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Un altro (sotto)titolo imperdonabile e quantomai inappropriato, Amori e Disastri, nasconde Look Both Ways, opera prima cinematografica dell'australiana Sarah Watt che dopo quattro anni e molti premi raccolti nei festival di mezzo mondo, arriva in Italia grazie a Fandango.
Adelaide, Australia: nel caldo torrido estivo, l'accidentale morte di un ragazzo sotto un treno merci è l'evento casuale che lega improvvisamente diverse vite. La ragazza della vittima, il macchinista del treno, il giornalista, il fotografo, il caporedattore e la testimone del fatto sono coinvolti a diversi livelli in questa tragedia: mentre i primi due devono venire a patti con quanto successo, elaborando rispettivamente il lutto ed il senso di colpa (fino al loro breve incontro nel finale non li sentiamo mai parlare), la storia segue principalmente le vite degli altri quattro personaggi.
Meryl (Justine Clark), la testimone, è un'artista, di ritorno dal funerale del padre. Nick (William McInnes) è un fotoreporter che ha appena scoperto di avere un brutto cancro, come suo padre morto da poco tempo. Andy (Anthony Hayes) è un giornalista alle prese con una ex moglie problematica e la gravidanza inattesa della sua nuova ragazza. Phil (Andrew S. Gilbert), caporedattore di Nick ed Andy, viene sconvolto dalla notizia della malattia di Nick.
Mentre Meryl e Nick si lasciano trasportare in una relazione immediatamente problematica, Andy deve fare i conti con la propria immaturità, che si riflette nella sua vita personale e professionale.
Sullo sfondo, un'altra tragedia legata ad un incidente ferroviario occupa le prime pagine dei giornali. Ma solitamente, le grandi tragedie ci sconvolgono meno di quelle piccole, e decine di morti fanno meno effetto di una sola.
E su questo Look Both Ways sembra volersi concentrare: l'effetto che ci fa la morte. Quella che immaginiamo, quella delle persone care che vediamo scomparire lentamente oppure all'improvviso, quella che causiamo, accindentalmente o volutamente. Il nostro modo di ragionare cambia di fronte alle tragedie che ci sfiorano o ci riguardano: cambiano le prospettive, aumentano i rimpianti e le paranoie, ci sentiamo insignificanti, impotenti e soli.
Cosa ci suggerisce la morte? Come scegliamo di affrontarla? Ribaltando la domanda, cosa ci suggerisce la vita? Come decidiamo di affrontarla? Look both ways, appunto.
Decisamente meno ambizioso e più ironico di Magnolia, la struttura e le tematiche del film ricalcano palesemente quelle del film di P.T. Anderson: la casualità che governa e sconvolge le vite umane, la crudele ironia con cui talvolta la vita accosta eventi e persone, le inattese svolte che essa può segnare, e quanto sia decisivo l'atteggiamento che si sceglie di tenere di fronte all'ineluttabile.
Sarah Watt illumina il suo piccolo film con grotteschi inserti animati di morti violente - rappresentazioni dell'immaginazione di Meryl che poi li riversa su tela, e di angoscioanti sequenze di foto e filmati scientifici su cellule cancerogene - a rappresentare invece l'immaginazione di Nick sconvolto dalla notizia di avere il cancro.
Le scene sono intervallate da sequenze di stormi di uccelli in volo, che possono rappresentare tanto l'insignificanza intrinseca delle tragedie umane rispetto ai cicli naturali, quanto la necessità di liberarsi dai pesi e dalla solitudine della vita terrena. Se ci potessimo vedere dall'alto, come ci vedono gli uccelli, riusciremmo ad avere un'altra prospettiva su quanto ci accade?
La pioggia finale è una metafora un po'abusata e scontata dai tempi di Manzoni, ma il finale nondimeno risulta spiazzante, perchè ribalta il tono del film, fino a quel momento piuttosto cupo e grottesco, e lascia nello spettatore un senso di pacificazione inaspettato. Le idee si rinfrescano nella pioggia e la disperazione lascia il posto ad una rinnovata energia, fisica e psicologica. Non un lieto fine, perché nella vita non funziona come nelle favole, piuttosto un suggerimento ad essere comunque positivi e a non lasciarsi abbattere.
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Recensione a cura di JackR - aggiornata al 27/07/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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