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James Longstreet, è un famoso fisico americano che nel corso della seconda guerra mondiale, precisamente nella fase cruciale del 1943 quando stavano per delinearsi le sorti del conflitto, effettua degli esperimenti sui campi magnetici, al fine di rendere invisibili le navi da guerra sugli schermi radar e favorire quindi la vittoria finale degli Stati Uniti sul nazismo.
L'esperimento di fisica, che sta alla base del film, viene denominato "Arcobaleno 1", per attuarlo è necessario collegare i cavi in uscita di un convertitore elettrico, che trasforma l'energia elettrica in campo magnetico, situato all'interno del cacciatorpediniere USS Eldridge, con la struttura metallica della nave.
Quando il collegamento viene effettuato, si generano, inaspettatamente, fortissime onde elettromagnetiche del tutto incontrollabili, che si distribuiscono uniformemente sull'intera nave militare. L'enorme intensità del campo magnetico rende ben presto incandescenti i punti più deboli della struttura della nave, provocando numerosi incendi,che lasciano esterrefatti gli scienziati.
David e Jim, membri della Marina militare addetti all'esercizio della centrale elettrica che alimenta il convertitore, non riescono ad aprire in tempo gli interruttori generali perché i contatti elettrici, a causa del calore, si sono nel frattempo incollati. I due elettricisti per salvarsi sono costretti a buttarsi fuori bordo, ma i loro corpi anziché cadere nell'acqua vengono risucchiati verso l'alto da un improvviso vortice aereo, che a grande velocità e attraverso un tenebroso corridoio spazio-tempo li conduce nell'anno 1984.
Intanto la nave, non solo scompare dagli schermi radar, come auspicato dagli scienziati, ma si dematerializza completamente lasciando di stucco i fisici e i numerosi osservatori esterni.
I due ragazzi, nel semibuio dell'insolito viaggio nel tempo, vedono dapprima il loro cacciatorpediniere svanito nel nulla e in seguito una città data per scomparsa. Dopo qualche istante si ritrovano, al buio, nel deserto del Nevada, dove è in corso un esperimento simile a quello del 1943.
Gli scienziati del secondo esperimento del 1984 chiariscono che la simultaneità delle due prove fisiche ha creato un accesso spazio-tempo tra il 1943 e il 1984, consentendo a David e Jim di compiere la prima esperienza umana nel futuro. David nella sua permanenza in Nevada, nel 1984, è trattato come un alieno, finché non conosce Allison, una dolce ragazza di cui si innamora contraccambiato e che gli ispira fiducia; a lei spiega quanto accadutogli nel 1943, ricevendo comprensione, credibilità, riguardi e aiuto. Intanto nel cielo del Nevada, con effetti simili a un tornado, rimane aperto il sorprendente corridoio temporale.
Riusciranno gli scienziati a richiudere il buco spazio-tempo rimasto aperto? La nave militare e la città scomparse ricompariranno stabilmente nei loro luoghi originari? David riuscirà a rimanere nel futuro del 1984 progettando una nuova vita con la sua innamorata Allison?
"Philadelphia experiment" è un avvincente film di fantascienza-bellica, uscito nel 1984, quando ormai questo genere era al crepuscolo, la pellicola è diretta dall'inglese Stewart Raffill emigrato a Hollywood, noto per" La grande avventura" (1975), " I pirati dello spazio" (1984), "Il mio amico Mac" (1988), "Aiuto, mi sono persa a New York" (1991).
Nella produzione esecutiva di questo film ha collaborato in varie forme, dando un notevole contributo alla riuscita della pellicola, il famoso regista John Carpenter che in un primo momento avrebbe dovuto dirigere lui stesso "Philadelphia experiment".
La trama di questo film prende spunto da diversi libri ispirati dal mito pseudoscientifico, di origine popolare, del teletrasporto e dal sogno-speranza di alcuni fisici di rendere invisibili ai radar navi e aerei; in questo senso il libro più significativo è quello scritto da William L. Moore con la consulenza di Charles Berlitz, edito nel 1979 in Italia dalla casa editrice Sonzogno di Milano, uscito con il titolo di "Esperimento Filadelfia".
