Recensione l'uomo lupo regia di George Waggner USA 1941
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Recensione l'uomo lupo (1941)

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locandina del film L'UOMO LUPO

Immagine tratta dal film L'UOMO LUPO

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Immagine tratta dal film L'UOMO LUPO

Immagine tratta dal film L'UOMO LUPO
 

Larry (Lon Chanely jr), a causa dei diversi conflitti che ha con il padre è da lungo tempo assente dalla famiglia. Larry appartiene a una nobile casata residente in uno sfarzoso castello medioevale dal nome Talbot. Un giorno l'uomo, dopo essere venuto a conoscenza della morte del fratello maggiore, ritorna nel suo castello d'origine ed ad accoglierlo, molto benevolmente, ritrova il ricco padre: il nobile sig. Talbot (Claude Rains).
Larry, che è un secondogenito, si era allontanato dal castello di famiglia a causa dei numerosi privilegi, concessi per tradizione, al fratello maggiore: tra questi anche l'ottenimento della parte più cospicua dell'eredità di famiglia.
Durante la sua permanenza presso il padre, il giovane Larry Talbot conosce in modo insolito, con un telescopio guidato verso una finestra, una bella ragazza del paese di nome Gwen Conliffe (Evelyn Ankers), antiquaria in un negozio che gestisce con il padre. Larry inizia un dialogo con la donna scoprendo una personalità dotata di stile: una piacevole conferma alla sua iniziale attrazione avuta con il telescopio. Benché fidanzata, la giovane Gwen subisce il fascino di Larry e sta al gioco del corteggiamento.
Una sera il giovane Larry insieme a Gwen e a una sua amica si reca nel bosco per farsi predire il futuro dagli zingari Bela (Bela Lugosi) e Maleva (Maria Ouspenskaya) arrivati il giorno prima in paese con un carrozzone. Il giovane Larry e l'amica Gwen Conliffe si accorgono a un certo punto che la ragazza che li accompagnava, e che era stata lasciata sola con l'indovino Bela per una seduta di chiaroveggenza, è scomparsa: la coppia, preoccupata, si addentra subito nel bosco per cercarla.
La trovano mentre si dibatte disperatamente per difendersi da un lupo. Il giovane Larry si scaglia contro la bestia e, seppur morsicato, riesce ad abbattere il lupo; lo fa con un bastone dal manico d'argento comprato proprio nel negozio di antiquariato di Gwen Conliffe. Il mattino seguente Larry apprende con spavento di aver ucciso non una bestia, ma un uomo, un essere umano che in alcune serate particolari assume le sembianze di un lupo mannaro. Nel paese, dove regnano ancora diverse superstizioni, è nota la famosa filastrocca: "Anche l'uomo che ha puro il suo cuore, ed ogni giorno si raccoglie in preghiera, può diventar lupo se fiorisce l'aconito, e la luna piena splende la sera"

Larry sente e vede ben presto i sintomi della trasformazione in lupo, con sgomento si accorge che gradualmente le sue gambe diventano pelose e che il suo Io cede a poco a poco il posto a un'altra più potente entità psichica amorale e brutale.
Tramutatosi in lupo, Larry uccide e aggredisce di nuovo, massacra un custode del cimitero poi, durante una battuta di caccia all'uomo predisposta per catturarlo, si scaglia contro l'amata Gwen afferrandola alla gola ma suo padre Talbot, che nel frattempo insieme agli abitanti del paese partecipava alle ricerche, accorre in aiuto della donna.

Il film, in bianco e nero, è del 1941 e ha avuto molto successo, fa parte di una serie horror fortunata della Universal dedicata ai licantropi. Numerosi i liberi innesti simbolici sul mito del lupo mannaro le cui origini culturali sembrano destinate a diverse interpretazioni o ipotesi che rimangono in gran parte misteriose perché lontane da ogni possibile prova. Forse per lo più il mito è la conseguenza di una divulgazione popolare di alcuni concetti psichiatrici. Per la psichiatria ottocentesca esistevano numerosi disturbi mentali legati alla licantropia, in particolare nelle campagne, per cui il paziente colpito rimaneva psichicamente scisso, e ossessionato, attratto dalla figura del lupo per la sua bramosia selvaggia.

