Recensione hard candy regia di David Slade USA 2006
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Recensione hard candy (2006)

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locandina del film HARD CANDY

Immagine tratta dal film HARD CANDY

Immagine tratta dal film HARD CANDY

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Immagine tratta dal film HARD CANDY
 

"Da questa storia si impara che i bambini, e specialmente le giovanette carine, cortesi e di buona famiglia, fanno molto male a dare ascolto agli sconosciuti; e non è cosa strana se poi il Lupo ottiene la sua cena.
Dico Lupo, perché non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n'è un tipo dall'apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!
"

Così disse Charles Perrault, scrittore di uno degli adattamenti della famosa fiaba di "Cappuccetto rosso". Perchè citiamo Perrault e la sua opera? Perchè la pellicola di David Slade ha cento, forse anche mille analogie con la famosa fiaba europea che tutti, grandi e piccini, di tutte le generazioni, conoscono a memoria.

Il film di David Slade parte con una tranquilla conversazione su una chat, tra il fotografo trentaduenne Jeff Kohlver e la giovane adolescente Hayley Stark di soli quattordici anni. Già questa scena mette in risalto un malcostume che purtroppo nell'universo del web è molto comune, ovvero la totale disinibizione della persona adulta nei confronti della minorenne.
Per inciso, internet ha i suoi tempi, i suoi linguaggi, i suoi usi e (a volte) anche i suoi costumi, proprio come un altro mondo o (per citare altre celebri pellicole) un underworld. Non è nostra intenzione ammonire i o le maggiorenni che danno retta a minorenni sul web perchè nel dialogo, nel gioco e nello scherzo non c'è nulla di male, ma chi conosce i Social Network o il web in generale (comprese anche chat e forum), sa benissimo che esistono persone che nel loro modo di fare hanno la malizia che li controlla.

Dopo questo breve excursus nel mondo dei Social Network, ritorniamo a parlare del film di Slade "Hard Candy".
Successivamente al primo dialogo via web tra i due protagonisti - con toni ammiccanti da parte di Jeff e con la totale accondiscendenza di Hayley - ecco che scatta quella che potremmo definire una sorta di trappola. Ma messa in atto da chi? Da Jeff che vuole approfittarsi dell'ingenuità e dell'inesperienza di Hayley? La risposta a questo quesito ci viene data subito e, sinceramente, era anche nell'aria una soluzione del genere.
Facendo un breve passo indietro, ci troviamo nel locale "Night Hawks" dove i due hanno il primo contatto di persona. I toni e i dialoghi diventano decisamente più formali all'inizio (segno che la "magia" e la complicità del web è sparita, nella vita "reale" ci sono regole dettate dall'educazione a dal cercare di non essere troppo invadenti), ma non dimentichiamoci che c'è in atto un piano diabolico e che cercare di entrare più in confidenza possibile con la vittima risulta un elemento chiave. Ed ecco infatti che, dopo un pò, ci ritroviamo ad ascoltare dialoghi più confidenziali fino a sfociare nella malizia più assoluta.
Hayley è troppo disinibita, per Jeff è un'occasione ghiotta, la ragazza vuole stare da sola con lui nel suo bell'appartamento isolato, ed è qui che un pomeriggio bellissimo si trasforma in un'esperienza da incubo.

Hayley ha intenzione di torturare il povero (?) Jeff con sevizie disumane, spinta dalla convinzione che Jeff sia un pedofilo, in più, a fare da cornice all'intera vicenda, è la misteriosa sparizione di una ragazzina coetanea di Hayley.
Le scene che si susseguono contribuiranno a rendere "Hard Candy" un'esperienza visiva che solo alcuni horror di stampo transalpino sono riusciti a farci provare, possiamo citare i "fastidiosissimi" (Attenzione : Per fastidioso si intende disturbante che, in un contesto horror, è sinonimo di "soave bellezza") "À l'intérieur", "Alta tensione", "Frontiers" o "Martyrs". Ed è proprio lì che la bravura del regista diventa quasi palpabile. Il suo vedo e non vedo ci angoscia e riesce a farci quasi provare a livello visivo le estenuanti sevizie psicologiche, ma soprattutto fisiche, che Jeff Kohlver proverà in quelle lunghe ed interminabili ore di terrore.

Ecco l'analogia con "Cappuccetto rosso", la troviamo sin dall'inizio, ma quello che non possiamo davvero immaginare è che il lupo sia una dolcissima ragazzina con lo sguardo sbarazzino e dal linguaggio da Lolita. A confonderci le idee ci pensano sia David Slade sia l'attrice protagonista (scelta tra l'altro in mezzo a 300 candidate al ruolo) Ellen Page, giovane di grande talento già notata nel meraviglioso "Mouth to Mouth", che indosserà sin dall'inizio una felpa con cappuccio rosso. Tale scelta fu dettata dal fatto che alla Page piacessero molto i cappucci ed al regista il colore rosso sulla protagonista. Ma comunque possiamo notare dai credits iniziali (splendidi) che la dominante assoluta della pellicola è il rosso.
Il tutto, accompagnato dalla splendida colonna sonora scritta dalla coppia Molly Nyman ed Harry Escott, una song semplice ma inquietante che risuona nei momenti più drammatici della vicenda.

David Slade lascia i videoclip dei System Of A Down per dedicarsi a questo thriller claustrofobico dai tempi e dai dialoghi che rasentano la perfezione. Il vero merito di quest'opera è il mostrarci che, per fare un ottimo thriller, non c'è bisogno di palazzi che crollano o di aerei che esplodono. Bastano due location (il bar "Night Hawks" e la casa di Jeff), due attori strepitosi (Patrick Wilson ed Ellen Page) e un'ottima sceneggiatura (Brian Nelson) per avere uno dei più bei thriller dell'ultimo decennio.
"Hard Candy" (nal gergo di internet significa ragazzina) è un film che può lasciarci un messaggio, di condanna o di pietà a seconda dei punti di vista, sempre comunque inerente ad una delle più gravi e (purtroppo) diffuse piaghe della società moderna.

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Recensione a cura di HollywoodUndead - aggiornata al 21/02/2012 15.17.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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