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Voto Recensore: | 7,00 / 10 | ||
Nord-est italiano: insolita storia d'amore con terzo incomodo tra due donne ed un giovanissimo extracomunitario.
La pellicola di Puccioni, regista alternativo non nuovo a declinare love story "diverse" potrebbe a prima vista essere sintetizzata in questo modo, tout court, tralasciando le dinamiche che intercorrono tra i tre personaggi e il mondo circostante, dinamiche che cambieranno le loro vite radicalmente.
La "coppia" di giovani donne prima dell'arrivo dell'altro vive un ménage apparentemente tranquillo. La prima, Anna, è comproprietaria insieme al resto della famiglia di una azienda calzaturiera; appartiene quindi alla parte agiata dell'Italia nord-orientale, quella che si è fatta da sola e che vuole mantenere i privilegi acquisiti con fatica e sudore; l'altra, Mara, è invece una sua operaia, nevrotica e proletaria, con alla spalle una storia matrimoniale fallita fatta di violenze e con un padre gravemente ammalato che rifiuta pesantemente la sua nuova scelta di vita; Anis, l'extracomunitario, è un adolescente cresciuto in una cultura diversa, in cui l'uomo è dominante; vorrebbe lavorare, vorrebbe cambiare la strana situazione in cui si è venuto a trovare suo malgrado e di fatto è lui che scalfisce l'apparente equilibrio tra le due donne.
Il "riparo" di cui parla il titolo è per la giovane operaia la casa, il lavoro e l'affetto che la sua compagna le dà, lo stesso riparo che lei, consapevole di non poter essere madre per sua scelta, vorrebbe dare ad Anis, accolto con la stessa amorevole cura.
La più equilibrata sembra apparentemente Anna, "una che si può permettere di essere buona" come le rimprovera la compagna alla fine della pellicola, perché ricca, con un lavoro e la possibilità di dare agli altri. Eppure quando si tratta di fare scelte dolorose, come il licenziamento di un intero reparto, Anna non esita, risparmiando solo la partner, licenzierà anche Anis quando si sarà resa conto che è lui una delle cause del cambiamento negativo di Mara nei suoi confronti.
Anche Anna è male accettata: per sua madre Anna non esiste, la incita e rimprovera perché non ha formato una vera famiglia come i suoi fratelli; anche per lei esistono emarginazione e vergogna. La figura della madre appare poco, parla poco ma recita con lo sguardo, con la gestualità attenta e dura.
Tre figure femminili forti, quindi, contrapposte a figure maschili simbolo: la fragilità della malattia nel padre di Mara, l'integrazione apparente dell'operaio albanese, la cultura maschilista del giovane Anis e la franca dolcezza del fratello di Anna, unico personaggio positivo nella sua schiva routine di uomo che pensa solo al lavoro e alla sua famiglia.
Storia sull'omosessualità femminile ma anche sui rapporti interpersonali, sugli stereotipi, storia di vita.
Distribuito in un numero limitato di copie, poco vicino ai canoni attuali, tuttavia "Riparo" è una bella realtà del cinema italiano, da vedere, ma soprattutto da meditare.
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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 27/11/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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