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Sono passati alcuni minuti dalla fine del resoconto in diretta dall'interno del palazzo messo in quarantena. Un gruppo di militari, accompagnati da un consulente del ministero della sanità, entra nell'edificio.
All'interno ci sono ancora degli infetti, che il gruppo incontrerà durante l'esplorazione, mentre uno degli abitanti del palazzo, che era uscito prima che venisse sigillato, e un gruppo di ragazzi con una videocamera si introducono da un passaggio nelle fogne.
"REC 2" comincia dove il primo finisce, esattamente pochi minuti dopo. Nel palazzo le cose sono sempre come le abbiamo lasciate alla fine del primo film, ma fuori qualcosa si muove.
Una nuova squadra viene inviata all'interno e un gruppo di ragazzini con videocamera entra dalle fogne con l'intento di riprendere gli avvenimenti. Le due spedizioni si incontreranno all'interno e per poco non assistiamo a una carneficina, scatenata dalla tensione e dalla mancanza di visibilità.
Il palazzo è sempre privo di elettricità e le persone che entrano si trovano di fronte alcuni bizzarri e aggressivi personaggi, di cui solo uno di loro conosce i misteri.
Non è un vero e proprio film questo "REC 2". E' più un frammento, come un telefilm che intende aggiungere tasselli all'opera iniziale e che per strada ne perde un po' la freschezza.
La sensazione di scoperta dello spettatore, che aveva amato il primo film e ne aveva riconosciuto le stimmate di un lavoro interessante, qua scivola leggermente nel senso di stanchezza da sovraesposizione di informazioni.
Non ci interessa davvero sapere cosa è successo là dentro. Quello che vorremmo è che continuasse ad accadere e ci lasciassero sbirciare con colpevole gusto quello che nessuno conosce al di fuori di chi è presente. Perché come nel primo, anche qua, tutto quello che non è ripreso dalla telecamera non esiste.
I personaggi stavolta sono meno caratterizzati, e la sorpresa contenuta nella seconda spedizione è piuttosto prevedibile. Ma nonostante ciò alcune piccole perle brillano nel buio della rappresentazione claustrofobica.
Non necessariamente si tratta di spunti interessanti all'interno della seppur accurata esposizione da videogioco, siamo sempre un passo avanti nel modo di raccontare esperienze talmente intime e poco comprensibili da risultare uniche per lo spettatore, come fosse da solo davanti a una consolle.
Quello che resta davvero nel cuore è la cattiveria spicciola di dettagli di per sé non importantissimi, ma di sicura efficacia. Come il finale. Si tratta di una piccola goccia di veleno in barba alle previsioni e ai tentativi di controllo di quelli che speravano, con questa seconda spedizione, di lavare i famosi panni sporchi lasciati indietro dal Vaticano.
Presto faremo l'esperienza di scoprire cosa è accaduto ad Angela, la reporter che nel primo film apriva la porta alla cronaca dei fatti più crudi avvenuti nel palazzo.
E subito dopo quello che penseremo è che questa storia non avrà mai fine. Ma non sempre questo è un bene dal punto di vista dello spettatore. Insomma si vorrebbe fare a meno di telefilm sull'eroica resistenza di pompieri e militari contro le forze demoniache incistate nel palazzo e, pare, nella chiesa cattolica.
Indipendentemente dal chiaro e raggiunto obiettivo di cavare soldi da una buona idea, il film regge visivamente nonostante lo svelamento degli altarini e la raggiunta comprensione delle motivazioni. Ma il sospetto che il finale sospeso, seppure bellissimo, celi il desiderio di una prosecuzione allarma un pochino chi guarda.
Non ci pare affatto il caso di chiarire ulteriormente i fatti o di giocare all'attribuzione di scandalose responsabilità per tenere desto l'interesse su una storia che sarebbe stato meglio alla fine non svelare del tutto.
Il punto di forza del primo "REC" era, appunto nel non detto, nel lasciato cadere che sottintendeva altro, e che con il non confermare mai quasi nulla, induceva a grossi esercizi di fantasia. E la parte migliore dell'horror, si sa, non è quello che vediamo, ma quello di cui abbiamo paura di esser testimoni.
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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 04/01/2010
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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