetto suggestivo e fascinose, in quanto dotate di un contrasto fantasia-realtà netto, a volte eccellente, che la buona verosimiglianza fotografica eleva ad una forma artistica di incanto, destando una meraviglia forse ineguagliabile soprattutto per il reale solido del film, famigliare, su cui la fantasia incide la sua scrittura da intrattenimento con sicurezza e una audacia immaginativa rara che rende gli spettatori svagati, divertiti, incuranti per un attimo del loro presente più oscuro.
Ne è un esempio la scena del trasporto a Londra di Gorgo in autotreno: il suo corpo è tutto immobilizzato da una rete, drogato per calmare i suoi istinti di libertà, l'autista passa tra due ali di folla sbalordita, impressionata per le inusuali fattezze dell'essere e i bambini sono solo divertiti, si stupiscono poco, perché la loro psiche è ancora vicina al mondo magico della preistoria.

L'autotreno con Gorgo a bordo si muove lento, trionfale, il suo carico è di grande interesse spettacolare, l'autista è fiero di vivere una giornata importante che passerà alla storia, il mezzo attraversa il centro di Londra per poi procedere un po' più veloce verso il circo Dorking dove la creatura si esibirà in una grande anteprima mondiale.
Una scena che sa unire il senso di realtà pregnante trasmesso da una folla festosa, autentica, vera, in un certo senso familiare nei suoi innumerevoli dettagli compositivi che tradiscono il quotidiano più intimo, con le pulsioni primigenie dell'uomo singolo che si identifica inconsciamente con la creatura primitiva, con il suo mondo psichico ancora atavico, primordiale, lontano da ogni forma di civiltà e che fa ricordare o riemergere un conflitto e una contesa tuttora non risolte nelle società umane.

E' lo scontro tra la necessità del vivere civile e i resti pulsionali inquietanti dell'Io che sono frutto di un raggiramento operato dall'inconscio, di una sua protesta verso ogni forma di ordine civile estesa, predisposta per il bene sociale di tutti; resti che anelano con il sintomo conseguente a trovare un altro ascolto tra le persone, pena una scarica pulsionale infausta, caotica, sorretta dall'istinto più individualistico e asociale, una scarica spesso brutale, cieca, a volte addirittura delinquenziale, che è indubbiamente dannosa per gli altri.
Gorgo è un film dai meccanismi narrativi riusciti, la favola ben si amalgama con la scienza, con il suo rispetto e la dimostrazione della validità dei suoi enunciati, la psicologia dei personaggi è essenziale, credibile, tagliata con l'accetta, in grado però di far scorrere bene il film.

Pregevole per ricerca fotografica è l'aria sognante ma triste del bambino orfano Sean (Vincent Winter), spesso in primo piano per rafforzare nel film la componente irrazionale attraverso l'effetto magia trasmesso dal mondo psichico dei ragazzi.

Il film unisce il fascino tramandato dagli uomini per la ricerca dei tesori sottomarini, all'avventura geografica, in un mondo in parte inesplorato, dove era possibile vivere l'emozione del mistero accettandone i rischi necessari per penetrarne il senso, affrontando a tutti i costi ogni pericolo perché spesso certe ardite imprese potevano dare una fama immortale, una notorietà eccelsa, ed una redditività monetaria elevata.

"Gorgo" è un film che in un certo senso sembra essere la premessa filosofica al liberalismo moderno, dove la libera impresa va a braccetto con l'industria dello spettacolo costruita su misura per i viaggi avventurosi nel mondo, con la sponsorizzazione di uomini coraggiosi e intelligenti, avventurieri del liberalismo frenati solo, eticamente, dal sorgere della grandiosa ideologia marxista.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 14/10/2011 15.34.00

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