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"Il potere politico nasce dalla canna del fucile"
Mao Tse Tung
In un futuro post-apocalittico nello stato di Panem, sorto sulle ceneri di quello che un tempo era il Nord America, ogni anno le dodici province che lo compongono sono costrette a mandare un ragazzo ed una ragazza tra i 12 e i 18 anni a competere per gli Hunger Games, un evento televisivo che funge da stratagemma intimidatorio, durante il quale i "tributi" devono uccidersi a vicenda per poter sperare di rimanere in vita per ultimi.
Uno dei due tributi del distretto 12 è la giovane Katniss Everdeen, sacrificatasi per salvare la sorellina. Per sopravvivere Katniss dovrà compiere scelte difficili, lottare contro se stessa e decidere se mantenere integra la propria natura o se invece rinunciare ad essa.
Tratto dall'omonimo romanzo rivelazione di Suzanne Collins, "Hunger Games" è il primo capitolo di una trilogia che comprende anche "La ragazza di fuoco" e "Il canto della rivolta" e, dopo fatto registrare incassi da record in tutto il mondo, arriva ora anche in Italia.
L'espediente narrativo della lotta tra prigionieri costretti ad uccidersi pur di sopravvivere non è esattamente una novità, in quanto già visto in film come "Rollerball" e, ancor di più, nel giapponese "Battle Royale", per molti vero e proprio ispiratore del libro della Collins. A onor del vero occorre dire che l'idea di base è proprio quella, ossia un gruppo di ragazzi estratti a sorte che si ritrovano a combattersi a vicenda pur di tornare a casa, ma è vero anche che cambia totalmente il contesto e diverse sono le motivazioni per cui i protagonisti si uccidono a vicenda. In "Battle Royale" il "torneo" aveva come fine dichiarato quello di scoraggiare la dilagante violenza giovanile, mentre in "Hunger Games" serve per mantenere sotto scacco la popolazione, far capire loro che il Governo li possiede. Non di meno occorre citare la componente "ludica", gli Hunger Games, infatti, altro non sono che un reality show seguito da tutta la nazione, uno spettacolo per il quale il pubblico soffre e gioisce per i suoi tributi favoriti e questo è un elemento fondamentale che in "Battle Royale" è totalmente assente. Il fatto poi che il film giapponese fosse un lavoro tutt'altro che perfetto, è solo un altro punto a favore del film di Gary Ross che sicuramente ha una struttura narrativa più efficace.
Regista di questo "Hunger Games" è il già citato Gary Ross, autore di "Pleasantville" e "Seabiscuit". Suo è il merito di aver fatto ottenere al film un PG13, visto e considerato il fatto che si tratta di un gioco al massacro tra ragazzini, cosa non di poco conto quando poi si deve affrontare il botteghino.
Ross si rivela abile nel raccontare la violenza senza però mai mostrarla esplicitamente, servendosi di un espediente tanto semplice quanto efficace come la macchina a mano (abbinata ad un montaggio molto veloce) che permette di girare astutamente attorno alla scena e mostrare solo il necessario. A volergli trovare a tutti i costi una pecca c'è da dire che a volte risulta eccessiva e finisce per risultare un po' fastidiosa da sostenere, ma di certo ha il pregio di immedesimare lo spettatore con la protagonista, focalizzandosi molto su Katniss e sul suo punto di vista, cosa non di poco conto dal momento che il libro è raccontato in prima persona, e sullo schermo questo tipo di narrazione non è possibile.
Gran parte del riscontro positivo che il film sta ottenendo, sia di pubblico che di critica, va comunque attribuito ad una straordinaria Jennifer Lawrence, dal momento che l'80% della pellicola regge su di lei e sulla sua recitazione. Che la giovane ragazza venuta dal Kentucky fosse dotata di talento lo si era già intuito quando nel 2008 si era aggiudicata il premio Marcello Mastroianni alla migliore attrice emergente per "The Burning Plain", ma è con "Un gelido inverno" che il grande pubblico si accorge di lei, quando l'Academy le conferisce la sua prima nomination all'Oscar come migliore attrice protagonista.
Curiosamente, ma forse neanche tanto, il personaggio interpretato dalla Lawrence nella pellicola di Debra Granik ha molto in comune con Katniss: entrambe sono infatti minorenni, senza padre, vivono in condizioni di estrema povertà e con il peso di una famiglia che grava sulle loro giovani spalle, in pratica lo stesso personaggio, e non è escluso che proprio la sua prova in "Un gelido inverno" abbia convinto la produzione di "Hunger Games" a sceglierla per un ruolo che, di fatto, gli calza su misura, perché la Lawrence è Katniss in tutto e per tutto.
Non da meno è il giovane Josh Hutcherson nei panni del timido e tormentato Peeta Mellark, così come tutto il resto del cast, da un sorprendente Lenny Kravitz ad una bizzarra Elizabeth Banks, fino ad arrivare all'alcolizzato Haymitch di Woody Harrelson e allo strepitoso Stanley Tucci capace, nonostante le poche scene in cui è coinvolto, di lasciare il segno nella mente dello spettatore.
Lo script, curato dallo stesso Gary Ross, da Billy Ray e dall'autrice del libro Suzanne Collins, risulta quanto mai efficace e avvincente.
Le quasi due ore e mezza di pellicola scorrono infatti piacevolmente, senza mai annoiare, grazie ad un costante clima di tensione che tiene lo spettatore incollato alla poltrona. Le poche variazioni rispetto al libro non pesano più di tanto e sono perlopiù legate ad esigenze dettate dal linguaggio cinematografico e dalle sue tempistiche. Gli sceneggiatori sono riusciti in particolar modo a condensare brillantemente tutte le informazioni contenute nel libro, senza mai essere didascalici o eccessivamente sintetici. Servendosi di brevi flashback collocati diligentemente, Gary Ross racconta le vicende passate dei protagonisti di modo che il pubblico sappia quali siano gli intrecci che legano le loro vite, il che è fondamentale per meglio comprenderne le azioni e gli stati d'animo.
Ai fini narrativi sono poi molto utili anche i costumi e le scenografie che raccontano lo sfarzo, la superficialità, la corruzione morale e la spietatezza di Capitol City rapportata invece alla povertà del distretto 12. Unico rammarico è la CGI non proprio eccelsa, ma comunque figlia di un budget "contenuto".
In definitiva Gary Ross confeziona un film che riesce a toccare le corde giuste, emozionando e intrattenendo lo spettatore. "Hunger Games" si rivela essere blockbuster solido ed intelligente, e sebbene tale binomio possa sembrare un ossimoro la realtà è proprio questa.
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Recensione a cura di Luke07 - aggiornata al 02/05/2012 15.24.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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