Recensione inkheart - la leggenda di cuore d'inchiostro regia di Iain Softley USA, Germania, Gran Bretagna 2008
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Recensione inkheart - la leggenda di cuore d'inchiostro (2008)

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locandina del film INKHEART - LA LEGGENDA DI CUORE D'INCHIOSTRO

Immagine tratta dal film INKHEART - LA LEGGENDA DI CUORE D'INCHIOSTRO

Immagine tratta dal film INKHEART - LA LEGGENDA DI CUORE D'INCHIOSTRO

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Un enorme potere magico, di solito, ha controindicazioni nefaste se usato con leggerezza, o, come in questo caso, involontariamente.

Mortimer (Brendan Fraser), rilegatore di libri, e Meggie, sua figlia, durante il loro girovagare per l'Europa alla ricerca di libri antichi, vengono intercettati da Dita di Polvere (Paul Bettany), un inquietante mangiafuoco che sembra conoscere Mortimer e lo chiama "Lingua di Fata". Non ci vuole molto a Meggie per capire che la comparsa di Dita di Polvere è legata alla strana vita girovaga che Mortimer le impone e alla scomparsa misteriosa di sua madre, Resa, nove anni prima.

Quando Meggie e Mortimer vengono catturati dagli scagnozzi del misterioso Capricorno (Andy "Gollum" Serkis), Mortimer è costretto a rivelare la verità alla figlia. La sua "Lingua di Fata" è in grado di evocare personaggi e oggetti dai libri semplicemente leggendo ad alta voce. Nove anni prima, durante la lettura di "InkHeart", un libro di avventure, i poteri di Mortimer hanno trasportato Capricorno e Dita di Polvere nel nostro mondo, ad un terribile prezzo: per ogni personaggio che esce dal libro, infatti, una persona deve entrarvi e Resa è scomparsa. Nei nove anni successivi, Mortimer ha tentato di trovare una copia del rarissimo libro per riportare nel mondo reale Resa ed allo stesso tempo sfuggire a Capricorno che, da buon villain letterario, vuole sfruttare il potere di Lingua di Fata a fini personali. La caccia termina e Meggie e Mortimer sono fatti prigionieri di Capricorno e l'ultima copia del libro è bruciata... L'unica speranza è rintracciare l'autore del libro e sperare che ne possegga una copia per rimettere le cose a posto prima che Capricorno realizzi le sue macchinazioni.

"InkHeart" è tratto dal primo libro di una trilogia fantasy (completata da "InkSpell" e "InkDeath") di Cornelia Funke, ma se ne discosta notevolmente nell'intreccio, soprattutto nella risoluzione finale.
Il risultato della trasposizione cinematografica è un film tutto sommato gradevole, senza pretese, ma nella sostanza un po' confuso, anche a causa dei numerosi colpi di scena della seconda parte che più che far cambiare direzione al film, sembrano un po' prenderlo a schiaffi. Vista l'idea ed il materiale di partenza è un peccato, perchè avrebbe potuto facilmente essere all'altezza dei suoi illustri predecessori "La Storia Fantastica" e soprattutto "La Storia Infinita", da cui mutua palesemente il concetto di "libro nel libro", anche se stavolta è il protagonista ad avere poteri magici e non il libro stesso.

Il primo atto del film, che si conclude con l'entrata in scena di Capricorno, è senza dubbio la più riuscita, perchè oltre a presentare efficacemente i personaggi principali e infondere curiosità sui loro legami, trova anche il tempo per un elogio del piacere della lettura, del potere dei libri e, velatamente, della bellezza dei libri come oggetti preziosi. Una volta che si entra nel vivo dell'azione, però, questo sottotesto viene abbandonato e anche lo sviluppo dell'intreccio non si mantiene sui livelli delle premesse.

