Quattro diverse storie intime e personale, collegate tra loro e ambientate nel 1987 a Oakland, in California, sullo sfondo di eventi realmente accaduti.
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E' un film che a mio parere fatica a carburare. E' uno sguardo un po' nostalgico agli anni 80 ma senza soffermarsi tanto sul contesto. Le storie decollano poco, se escludiamo la carneficina finale, una vera e propria macelleria di carne umana da parte di un giocatore di basket. La cosa sfiziosa è che Sleepy Floyd è stato un vero giocatore di basket e questo film mi ha fatto ricordare proprio la sua leggendaria partita contro i Lakers che divennero campioni. I Lakers del 1987, mica pizze e fichi. Credo che abbia ancora il record di punti in un singolo quarto nei playoff della NBA, ben 29. Praticamente immarcabile e penso che avrebbe segnato persino dagli spogliatoi o dal parcheggio del palazzetto. Serata magica in tutti i sensi che questo riprende costruendo in Floyd la figura di un guerriero che strizza l'occhio al Kenshiro giapponese. E' il resto del film che mi ha coinvolto poco, malgrado un gruppo di attori di prim'ordine, con un gustoso cameo di Tom Hanks. Sufficienza per l'ultima parte, veramente spettacolare.
Un tuffo negli anni '80, mescolando eventi, persone e luoghi reali tra Oakland e Berkeley. Si mescolano guerriglia tra punk rocker e nazi, locali notturni (il Gilman, locale di eventi e musica dal vivo realmente esistente), tantissima musica, basket, malavita. Il tutto non particolarmente innovativo, ma fatto stramaledettamente bene. non perde mai il ritmo, alterna momenti più profondi (l'episodio con Pedro Pascal, grande interprete), a momenti più scanzonati e leggeri (l'episodio con Too $hort), a violenza fumettata ed esagerata alla Tarantino:
la megarissa alla fine del primo episodio tra punk-rocker e nazi e la mattanza dell'ultimo episodio
La regia oltre a Tarantino, il cui richiamo è molto evidente in quel paio di scene in spoiler, sembra P.T., Anderson "alleggerito" da Kevin Smith. Nel cast spiccano la bravura di Pedro Pascal (il "suo" episodio l'ho trovato il più riuscito) e Ben Mendelsohn