L'idea centrale del film è quella di generare nell'oggetto osservato dai radiorilevatori, in questo caso una nave da guerra, un forte campo magnetico in grado di impedire il ritorno agli schermi radar delle onde-segnali emesse dalla stazione radar verso il cacciatorpediniere.
Nel 1993 la pellicola ha avuto un sequel, "Philadelphia Experiment 2".
La struttura del film ha una composizione narrativa d'insieme riuscita, ricca di codici visivi fantascientifici ben collaudati, semplici e fotograficamente pregevoli in alcuni dettagli, cose che abbinate a un montaggio accurato e ben studiato, favorisce negli spettatori l'immediata comprensione di quanto stia accadendo, esaltando la curiosità e il piacere del gusto di veder scorrere la sceneggiatura senza intoppi per significanti difficili, sfuggenti; inoltre per tutta la durata del film si avverte una gradevole percezione di scioltezza narrativa, singolare in questo genere, una fluidità espressiva che esalta il cinema perché abbinandosi alle numerose tensioni create dai personaggi tiene inchiodato il pubblico alla poltrona.
Da un punto di vista un po' più filosofico si potrebbe dire che questo film affronta in un modo abilmente metaforico la questione dell'invisibilità, dandole uno statuto più ampio, non solo militare e strategico, ma identitario, esistenziale, legato alle vicende cui può andare incontro da sempre ogni singolo individuo.
Rendersi invisibili, smaterializzarsi, nella mitologia è stato possibile solo per le divinità, e nella parapsicologia per le anime di quei defunti che in qualche forma riescono a rimanere ancora in vita. Le divinità amavano distinguersi dagli esseri umani con il potere dell'invisibilità, mostrandosi qua e là solo nei momenti di comunicazione, di rilascio agli uomini di messaggi confortevoli, aiuti spirituali, o per dare ordini e disposizioni, consigli o rimproveri, lungo un rapporto non del tutto slegato dalle complessità della passione umana. Il potere dell'invisibilità incuteva timore negli uomini dando agli dei una forza inestinguibile.
Non a caso David trova l'amore con Allison non nel presente, ma nel futuro, dopo essere scomparso dal suo passato del 1943. Essere invisibili, smaterializzarsi, per raggiungere quindi un altrove che rimetta in gioco l'immaginifico depresso, questa è la chiave e il senso più riposto di "Philadelphia experiment".
La molla e il senso più profondo della fantascienza è il possibile, il probabile, l'avverarsi di quello che non c'è ancora, ma che potrebbe verificarsi sulla scia di un pensiero meditato, legato al presente, lungo una mancanza che fa soffrire, ma che, proprio per questo, attiva nel soggetto il lavorio inconscio che rilancia un immaginario più fantasioso e inventivo.
Essere invisibili a comando, per godere meglio la vita, per vincere le guerre, per crearsi un'identità diversa e giocare la partita da una posizione di maggior forza, oppure essere invisibili per osservare il mondo senza essere visti, senza il condizionamento dello sguardo altrui, ricreandosi un altrove assolutamente nuovo che consente di rifarsi una vita, un volto, uno sguardo, riprovando le forti emozioni mitiche tipiche dell'adolescenza.
Quindi l'invisibilità va intesa anche come reale possibilità di un ringiovanimento della persona (etimologicamente intesa come maschera) attraverso l'uso di nuove mascherine.
L'inconscio di David, anch'esso invisibile, è allora una risorsa esistenziale di grande portata immaginifica, che accetta il compromesso sintomatico con l'Io fino a quando l'invisibilità della coscienza non consente lo scioglimento del sintomo e il ritorno a una vita pulsionale più diretta, capace di dettare regole nuove alla civiltà in base a una progettualità, per la quale la creatività di ciascuno assume una funzione da protagonista.
David cerca di ritornare nel 1943 ma non di rimanerci, sa già che il senso autentico della sua vita sta nel futuro, in un altrove d'amore con Allison capace di riaprire l'inconscio verso il nuovo, sciogliendone le asperità più dure, compresse dalla precedente razionalità povera di piaceri.
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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 19/10/2011 16.55.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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