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La famiglia Campbell si trasferisce in una bella casa vittoriana nel Connecticut, per consentire al figlio Matt di seguire, nel vicino ospedale, un programma per la cura del cancro che lo affligge. Appena trasferiti però qualcosa sembra turbare l'atmosfera della casa e, conseguentemente, l'equilibrio faticosamente costruito dai familiari intorno alla fugace speranza di una cura per il male terribile che sembra avvolgere il destino dell'intera famiglia.
Non è possibile dire più niente di nuovo sulle case infestate. Siano esse collocate nel New England, come di solito accade, o altrove. Non dopo Amityville Horror e Poltergeist. Di sicuro mai più dopo Shining.
Ma nel caso si volesse provare a parlarne ancora, sarebbe comunque sconsigliabile usare sempre il vecchio armamentario di sinistri scricchiolii e pezzi di corpi rinsecchiti, messi a monito della curiosità dei nuovi inquilini impiccioni e invadenti. O addirittura il solito prete esorcista che ne sa una più del diavolo e sicuramente un pochetto troppo per chiunque, sui fatti avvenuti tempo addietro nella dimora in questione.
Neanche il fatto che la storia sia spacciata per vera, e immortalata in una ricostruzione per la TV del 2002 dal titolo A Haunting in Connecticut, sembra in grado di stimolare l'interesse dello spettatore.
Certo, provare a intrecciare i soliti brividi estivi, dati più dal condizionamento della sala che dalla reale paura di quello che nascondono le mura della casa, con tematiche di tipo più attuale, come il cancro e la crisi economica potrebbe rinverdire la solita minestra.
Ma non è questo il caso. Qua assistiamo all'incredibile alchimia che rende stantia una quasiasi nuova tematica introdotta col fine di rinnovare, che curiosamente finisce per soffocare nell'ovvio della rappresentazione e nel già visto che trionfa sovrano su tutta la pellicola.
In realtà niente di quello che vediamo giustifica l'ennesima pellicola sul tema. Il tutto è una trita ripetizione di situazioni talmente abusate da essere divenute ormai degli archetipi del cinema horror, e come tali maneggiabili solo da registi abili, o per lo meno in grado di inventare qualcosa che vada oltre la rappresentazione delle cose più ovvie.
La trama è semplice, ma la rappresentazione ridotta a stanca ripetizione e la mancanza di spessore complessivo la rendono del tutto insulsa e inutilmente complicata da sotterfugi da primo anno del corso di sceneggiatura.
C'è un ragazzo col cancro che deve seguire un programma di terapia lontano da casa in un ospedale nel Connecticut. Sua madre lo accompagna per un pò in macchina, ma alla fine decidono di prendere una casa per evitare ai due la stanchezza degli spostamenti e l'affaticamento sovrapposto alla terapia che ne potrebbe inficiare il risultato. Matt e sua madre prendono una bella casa, un pò vecchiotta ma, inspiegabilmente a buon prezzo. E qua a chiunque, almeno all'interno di una pellicola horror, dovrebbe venire un piccolo dubbio. Come è mai possibile che una bella casa, anche se vecchia, ma enormenente spaziosa e isolata nel verde, costi tanto poco da consentire ai Campbell di trasferirsi, nonostante la crisi economica e il salasso delle assicurazioni sanitarie statunitensi?
Ma nessuno si fa questa domanda. E questo è un brutto segno, perchè lo spettatore avvezzo al genere ormai gradirebbe un minimo di lavoro di sceneggiatura teso a rendere interessante una storia del tutto banale e poco significativa. Insomma perché mai uno dovrebbe vedere questo film? Di sicuro non per l'originalità della trama. E se scartiamo questo e la rappresentazione, restano ben pochi motivi per indurre lo spettatore a degnarsi di guardare un film. Figurarsi poi a concedere la sospirata sospensione dell'incredilità.
Inspiegabilmente nessuno si fa domande neanche quando Matt, poco dopo il trasferimento con la famiglia, si comincia a comportare in maniera strana. Sarà la terapia? O forse la paura per il male che non solo lo affligge, ma sembra divorarlo da dentro?
O magari è qualcos'altro che lo divora da dentro. E il vecchio, smaliziato spettatore di film horror lo intuisce a metà del primo tempo. La famiglia ci mette un bel pò di tempo in più, anche solo a capire che c'è qualcosa di storto. Padre Popescu, un Elias Koteas sempre bravo, ma un pò à la Von Sydow dei poveri, fa ricerche e aiuta la famiglia a cercare di fare chiarezza su quello che pare essere accaduto in passato nella casa. Ovviamente si tratterà di una cosa terribile, le cui tracce sono ancora visibili all'interno delle mura, e di altri cento film prima di questo. Film girati anche meglio, da registi che hanno a loro tempo rinnovato il genere, e che non si meritano l'affronto di esser scopiazzati senza ritegno in una copia senz'anima e senza significato dei loro immortali capolavori.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 27/08/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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