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"Sei il mio miglior amico, non vuoi aiutarmi? Non dobbiamo fare sesso, mi basta il tuo sperma"
La prima impressione che si ricava dalla visione di "Piacere, sono un po' incinta" è di sorpresa. Sorpresa perchè l'osceno e fuorviante titolo italiano induce a credere si tratti di una boiata, una sorta di cinepanettone o meglio (vista la stagione) di cinecocomero in salsa americana. E invece non è così, perchè il film del debuttante Alan Poul è una piacevole sorpresa, una commedia rosa brillante e gradevole, attuale e leggera, dai toni ora ironici ora marcatamente satirici, nei confronti del desiderio di maternità che prende molte donne, e delle loro solitudini, che le porta a ricorrere all'inseminazione artificiale pur di soddisfare il desiderio di avere un figlio, anche in mancanza del partner ideale.
Certo non si tratta di un film memorabile, uno di quei film quelli destinati a passare alla storia e neppure a diventare patrimonio dell'umanità, ma siamo in presenza di una commedia che ha una sua dignità formale e un impianto classico in puro stile hollywoodiano.
I toni sono quelli grotteschi, ma il tema è di grande attualità e potenzialmente impegnativo, uno dei temi della modernità che riguarda il problema di molte donne single che, quando sentono avvicinarsi, inesorabile, la fatidica data della "men pausis", ricorrono a "The Back-up Plan" (al piano di riserva) pur di riuscire a soddisfare il desiderio di avere un bebè.
Ma che fare se l'uomo giusto tarda ad arrivare?
Ci si può mettere il cuore in pace, oppure si può fare come Zoe: si può ricorrere ad una provetta e sperare in un po' di fortuna.
Zoe è una quasi quarantenne single di New York, bella sexy e affascinante, eppure la sua vita sentimentale è stata insoddisfacente e fallimentare. Dopo anni di delusioni amorose e tutta una serie di uomini sbagliati, alla soglia dei quarant'anni, si ritrova sola e disincantata. Comunque, nonostante ciò, non ha mai perso la speranza di incontrare l'uomo della sua vita, e soprattutto, non ha mai smesso di cercarlo.
Visto che lo "sfuggente lui" tarda ad arrivare, comincia a valutare l'ipotesi se non sia il caso di fare tutto da sola e di affidarsi alle "cure" di un ginecologo per praticare l'inseminazione artificiale.
Prima di mettere in atto il suo proposito, però, Zoe cerca l'aiuto del suo migliore amico e collega di lavoro, perchè si presti a fare da donatore e gli regali il suo seme per la fecondazione assistita. Ma le cose si complicheranno
Brillante e ironica commedia sul tema della procreazione assistita, "Piacere, sono un po' incinta" si caratterizza per la situazione insolita che rappresenta e per il modo leggero in cui lo fa. L'idea è quella di trattare un tema delicato e, per certi versi, anche frustrante, come il desiderio di maternità, in chiave ironico/satirico, come spesso succede alla commedie romantiche e di costume, che in sottofondo trattano argomenti che fanno parte della nostra quotidianità.
Solo che qui, oltre alla tematica abbastanza delicata, viene ribaltato il classico percorso del corteggiamento, dell'innamoramento, del matrimonio e della genitorialità, per vivere le esperienze all'incontrario, sovvertendo regole codificate dal tempo, ma ormai inutili e obsolete.
La situazione è surreale, ma forse, poi, non più di tanto, e si presta a diverse equivoci e a vari fraintendimenti, che fanno del film un campionario perfetto di stereotipi dei comportamenti maschili, alle prese con i problemi della paternità, come fa il protagonista che rischia di svenire ad ogni visita ginecologica, ma anche delle donne in dolce attesa, tra disturbi della gestazione, vestiti che diventano ogni giorno sempre più stretti e che rischiano di esplodere nei momenti meno opportuni, acquisti compulsivi e folli spese premaman, e cose varie.
Un buon ritmo narrativo, una trama scorrevole, un susseguirsi di scenette divertenti e dissacranti, piene di equivoci e di situazioni al limite del paradosso, sul tema della maternità (il goffo tentativo di tenere nascosto il pancione che cresce, il maldestro tentativo di salire in macchina rimanendo incastrata nella portiera della macchina, le nausee improvvise, gli sbalzi ormonali e umorali ai quali assiste l'inizialmente ignaro partner; le spese per il bebè in arrivo) e della paternità (i tragicomici dialoghi con il black father conosciuto da Stan al Central Park, il terrore di presenziare ad un parto in acqua), mentre non mancano velate critiche alle associazioni per il sostegno delle "madri single e orgogliose", che nascono per riunire persone che condividono idee e progetti, ma finiscono per diventare escludenti ed emarginanti.
Magari si potrebbe obiettare che alcune situazioni sfiorano l'irreale, e che il tema sfrutta i molti luoghi comuni relativi alle donne incinte e i problemi della gravidanza, ma il film nel complesso non manca l'obiettivo di proporsi come un prodotto piacevole per una serata all'insegna della leggerezza e del disimpegno.
Il film dell'esordiente Alan Poul segna il ritorno sul grande schermo, dopo un lungo periodo di assenza per la recente duplice maternità, della formosa e bellissima Jennifer Lopez, che affronta il ruolo di Zoe con la consueta, abituale naturalezza, facendone un personaggio simpatico e accattivante, divertente e a tratti anche molto dolce.
Al suo fianco il semi-esordiente australiano Alex O'Loughlin, che si destreggia con consumata disinvoltura in ogni scena e in ogni situazione; e sfoggia le sue capacità umoristiche dopo essersi cimentato nel thriller ("Witheout - Incubo bianco") e nei panni dell'aitante vampiro pentito, Mick St. John, nella serie tv "Moonlight"; e che dopo questo ruolo rischia di essere designato come l'uomo più sexy del pianeta. Fanno da contorno ai due protagonisti, due simpatiche e vecchie glorie televisive, come Linda Lavin di Alice e Tom Bosley, l'insuperabile e indimenticabile papà Cunningham di "Happy Days", che ricoprono rispettivamente i simpatici ruoli di nonna Nana e del suo eterno fidanzato, i quali convinceranno Zoe a non desistere perchè l'happy ending è dietro l'angolo e si manifesta con una colossale vomitata per il terzo bebè in arrivo, questa volta frutto autentico dell'amore del bel casaro.
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Recensione a cura di Mimmot - aggiornata al 20/05/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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