Voto Visitatori: | 5,23 / 10 (58 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 4,00 / 10 | ||
Resettiamo tutti i sequel che sono stati prodotti dall'originale in avanti: questo nuovo "Non aprite quella porta" comincia dove era finito il primo capitolo della saga.
L'unica sopravvissuta alla texana famiglia cannibale (i Sawyer) ha avvisato le autorità circa le efferatezze di Leatherface and Company. Ma la notizia si sparge per tutta la città ed un'inverosimile folla inferocita brucia la casa dei Sawyer sterminando tutti i componenti della bizzarra famiglia, tranne una bambina. Almeno, così si pensava.
Decenni più tardi, a centinaia di migliaia di chilometri dal massacro originale, una giovane donna di nome Heather (Alexandra Daddario) scopre di essere stata adottata e che la sua appena deceduta vera nonna le ha lasciato in eredità niente di meno che la famosa villa, ora ricostruita in stile vittoriano, dove si compirono tutti i massacri.
Insieme ai soliti stereotipati amici la giovane si reca sul posto per festeggiare il sontuoso regalo.
E' davvero difficile pensare a cosa si può salvare di questo ennesimo sequel della famosissima saga di Tobe Hooper, iniziata nel lontano 1974, esclusi gli occhi della bella protagonista. L'originale era un film sporco e malato, girato a bassissimo costo, che fece epoca, anche per le diverse chiavi di lettura che poteva offrire. Ma del nuovo ennesimo sequel in 3D di tutto ciò non vi è alcuna traccia. Ora, se questo è l'horror mainstream hollywoodiano del nuovo millennio, c'è poco da stare allegri (o meglio, svegli): la noia regna sovrana, dall'inizio alla fine della pellicola.
E' la solita storia trita e ritrita, con i protagonisti (quasi tutti non esenti da qualche peccatuccio che va così contro alla morale WASP, specialmente degli stati americani del Sud, così da potere giustificare una loro uccisione) che vengono eliminati ad uno ad uno, e con i "buoni" che in verità sono peggiori dei carnefici (ma anche questo è già visto e rivisto).
Ma dov'è finita tutta la morbosità, la velata denuncia sociale e persino la macabra poesia dell'originale? Quel senso di smarrimento, il fastidio che permeava ogni fotogramma del degno primo "Texas Chainsaw Massacre"?
Come si fa, nel 2013, ad impressionarsi ancora nel vedere una motosega che trancia un corpo umano in penombra, o provare tensione assistendo ad una fanciulla che viene inseguita nel solito bosco, e per l'ennesima volta, da Leatherface?
Discorso a parte merita il più inutile 3D che si sia mai visto in un horror: non si capisce veramente per quale motivo sia stato inserito, eccetto per alcuni piani ravvicinati del sedere (anzi lato B) delle protagoniste. Un film che sia il pretesto per il 3D, no, non va bene. Ma dal momento che in questo caso mancano soggetto e sceneggiatura di spessore, sarebbe stato almeno lecito aspettarsi una buona e funzionale riuscita della nuova tecnica della Settima Arte.
Infine ancora due parole: è necessario rimanere in sala fino alla fine dei titoli di coda (interminabili, tra l'altro) per non perdersi un colpo di scena. Si tratta infatti dell'unico sobbalzo che può avere uno spettatore di questo film, perché, purtroppo, tutto lascia presagire un nuovo capitolo della saga.
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Recensione a cura di paul - aggiornata al 28/02/2013 12.22.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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