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Lo spudorato approccio commerciale di DreamWorks all'animazione, che portava a film fatti di molta tecnica e pochissimo cuore, ha portato negli anni milioni di dollari di incassi nelle casse della major statunitense, ma più bocciature che applausi da parte della critica internazionale. Dopo "Shrek", nessun film DreamWorks ha avuto la stessa carica, la stessa voglia di rottura con il passato, la stessa qualità. Si sono scelte strade comode e infantili, con il conforto del ritorno economico: "Kung Fu Panda" non ha fatto eccezione.
Tecnicamente eccelso, era di una banalità sconfortante (non aiutata da un pessimo Fabio Volo scelto per l'edizione italiana) per chiunque non mirasse ad un Happy Meal contenente uno dei personaggi del film.
Da "Dragon Trainer" in poi, però, il vento è cambiato: "Kung Fu Panda 2" resta un prodotto essenzialmente destinato ad un target diverso – ad esempio – da "Up", ma come film di puro intrattenimento si può solo applaudire ad un tale miglioramento rispetto al primo episodio.
Po (Jack Black, bravissimo) protegge la Cina in qualità di guerriero Dragone, mentre si allena per cercare la pace interiore e completare il suo addestramento di kung fu. Quando nella città di GongMen il malvagio pavone Shen torna a rivendicare a suon di cannonate il regno da cui era stato esiliato anni prima, Po e i cinque guerrieri devono affrontare un nemico che con la sua letale arma minaccia non solo la Cina, ma anche lo stesso significato del kung fu.
In ogni sequel che si rispetti, il percorso dell'eroe – dopo "la consapevolezza" acquisita nel primo capitolo – deve affrontare una battuta d'arresto, causata spesso dalla conoscenza di eventi del suo passato che mettono pericolosamente in discussione tutte le sue certezze. E' il teorema "Impero colpisce ancora": "I Am Your Father", insomma.
La storia di Shen è infatti direttamente collegata al tragico passato che Po deve ricordare ed affrontare (finalmente si capisce anche perchè suo padre è una papera).
Sono proprio la profondità della storia e i suoi aspetti più drammatici – la consulenza di Guillermo del Toro ha sicuramente giovato a tal proposito – a conferire una maturità diversa a "Kung Fu Panda 2", che pur non rinunciando a gag divertentissime, le dosa meglio nella storia e le affianca ad un'ossatura narrativa più completa e soddisfacente anche per i maggiori di otto anni.
Storia a parte, quello che differenzia, in meglio, "Kung Fu Panda 2" dal primo episodio è la regia, affidata a Jennifer Yuh: le scene di combattimento sono orchestrate in maniera intelligente e davvero spettacolare, con atmosfere più adulte e tante interessanti trovate visive, come la "visuale Pac-Man", e creative, come i flashback disegnati a mano, davvero straordinari.
C'è un perfetto equilibrio tra azione ed umorismo, i rapporti tra i personaggi sono approfonditi in maniera non banale, le ambientazioni sono curatissime, la battaglia finale riscatta pienamente l'anticlimax del primo episodio. La sensazione è che la presenza della Yuh abbia evitato che anche questo film sembrasse un enorme luogo comune sull'Asia e che lo spirito del film fosse più autentico, anche dal punto di vista estetico.
Un difetto: forse il film si perde un po' nella parte centrale, che poteva essere ridotta di qualche minuto.
Pare evidente che alla DreamWorks, forse stimolati dalle vette di qualità della concorrenza diretta della Pixar, ma anche da una serie di produzioni indipendenti di indubbio valore, abbiano alzato gli standard.
Sebbene "Kung Fu Panda 2" non si possa definire un sequel "necessario", come ad esempio i due sequel di "Toy Story", c'è un miglioramento complessivo che lascia ben sperare non solo per il prosieguo della saga, ma per tutta la produzione della DreamWorks. Ora che c'è anche il cuore, oltre alla tecnica, l'inevitabile terzo capitolo (lanciato da un colpo di scena finale interessante) è più di un atto dovuto alle regole del mercato: è un film che si aspetta con piacere.
Un appunto sul 3D: il film è stato visto in lingua originale, in 3D, in America. La differenza di qualità nella visione del 3D tra America ed Italia lascia assolutamente sconcertati. L'infima qualità della proiezione a cui siamo sottoposti in Italia, con una maggiorazione del prezzo che sa di presa in giro, non rende assolutamente giustizia a questa tecnica, che pur non aggiungendo molto alla storia o al valore del film, almeno nel caso di "Kung Fu Panda 2", ne migliora in maniera decisiva l'esperienza cinematografica.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 16/11/2011 15.11.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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