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Scritto e diretto da Joel ed Ethan Coen, autori di altri capolavori del calibro di "Fratello dove sei?" e del recente "Prima ti sposo, poi ti rovino", "Il Grande Lebowsky" è il prodotto di una comicità cinica e sagace, capace non solo di divertire ma anche di mettere seriamente in dubbio i più solidi principi della società americana, con una raffica di situazioni ridicole e battute pungenti che consacrano al mondo del cinema indipendente il lavoro di due menti davvero brillanti.
Ed in fondo per i fratelli Coen, il protagonista di questa commedia, "Drugo" (nell'originale "the Dude") o meglio Jeffrey Lebowsky, non è che una faccia della medaglia, quella che vede nel bowling la medicina per tutti i problemi e per le difficoltà della vita; egli è il simbolo di quegli americani che vivono ancora negli anni '60, che si rifiutano di crescere e soprattutto di farsi fagocitare e corrompere dai moralismi di una società fasulla e venale - quella degli anni '90 -. Drugo, Donny e Walter - gli amici del Bowling - sono i figli disgraziati del Vietnam, conseguenze scomode e indesiderate di una guerra che in realtà nei cuori dei reduci non è mai realmente finita. Se Drugo è una delle due facce della medaglia, il sig. Jeffrey "The Big" Lebowsky è sicuramente l'altra: ricco e scorbutico uomo d'affari costretto su una sedia a rotelle, anch'egli è una vittima di un conflitto, quello in Corea, che ha intrapreso una strada diversa da quella di Drugo. E l'omonimia su cui è incentrata questa storia "piena di input e di output" é voluta non a caso per sottolineare come i due personaggi siano simili nella loro diversità: sono entrambi ancora visibilmente segnati dalla guerra ma hanno reagito diversamente, quindi lo scontro tra i due è inevitabile; mentre Drugo ha preferito la via degli "sbandati" e combattuto la sua rivoluzione sociale, il sig. Lebowsky ha preferito scalare la società, convinto che questo avrebbe legittimato il suo sforzo impiegato durante la guerra. Ma andiamo con ordine...
A causa di questa famigerata omonimia, Drugo si ritrova il tappeto urinato dagli scagnozzi di un creditore, tale Jackie Treehorn produttore di lungometraggi porno "dalla trama alquanto scadente", venuti a riscuotere il denaro per conto del capo. Su consiglio/costrizione dell'agguerrito e bellicoso Walter, decide di recriminare la vicenda al vero sig. Lebowsky. Drugo vuole solo riavere indietro quel suo tappeto, non perché avesse un inestimabile valore, ma tanto perché "dava un tono all'ambiente" di casa. Ma la vita è come una lunga strada da percorrere e come in tutte le lunghe strade capita di prendere delle buche, così basta un niente, un "piccolo" imprevisto, che una giornata ti va storta e ti cambia tutto: la tranquilla esistenza di Drugo, fatta di irrinunciabili partite di Bowling con gli amici, flebo di Whithe Russian, spinelli e qualche trip di acidi occasionale, sarebbe stata di lì a poco stravolta, catapultandolo tra improbabili inseguimenti in macchina, falsi rapimenti, sparatorie con bande di criminali nichilisti senza scrupoli, intriganti incontri amorosi, ma anche spiacevoli perdite, tutto questo condito da originalissimi e colorati intermezzi onirici - per non dire trip mentali -, delle vere e proprie clip musicali che intonano straordinariamente con l'atmosfera del film.
Sensazionale interpretazione di Jeff Bridges nei panni di un ineffabile e sornione Drugo, straripante John Goodman nel ruolo dell'irascibile e polemico Walter Sobchak, per non parlare di Steve Buscemi che sembra plasmato apposta per la parte dell'imperturbabile Donny. Da apprezzare anche Julianne Moore (Maude Lebowski) ancora non così "diva", David Huddleston (The Big Lebowsky), John Turturro (Jesus Quintana) e Philip Seymour Hoffman (Brandt) ormai noto per altre eccellenti pellicole come Magnolia, Ritorno a Could Mountain e molte altre.
Colonna sonora azzeccata e un po' nostalgica, sfodera pietre miliari della musica contemporanea, da Bob Dylan - The Man In Me - a una versione inedita di Hotel California eseguita dai Gypsy Kings e altri grandi pezzi tra rock, blues, country e jazz in un viaggio che ci fa volare lontano nel tempo, dagli anni '50 agli '80 passando per i mitici ma poco apprezzati Creedence Clearwater Revival, protagonisti della scena country/blues degli anni '70.
Il film sembra in qualche modo ricalcare e omaggiare la tradizione dei divertentissimi National Lampoon's "vecchia maniera" degli anni '70, dove tipici spezzoni di vita americana vengono satirizzati con gags esilaranti, situazioni patetiche e scene davvero dissacranti. Divertente e piacevole commedia in stile noir, Il Grande Lebowsky è infatti costellato di cenni critici che, seppur edulcorati dalla sua natura comica non si spogliano della loro asprezza, lasciando spazio anche a risvolti di tipo riflessivo e talvolta polemico che contribuiscono a renderlo imperdibile e forse chissà... un CULT!
Buona visione...
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Recensione a cura di Blutarski - aggiornata al 17/11/2004
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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