A parte delle leggerezze da anni quaranta in fase di script (tipo il fatto che nessuno si preoccupi del fatto che in Austria o in Italia il libro continui a chiamarsi "InkHeart" e ad essere scritto in inglese), quello che convince di meno è la gestione dei personaggi: sono troppi (Mortimer, Maggie, Dita di Polvere, Elinoir, Fenoglio, Fasid e Resa solo per elencare i "buoni") e nessuno sufficientemente approfondito.
Il centro della storia salta continuamente da Meggie a Mo senza risolvere mai efficacemente, e Dita di Polvere non assume mai il ruolo centrale che ci si aspetta. Il finale poi, con un intervento da "deus ex machina" francamente eccessivo tronca più che risolvere le varie sottotrame legate ai personaggi ed il modo un pò strano con cui viene risolta la vicenda di Dita di Polvere lascia più di qualche dubbio sul reale funzionamento dei poteri dei "Lingua di Fata". Andy Serkis riesce perfettamente a dare vita ad un villain mediocre (Capricorno nel libro "InkHeart" è un tirapiedi di qualcun altro, si ritrova a fare il capo nel mondo reale, senza averne però le qualità e lo spessore) ma un villain mediocre solitamente è un punto debole per qualunque conflitto, e neanche "InkHeart" fa eccezione.

L'idea di evocare situazioni e personaggi dai libri viene usato efficacemente solo in un paio di scene, la scelta del libro "simbolo" del film ricade su "Il Mago di Oz", ma anche quest'idea viene lasciata un pò in sospeso e avrebbe potuto essere sfruttata decisamente meglio (sembra più un pretesto per l'ennesimo omaggio al film, più che al libro).
Per non parlare del fatto che i protagonisti avrebbero tutto il tempo di armarsi di libri colmi di personaggi che avrebbero aiutato non poco ("La Bibbia", ad esempio, ma anche "Il Signore degli Anelli", non è difficile pensarci). Inoltre, chi sconfigge Capricorno nel libro? Perché non evocare l'eroe? Si avverte la mancanza di un maggior livello di dettaglio e di intreccio con le vicende raccontate davvero nel libro da cui i personaggi escono senza che si capisca che ruolo avessero, in particolare Dita di Polvere (è lui l'eroe?). Probabilmente, questa è una mancanza da imputare al libro più che al film, ma visto che lo script non ha seguito il materiale originale, si poteva migliorare anche quest'aspetto.

Avrebbe sicuramente giovato, infine, un'ambientazione nel regno fantastico piuttosto che in Liguria: anche perché, è mai possibile che Capricorno instauri praticamente una dittatura senza che le autorità italiane sappiano niente? Possibile che non venga in mente a nessuno di chiamare la Polizia o l'esercito invece di lanciarsi in cinque (una bambina, una vecchia, un rilegatore di libri, un mangiafuoco vigliacco e uno dei quaranta ladroni) contro una banda criminali armati fino ai denti sperando di cavarsela?

È difficile affidarsi alla sospensione dell'incredulità per queste che sono piuttosto leggerezze che affossano il livello del film, anche per un pubblico adolescente, considerando che lo standard oggi per questo genere di target è la saga di "Harry Potter" che "InkHeart" non tenta nemmeno di raggiungere. Purtroppo la semplicità e lo stile, più nel solco del fantasy per famiglie degli anni '80, rendono "InkHeart" un prodotto ibrido, poco apprezzabile da chiunque, ed è un peccato.

Tecnicamente c'è poco da dire; regia e fotografia scolastiche e ormai appiattite sullo standard hollywoodiano "onesti mestieranti intercambiabili al lavoro", senza infamia e senza lode. Della colonna sonora non resta niente, è poca cosa.
Il cast è convincente: Bettany regala un affascinante anti-eroe ma è rovinato dal solito doppiaggio lamentoso, Helen Mirren e Jim Broadbent con delle caratterizzazioni azzeccate danno lustro al gruppo su cui ovviamente gigioneggia Brendan Fraser che ormai è sinonimo di avventura strampalata e eroe riluttante ma coraggioso. Gli effetti speciali qua e là sembrano un po' rozzi, ma nella scena del ciclone e quella dell'Ombra sono molto efficaci e sono l'ennesima causa di rimpianto per quello che avrebbe potuto essere un nuovo mini-classico del genere.

In definitiva, non si rimpiange il tempo speso, ma se ne esce con la curiosa sensazione che leggersi un libro, uno qualunque, sarebbe stato molto meglio.

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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 05/03/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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