Lo sceneggiatore Curt Siodmak, ebreo, fuggito dalla Germania nazista, immette nel racconto la famosa stella a cinque punte, che compare in diversi episodi del film soprattutto nei corpi degli affetti da licantropia e nelle vittime che stanno per essere aggredite dal lupo mannaro; da notare anche la divertente filastrocca sopra citata, frutto di una invenzione sempre di Siodmak.
Il film acquista valore anche per il trucco eccezionale sul mostro messo su da Jack Pierce, eseguito con estrema cura, qualcosa che appare subito come professional-mente riuscito, di qualità molto elevata per via di un risultato visivo di grande realismo scenico che fa proprio pensare a un lupo di derivazione umana. A qualcosa cioè che conserva negli occhi e in alcuni falsi movimenti degli arti, dei resti di forme umane, inestinguibili in una trasformazione del corpo così come viene proposta dal film che si suppone non sia legata del tutto all'assurdo, o al paranormale, ma che conserva un po' di origine, una sorte di misto tra leggenda horror, fantasia agganciata ancora in qualche modo al reale e seri problemi psichiatrici. Il trucco del lupo mannaro, raffinatissimo, regge tranquillamente il confronto anche con le pellicole più recenti sui licantropi.
Da sottolineare l'efficacia suggestiva delle musiche tritonali che nel medioevo erano associate a scenari religiosi, spesso tetri e negativi, legati alla cosidetta malvagità seduttiva delle atmosfere demoniache.

La fotografia merita una riflessione particolare, la fitta e mobile nebbia che accompagna gli eventi drammatici nel bosco, unita a inquadrature semplici ma armoniose, di ottima composizione estetica, con contenuti a volte di dettagli di campagna notturna ingranditi tanto da suscitare incanti, magnetismi, suggestioni, dà al film un'atmosfera unica, originale, uno stile visivo mai visto in precedenza in questo genere, in una modalità stilistica così costante, continua, tanto da divenire narrativamente un modello di studio, cosa che contribuirà non poco a elevare il livello d'insieme delle forze visive del film, delle sue risorse immaginifiche racchiuse nella lettura fotografica, contribuendo risolutamente al successo della pellicola nelle sale.

Da un punto di vista un po' più psicanalitico, il film sembra porre la questione del parricidio e fratricidio da un versante chiaramente patologico, cioè da pulsioni non controllabili, in una prospettiva drammatica, proponendo come una delle cause del disturbo clinico trasformativo, da uomo a lupo di Larry, il bisogno di uccidere, e di acquisire, per farlo senza colpe, altre sembianze finalmente sprovviste di un Super Io moralizzante tipico dell'uomo civile.
Larry è un caso clinico grave; egli, finché il fratello maggiore era vivo, ha dovuto subire l'umiliazione della sottomissione a un ruolo familiare forzatamente affettivo, ipocrita, rimanendo condizionato in modo penalizzante dai voleri del padre e del fratello. Ciò lo ha portato sulla soglia dell'alienazione perché non ha potuto entrare in competizione col padre e il fratello per la conquista del desiderio più sublime della madre.
Larry si è rifugiato quindi in una fantasia dagli effetti devastanti, cioè si è identificato con la psicologia del lupo, ha trovato nel sintomo conseguente del lupo mannaro un punto di compromesso: da una parte il piacere della vendetta diretta, a base istintiva, che lo libera per un attimo da tutto ciò che lo ha in precedenza oppresso in famiglia e dall'altra la penalizzazione masochista attraverso la sembianza mostruosa che è diventato, che agisce come punizione inconscia per avere trasgredito la legge del padre.
L'aspetto civile, umano, che permane tra una trasformazione e l'altra è ciò che gli permette di vivere da attore borghese, di godere cioè di un'identità di prestigio riconosciuta nello stesso consesso comunitario. Larry lontano da casa viveva nascondendo le sue pulsioni più distruttive, in una riuscita forma di rimozione inconscia. Esse diventano ossessive, compulsive, proprio quando ritorna in famiglia perché l'inconscio a quel punto non può più contenere nascosti alla coscienza gli esiti pulsionali del vecchio conflitto e ciò che è rimosso tende spaventosamente a mostrarsi, ridestato per associazione di ricordi dalla presenza fisica, reale, del padre Talbot e della bella ragazza conosciuta in paese che potrebbe rappresentare un ideale di madre.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 13/03/2012 16.45.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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