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Dramma ordinario, senza originalità nei temi trattati e nei modi in cui li affronta, però abbastanza convincente nella performance del cast. Ritmo blando per forza di cose, ma storia lineare che si segue sufficientemente bene, anche se non coinvolge più di tanto. No male, ma poteva essere migliore.
Per prima cosa, davvero non capisco come si sia potuto dare a questo film il sottotitolo 'Amori e disastri', quasi a voler farlo sembrare una commediola alla Ashton Kutcher. Il film è molto triste, angosciante, malinconico, arricchito da una bella colonna sonora, ovviamente composta da musiche struggenti. La regia è a tratti convenzionale, a tratti originale, una sorta di pout-purri che, nel complesso, risulta più disturbante che altro. Se siete votati al suicidio questa pellicola fa per voi, altrimenti trovatevi qualcos'altro.
Il titolo originale esorta a guardare in entrambe le direzioni,ammonimento applicabile alla tragedia iniziale che fa da collante a tutti gli eventi o più metaforicamente ad accettare ciò il destino ci riserva,cercando di vivere la vita nella maniera più intensa possibile consapevoli che la morte può richiedere il suo naturale tributo in qualsiasi momento. Il debutto dell’australiana Sarah Watt, pur essendo a tratti ingenuo e intriso di riflessioni poco interessanti, ha il grande pregio di affrontare con grande coraggio il tema della morte.Uno degli argomenti tabù per eccellenza viene messo quasi alla berlina,i toni gravi che sovente accompagnano l’azione sono sdrammatizzati da break leggeri,spesso divertenti e da inserti animati comicamente “catastrofici”. “Look Both Ways” è un film sospeso con delicatezza tra commedia e dramma,pur presentando una nutrita schiera di personaggi dei quali solo alcuni riescono a rendere con efficacia,si lascia apprezzare per l’approccio originale e a volte irriverente.Intriganti alcune vertiginose scelte di montaggio,mentre le affinità con “Magnolia”,epilogo purificatore compreso,offrono un fastidioso senso di deja-vu che lascia un po’ perplessi anche perché fin troppo accomodante nella risoluzione degli intrecci.L’espediente “ballad” strappalacrime unita ad immagini più o meno commoventi ci sta,quando però viene riproposta ben quattro volte nel giro di un’ora e mezza ci si inizia domandare se la Watt non abbia esagerato un poco,riempiendo nel momento in cui non sapesse dove andare a parare. La mancanza di esperienza della regista lascia qualche dubbio e crea qualche falla,una cosa però è certa,Sarah Watt sembra avere tutte le carte in regola per azzeccare in futuro un bel colpaccio.
Un piccolo film fatalista. L'impronta in effetti è quella di un magnolia indie ma per buona parte se ne allontana, lasciando al nobile precedente il caso e i suoi intrecci, per concentrare la riflessione sui binari accidentati di alcune esistenze e sulla paura di morire (e di vivere). Notevoli le soluzioni grafiche e di regia, discreto cast, debole il finale, imbarazzanti (come al solito) i titolisti italiani.
"Non importa come finisce una vita, ma come è stata", questa me la segno. Intanto invito caldamente a conoscere questo film prima... di andare a vederlo, teneteneve alla larga se la vostra salute mentale è già mentalmente compromessa... malgrado tutto, le intenzioni funzionano solo in parte: sinceramente dubito che la cosiddetta terapia d'urto sul tabù della morte sia la ricetta giusta. E l'impressione che tutto sia confezionato a tavolino o resti in superficie permane: e non mi sembrano così autentici neanche i personaggi. Ricoperti di pioggia e un pò di retorica esistenziale non è esattamente come rivedere "Magnolia" di Anderson (che per certi versi me lo ha ricordato subìto). Un breve ma intenso momento di separazione sembra collimare con uno sguardo "vero" ma si è visto troppo spesso al cinema. Una novità è la visione medianica del cartoon che esplora l'imprevisto e l'orrore del dolore in un contesto più che mai moderno (l'allucinante motore di ricerca sulle malattie per es.). Alla fine l'unico personaggio che mi ha comunicato davvero qualcosa mi è sembrato il malato di cancro, proprio per la motivata e comprensibile reazione alla paura (autentica) della morte. Ripensandoci è anche l'unico che davvero la tema. Il resto non riesce a suscitare interesse quanto il titolo originale (quello italiano, inutilmente à la Allen, è del tutto superfluo e spiazzante). E poi: l'epilogo più atroce è la sopravvivenza? Illuminante, direi.
L'ho visto in lingua originale dopo averne letto su un giornale che lo presentava come un Magnolia però più indie (o qualcosa del genere). E così è. Non fatevi ingannare dal solito trailer o sottotitolo italiano che deviano come al solito. é un film sulla morte, sul caso, e sulle possibilità. L'argomento è già stato trattato, sì. Varie personaggi che incrociano le loro storie a causa di un avvenimento comune però è trattato diverso dal solito, almeno così mi è sembrato. Lasciando un po' perdere gli aspetti estetici e concentrandosi sulle sensazioni. Forse è un po' incompleto ma è riuscito a trasmettermi qualcosa.